18 Luglio, 2024
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Brexit: all’Eurotunnel code di Tir «le aziende fanno scorte in vista del no deal» 

Il serpente di mezzi pesanti ha raggiunto gli 11 chilometri, l’attesa per passare in Europa dura ore.

A che punto sono le trattative (ad oltranza) tra Londra e Bruxelles: la scadenza è il 31 dicembre 

Prove tecniche di Brexit. Da alcuni giorni si sono formate code chilometriche di Tir all’ingresso dell’Eurotunnel sotto la Manica, dal lato britannico. Il «serpentone» di mezzi pesanti aveva raggiunto venerdì la lunghezza di 7 miglia (oltre 11 chilometri) , come documentano sia le fotografia diffuse in queste ore, sia le webcam collocate lungo il percorso dell’autostrada che attraversa il Kent, la zona a sud di Londra . La polizia del traffico inglese esclude che questo sia dovuto a incidenti, i media locali attribuiscono l’intensificarsi del traffico al fatto che molte aziende stanno cercando di aumentare le loro scorte di merci importate dall’Europa in vista di una «hard Brexit» che di fatto interromperebbe la libera circolazione tra l’isola e la Ue. Il termine ultimo per trovare un accordo, come è noto, è il 31 dicembre.

L’eccezionale ondata di traffico ha interessato la M20 che conduce proprio agli imbarchi lungo la Manica: sono circa 7.000 i mezzi pesanti rimasti incolonnati. L’attesa per l’ingresso all’Eurotunnel era stata venerdì di alcune ore. La polizia esclude che il rallentamento sia dovuto a causa esterne, ad esempio un incidente o una ridotta capacità dei treni che corrono sotto il mare tra il Regno Unito e la Francia. Così i giornali e i siti britannici, in particolare quelli locali hanno fornito un altro tipo di spiegazione: le aziende britanniche che importano beni dall’Europa stanno cercando di incrementare le loro scorte temendo che il mancato accordo tra Londra e Bruxelles faccia sorgere un «muro» commerciale . Le autorità portuali segnalano un analogo incremento del traffico agli imbarchi tra i porti del Galles in direzione dell’Irlanda.

Intanto le trattative tra Unione Europea e Regno Unito proseguono senza sosta nel tentativo di raggiungere un accordo che preservi gli scambi commerciali e la circolazione delle persone al di qua e al di là della Manica. Il premier Boris Johnson e la presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen si sono incontrati anche di persona la scorsa settimana nel tentativo di far uscire la partita dallo stallo. Downing Street continua a evocare lo spettro di un «no deal». L’obiettivo sarebbe quello di arrivare a un nuovo accordo di libero scambio ma alcuni ostacoli non sono stati ancora rimossi; ad esempio la cosiddetta «parità di condizioni» (la garanzia che le aziende inglesi non godano di aiuti di stato che darebbero loro un vantaggio competitivo su quelle Ue). Oppure i diritti di pesca sul mare attorno alla Gran Bretagna (che rischia di aprire un conflitto in particolare con la Francia).

(Corriere della Sera)

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