Usque tandem Catilina. “Fino a quando Catilina abuserai della nostra pazienza?”.
Sono passati 2082 anni, ma gli uomini sono sempre gli stessi. La lettera che l’altro ieri Renzi ha scritto a Conte e che ha poi riaffermato nel brevissimo incontro serale non era una lettera, ma una ‘catilinaria’ , un’orazione d’accusa come quella che Cicerone pronunciò in Senato contro l’uomo che accusava di eccesso di potere (e che peraltro voleva ammazzarlo). Cicerone – che (come Renzi) era tutt’altro che una mammola – riuscì a detronizzare Catilina. Renzi ha minacciato di farlo. E ha portato a palazzo Chigi una bilancia.
Ha messo a sedere su un piatto la sua spada di Brenno (le ministre Bellanova e Bonetti ) e aspetta che Conte metta sull’altro una posta di peso equivalente.
Alla fine gli arriveranno un ministro in più (anche se lui giura di non chiederlo) e alcune nomine di peso nelle società partecipate. Poiché tuttavia questa volta il senatore toscano non può perdere la faccia, deve ottenere anche una contropartita politica. Ed è convinto di ottenerla. Le richieste pesanti sono due: il Mes e la rinuncia alla delega sui Servizi. Il Mes coinvolge i 5 Stelle e se Conte (che lo vuole) cedesse, il Movimento perderebbe esso sì la faccia. La delega sui Servizi è invece nella disponibilità del presidente del Consiglio. Renzi, diabolico, non la chiede per i suoi, ma per un uomo del Pd (Fiano). E’ difficile che Conte possa resistere, anche se lui tiene moltissimo a quell’incarico. Per il resto, Renzi chiede di smontare la task force di sei manager che dovrebbero gestire per conto del primo ministro i 209 miliardi del Recovery Fund. Ma questa è ormai una richiesta generale della maggioranza. Come è scontato un serio riequilibrio degli stanziamenti: lasciare alla Salute solo 9 miliardi e 3 al Turismo è una cosa totalmente priva di senso.
Se il governo non cadrà a gennaio, non è detto che concluda la legislatura. Il Pd non ha alcun interesse a mantenere Conte in sella per 5 anni facendogli uguagliare il record di Berlusconi.
Non per un atto di riguardo verso il Cavaliere, quanto per ridimensionare le aspettative del professore. Difficilmente il primo ministro tornerà all’avvocatura. E una lista Conte con lui ancora a palazzo Chigi… C’è Salvini piuttosto da tenere d’occhio. Era accanto a me mercoledì scorso alla presentazione del mio libro con Berlusconi e Meloni. Quando lo sentii dire che in un eventuale governo di centrodestra pre elettorale non sarebbe stato lui il premier in favore di una persone estranea alla politica, pensai agli altri due. Che non raccolsero. Ma Salvini aveva compiuto la più importante svolta moderata di questo tempo. Avremo mesi effervescenti. Non solo per le vaccinazioni…
(Quotidiano.net, Bruno Vespa)