ROMA A dispetto della valanga di appelli a «dare certezze» precipitata su palazzo Chigi, soltanto oggi e con forte ritardo, il governo dirà agli italiani quale Natale li attende. La divisione netta e ormai cronica tra rigoristi e aperturisti, i venti di crisi innescati da Matteo Renzi, hanno impedito anche ieri a Giuseppe Conte di ufficializzare le misure anti-Covid in vista delle Feste.
Il momento della verità arriverà in giornata, quando il premier tornerà a riunire i capidelegazione della maggioranza Dario Franceschini, Roberto Speranza, Alfonso Bonafede, Teresa Bellanova e i ministri Francesco Boccia (Regioni) e Luciana Lamorgese (Interni). Poi, in serata, il Consiglio dei ministri varerà il decreto e il Dpcm per blindare il Natale. Sempre che non scatti l’ennesimo rinvio.
Covid in Italia, la beffa del Paese in zona gialla: «La curva tornerà a salire»
Le questioni aperte, dopo il lungo braccio di ferro di mercoledì, sono il giorno dell’Epifania in zona rossa. E soprattutto la deroga per «un massimo di due congiunti non conviventi», ad andare a trovare «parenti di primo o secondo grado» anche fuori dai confini comunali o regionali. Conte vorrebbe una norma più lasca: a casa si potrebbero ospitare 2 persone non conviventi, senza specificare se parenti o meno. Di certo c’è che cadrà la condizione che gli ospiti siano «genitori anziani» o «persone in situazione di fragilità».
Se la formulazione restasse questa, sarebbe possibile trascorrere il Natale o altri giorni di festa con i figli non conviventi, i fratelli, altri parenti di secondo grado (secondo Conte anche semplici amici). Con il limite di due persone in macchina durante il tragitto.
La deroga al «tutti in casa», comporterebbe una dolorosa selezione, vista la tradizione di trascorrere il Natale assieme a più nuclei familiari. Secondo Boccia, questa opzione «rischia di aprire una falla nel sistema di prevenzione dei contagi, in quanto renderebbe molto difficili i controlli» da parte delle forze dell’ordine. Tema caro alla Lamorgese, molto perplessa di fronte a ogni ipotesi allentamento della stretta per le conseguenti difficoltà a far rispettare le restrizioni in presenza di deroghe di difficile applicazione e interpretazione.
«Cenoni vietati»
Al pari di Speranza e Franceschini, perciò il ministro delle Regioni raccomanda: «Nessuno dovrebbe uscire di casa. Se qualcuno ipotizza feste, cenoni, assembramenti» tra gruppi familiari «sbaglia di grosso». Per poi spiegare: «Dobbiamo fare delle scelte per tutelare i più fragili e gli anziani e dovremo perciò passare il Natale ognuno a casa propria». La motivazione: «Dobbiamo essere responsabili perché il Paese sta entrando in un ciclo di festività più pericoloso di Ferragosto, in cui inevitabilmente staremo l’uno accanto all’altro. E purtroppo le mascherine, quando si sta in casa con parenti e amici, si abbassano e aumentano i rischi. Invece dobbiamo essere molto rigorosi per sventare la terza ondata dell’epidemia».
La stretta cui lavora il governo serve proprio a impedire cenoni e pranzi allargati a più nuclei familiari non conviventi e i pomeriggi di tombolate e panettone, gli scambi di regali. Insomma, comporterebbe l’addio al Natale cui siamo abituati. Tanto più che la deroga, si diceva, non sarà ampia. Il governo, su pressione di Conte, si sta orientando a concedere, appunto, soltanto a «due congiunti non conviventi» la possibilità di andare a far visita a «familiari di primo e secondo grado». Il condizionale è d’obbligo: «Non è stato ancora deciso, ci dobbiamo vedere proprio per stabilire i contorni di questa deroga», affermano tutti i ministri che seguono il dossier.
Queste restrizioni e l’eventuale deroga, che qualcuno chiama “salva nonni”, per il fronte rigorista dovrebbero valere dal 24 dicembre al 6-7 gennaio «ininterrottamente». Invece Conte punta (e al momento prevale questa ipotesi) sul lockdown nazionale a singhiozzo: zona rossa dal 24 al 3 gennaio (se non fino al giorno dell’Epifania come chiedono Speranza, Boccia e Franceschini), con soltanto il 28, 29 e 30 dicembre con le regole blande della zona gialla (anche il 4 e 5 gennaio se il giro di vite arriverà alla Befana). Durante i giorni da zona rossa nessuno potrà uscire di casa se non per necessità e urgenza o per andare alla Messa. I negozi e i ristoranti saranno chiusi. In più resterà in vigore il coprifuoco dalle 22. Nessuna stretta invece per il prossimo week-end, durante il quale però saranno rafforzati i controlli anti-assembramento nelle vie dello shopping e nei centri commerciali.
Sulla linea della «massima prudenza» si sono attestate le Regioni, anche perché Boccia ha promesso «ristori certi e tempestivi per le chiusure di Natale». E il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, ha anticipato il governo firmando un’ordinanza che vieta, da sabato al 6 gennaio il superamento dei confini comunali a partire dalle due di pomeriggio.
(Il Messaggero)