Dopo tre mesi di inutile detenzione nel Cpr di Torino, Fannan è di nuovo nelle strade del suo quartiere di adozione. In questo periodo cittadini, associazioni e collettivi lo hanno sostenuto. Stamattina in tanti lo hanno accolto
Mustafà Fannan è tornato questa mattina a Torpignattara, accolto con calore da molti residenti. Il cittadino marocchino, allontanato ai primi di settembre dal quartiere romano dopo le pressioni di esponenti di Fratelli d’Italia e del presidente di municipio Giovanni Boccuzzi (Movimento 5 Stelle), ha trascorso gli ultimi tre mesi al Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di Torino. Da lì è uscito nella serata del 15 dicembre: si era infatti concluso il periodo massimo di detenzione, poiché la recente modifica ai Decreti sicurezza ha riportato a 90 giorni il tempo limite di durata della reclusione. «È già la seconda volta che il signor Fannan viene rinchiuso in un Cpr», racconta Alda Re, attivista della campagna LasciateCIEntrare. «Nel 2019 aveva trascorso tutti i sei mesi previsti dalle Leggi Salvini. Adesso invece la situazione è cambiata, ma il fatto che ci si possa stare meno limita ulteriormente i diritti di chi si trova in queste strutture», ha sottolineato ancora Re. Tre o sei mesi il risultato è stato lo stesso: non si può rimpatriare, la detenzione è solo un inutile accanimento.
Fannan è arrivato in Italia nel 2006 e con lui buona parte della sua famiglia: per anni ha avuto il permesso di soggiorno per lavoro. Quando è rimasto senza occupazione, però, le difficoltà sono aumentate su diversi piani: abitativo, sociale, relativo ai documenti. Le strade del quartiere Torpignattara sono diventate così la sua casa. In zona tutti lo conoscono e molti gli sono anche affezionati. Chi invece non lo ha mai sopportato sono i paladini del decoro: le amministrazioni locali in mano ai 5Stelle e i referenti territoriali della destra, Fratelli d’Italia in testa. È stato infatti Francesco Figliomeni, consigliere capitolino del partito di Giorgia Meloni, a presentare lo scorso 25 giugno un’interrogazione in municipio e segnalare la questione alle autorità. «Ci sono politici e amministratori che fanno campagna elettorale relegando problemi di marginalità a una dimensione di ordine pubblico», ha commentato l’avvocato romano di Gianluca Dicandia, probabile sostegno legale di Fannan a Roma (mentre a Torino era stato seguito dall’avvocata Barbara Cattelandell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione)
Intanto Fannan è riuscito a tornare ai luoghi a cui ormai appartiene, anche grazie all’interessamento di una ragazza di Torpignattara. È stata lei a spedirgli coperte e aiuti durante la detenzione nel Cpr e, una volta uscito, a procurargli il biglietto del treno per tornare a Roma. Nella capitale è stato ricevuto con affetto da numerosi cittadini del quartiere che si affaccia da un lato su via Casilina e dall’altro sullo storico Parco Sangalli. «Intorno a mezzogiorno c’erano un po’ di signore anziane, che stanno sempre in giro per il quartiere, tutte contente che fosse tornato e che stesse bene – racconta Maria Teresa – Si era formato un bel capannello, con anche tanti abitanti storici del quartiere, quindi proprio il tessuto sociale più radicato. Poi c’erano altri migranti che interagivano con lui».
Da quando il 18 settembre abbiamo dato la notizia della deportazione di Fannan e successivamente della sua detenzione nel Cpr di Torino abbiamo ricevuto decine di messaggi. A Roma prima e a Torino poi, singoli cittadini, associazioni e collettivi si sono attivati per portargli sostegno in tanti modi diversi. Chi ha presentato richieste di cacciarlo dal quartiere e chi ha esultato per la notizia della sua detenzione è bene ne tenga conto. Intorno a Mustafà c’è una rete di persone che non accetta che venga trattato come un oggetto per fare campagna elettorale. Se le istituzioni, soprattutto quelle di prossimità, vogliono fare qualcosa si impegnino ad ascoltarlo e chiedergli cosa possono fare per aiutarlo. Il Cpr non è una soluzione da nessun punto di vista e l’inverno è alle porte. Servono risposte che nulla hanno a che fare con la repressione.
(DinamoPress)