Sul sagrato del Duomo di Vicenza all’arrivo del feretro di Paolo Rossi, sono stati intonati i cori, “Paolo, Paolo”. La bara di “Pablito” è stata portata a spalle anche da Tardelli e Cabrini
Sul sagrato del Duomo di Vicenza, appena il feretro di Paolo Rossi è arrivato, sono stati intonati i cori, “Paolo, Paolo”.
La bara in legno chiaro di “Pablito” è stata portata a spalle in testa da Marco Tardelli e Antonio Cabrini. Attorno alla bara anche Giancarlo Antognoni, Fulvio Collovati, Alessandro Altobelli, Franco Causio, Lele Oriali, Beppe Dossena, Daniele Massaro, Giuseppe Bergomi, Franco Baresi e Giovanni Galli.
All’interno del Duomo tra i 250 presenti anche, Bruno Conti, Roberto Baggio, Giuseppe Galderisi e Roberto Bettega. In chiesa sono stati portati anche gli stendardi di Vicenza e Juventus.
L’OMELIA AL FUNERALE DI PAOLO ROSSI
“Ora ti allenerai nella Coverciano del cielo e giocherai con la Nazionale di lassù”. Così si è espresso don Pierangelo Ruaro, delegato dal vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol, nel corso dell’omelia per i funerali di Paolo Rossi, il campione del Mondo del 1982 morto all’età di 64 anni.
“Paolo ha vissuto la malattia con il garbo e la discrezione di sempre. La sua grandezza è stata di essere un fuoriclasse, ma mai un personaggio”, ha spiegato. Nel raccontare la fede di Paolo Rossi, che ha mosso i primi passi da calciatore nella squadra di un oratorio in Toscana, don Pierangelo ha citato le parole di San Paolo nella seconda lettera a Timoteo: “E giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”.
Rivolgendosi poi alla moglie Federica, ai figli Alessandro, Sofia Elena e Maria Vittoria, il sacerdote ha ricordato: “Ora tocca a voi raccogliere il suo testimone”. Quindi nel citare il testo di una canzone di Renato Zero, don Pietrangelo ha salutato così Paolo Rossi: “Grazie per aver fatto sognare tanta gente, ma anche per averci insegnato a vivere. Grazie al Signore per avercelo donato”.
IL RICORDO DI ANTONIO CABRINI
“Non ho perso solo un compagno di squadra, ma un amico e un fratello. Insieme abbiamo combattuto, vinto e a volte perso, sempre rialzandoci anche davanti alle delusioni. Siamo stati parte di un gruppo, quel gruppo, il nostro gruppo. Non pensavo ti saresti allontanato così presto, ma che avremmo camminato ancora tanto insieme”.
Così Antonio Cabrini, ex compagno nella Juve e nella Nazionale, ricorda con la voce rotta dalla commozione Paolo Rossi al suo funerale. “Già mi manchi, le tue parole di conforto, le tue battute e i tuoi stupidi scherzi. Le tue improvvisate e il tuo sorriso. Mi manca proprio tutto di te, oggi voglio ringraziarti perchè se sono quello che sono lo devo anche al meraviglioso amico che sei stato”, ha aggiunto. “Io non ti lascerò mai, ma tu stai vicino a tutti noi, come io starò vicino a Federica e ai tuoi figli”, ha concluso Cabrini.
Lunghi applausi, accompagnati dal suono delle campane del Duomo di Vicenza. Si sono conclusi i funerali di Paolo Rossi: la bara, chiara con la maglia azzurra della nazionale e la sciarpa della Lanerossi Vicenza, è uscita dalla chiesa portata a spalla dai campioni del mondo dell’82, così come era avvenuto all’ingresso. Davanti Antonio Cabrini e il figlio più grande di Pablito, Alessandro.
(Avvenire)