28 Dicembre, 2024
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“So chi ha cercato di uccidermi e ho le loro foto”.  Navalny passa al contrattacco

L’oppositore russo accusa: tre agenti dei servizi segreti russi (Fsb), specializzati in sostanze chimiche, si sono recati a Tomsk il giorno prima che fosse avvelenato, nella stessa città, ad agosto scorso.

“So chi voleva uccidermi. So dove vivono. Dove lavorano. Conosco i loro veri nomi e quelli di copertura. Ho le loro fotografie”. Così, sul suo blog, l’oppositore russo Aleksey Navalny dà notizia dell’inchiesta – collaborazione tra il suo Fondo anti-corruzione (Fbk), il sito Bellingcat, The Insider e anche Cnn e Der Spiegel – secondo cui tre agenti dei servizi segreti russi (Fsb), specializzati in sostanze chimiche, si sono recati a Tomsk il giorno prima che fosse avvelenato, proprio in questa stessa città della Siberia, lo scorso agosto.

Navalny – nel cui organismo tre diversi laboratori occidentali hanno rilevato una sostanza simile all’agente nervino novichok, di fabbricazione sovietica – aveva già puntato il dito contro il presidente russo, Vladimir Putin, come mandante dell’attentato con cui, a suo dire, voleva eliminarlo. Ma l’inchiesta rivela, dati alla mano, la rete di operativi e funzionari dei servizi che pedinavano l’oppositore e che avrebbero tentato di farlo fuori.

Una vera e propria squadra di sicari, che lo seguiva già dal 2017, quando aveva annunciato di volersi candidare alle presidenziali dell’anno successivo sfidando Putin. La squadra lo ha seguito in almeno 30 destinazioni, su voli che, difficile pensare a una pura coincidenza, si sovrapponevano ai suoi.

Nell’inchiesta, Bellingcat e il Fondo Fbk hanno usato informazioni relative ai numeri e tabulati telefonici e dati personali, che in Russia “vengono commerciati in un fiorente mercato nero”, spiega l’oppositore, “fatto di agenti delle forze di sicurezza corrotti”. Dai tabulati dei passeggeri delle compagnie aeree si è risalito prima di tutto a tre nomi (Panayev, Frolov e Spiridonov) che volano sullo stesso volo per Novosibirsk, prima tappa del tour di Navalny in Siberia questa estate per fare campagna elettorale, e poi prenotano il ritorno per Mosca, ma da Tomsk, dove prosegue la missione l’oppositore.

Il volo di rientro è fissato il 21 agosto, giorno dopo l’avvelenamento, ma tutti e tre cambiano la prenotazione, “sembra che qualcosa sia andato storto”, scrive Navalny sul suo blog. Almeno altri cinque agenti dell’Fsb hanno partecipato all’operazione.

Tra le altre cose, i nomi di Panayev e Frolov risultano anche su un volo del 2 luglio per Kaliningrad, dove l’oppositore si recherà il giorno successivo. Proprio qui avrebbero provato ad avvelenarlo una prima volta, mentre era con la moglie Yulia.

Nell’operazione in Siberia, i membri della squadra hanno comunicato tra loro al cellulare, con un picco di attività poco prima che Navalny si sentisse male sul volo da Tomsk per Mosca, il 20 agosto. Allora, solo un atterraggio di emergenza a Omsk, dove è stato ricoverato per alcuni giorni in coma, è riuscito a salvargli la vita. Mentre i medici locali negavano l’avvelenamento, la famiglia e gli attivisti di Fbk sono riusciti a farlo trasferire in Germania, dove si trova ancora in riabilitazione, sotto scorta della polizia tedesca.

L’uso contro Navalny di una sostanza simile al novichok fa pensare che la Russia non abbia effettivamente interrotto i suoi programmi di sviluppo di armi chimiche, sottolinea il Guardian dando notizia dell’inchiesta. Il novichok è lo stesso agente usato nell’avvelenamento della ex spia russa doppiogiochista Serghei Skripal e di sua figlia Yulia, avvenuta a Salsbury, nel Regno Unito, due anni fa. Sul coinvolgimento dei servizi russi del Gru in quell’attentato, a cui entrambi gli Skripal sono sopravvissuti, ha fatto luce proprio Bellingcat con una sua inchiesta. “Il novichok è l’agente più tossico mai inventato dall’uomo”, ricorda Navalny in un’intervista a El Pais oggi, “e per la sua produzione è necessario un laboratorio statale. Uno sforzo enorme da parte dello Stato”.

“È un’arma chimica”, ricorda poi Navalny “Mosca ha dichiarato nel 2017 la distruzione delle sue armi chimiche, compreso quindi anche il novichok. Pertanto, la sostanza potrebbe essere prodotta solo in un laboratorio segreto, sotto gli ordini diretti di Putin”.

Bellingcat aveva già denunciato come nonostante la chiusura del laboratorio sovietico di Shikhany-1, dove si sviluppava il novichok, le ricerche in questo senso sono continuate sotto altre vesti: per esempio al Signal, il centro che lavora sugli inibitori della colinesterasi, a cui appartiene novichok e che rientra sotto l’Fsb.

Proprio il direttore del Signal, Zhirov, da quanto emerge dai tabulati telefonici esaminati da Bellingcat, ha parlato con agenti dell’Fsb nei giorni prima e dopo l’avvelenamento di Navalny. In particolar modo col vice capo del servizio tecnico e scientifico dell’Fsb, Bogdanov, il generale Vasilyev, a capo dell’Istituto di criminalistica dell’Fsb (anche noto come la fabbrica dei veleni del Kgb) e Makshakov ex ricercatore dello Shikhany. In tutto, secondo Bellingcat, otto membri dello squadrone della morte che doveva eliminare Navalny sono basati proprio all’Istituto di criminalistica dell’Fsb e Makshakov sarebbe il supervisore del programma segreto per lo sviluppo di armi chimiche.

Il Cremlino ha sempre negato ogni coinvolgimento nel caso Navalny, su cui in Russia non è mai stata aperta un’indagine. Il ministero degli Esteri, il mese scorso, ha ipotizzato che l’oppositore possa essere stato avvelenato sul volo che lo ha portato in Germania dalla Russia o una volta arrivato a Berlino. “Il caso è chiuso”, ha scritto Navalny su Twitter.

(Agi)

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