18 Luglio, 2024
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Talete, danni erariali per oltre 6 milioni di euro e costituzione in mora per 15 amministratori

Viterbo – L’atto è della Procura regionale della Corte dei conti e riguarda costi che sarebbero riconducibili “a condotte gravemente colpose”

Viterbo – Società “decotta”, “mala gestio”, “artifizi contabili” e “danni erariali” per oltre 6 milioni e mezzo di euro dovuti a “ingenti spese per interessi passivi” e “il sostenimento di maggiori oneri annuali per l’acquisto di forza motrice”, energia elettrica. Si parla della Talete spa, la società che gestisce l’acqua pubblica della Tuscia.

E a parlarne, facendo emergere uno scenario che potrebbe essere poco rassicurante, è l’atto di costituzione in mora della Procura regionale della Corte dei conti nei riguardi di 15 persone che nel 2015 facevano parte della Consulta d’ambito della Talete.

L’atto di costituzione in mora riguarda un presunto danno erariale di oltre 6 milioni e mezzo di euro ed è stato inviato nei giorni scorsi dalla Procura regionale al segretario generale del comune di Viterbo, in qualità di comune più grande della Talete, che avrà il compito di notificarlo ai presunti responsabili, vale a dire chi faceva parte della Consulta d’ambito del gestore idrico nel 2015: Marcello Meroi (nel 2015 presidente della provincia di Viterbo) e con lui i sindaci di allora, Leonardo Michelini (comune di Viterbo), Alberto Bambini (Acquapendente), Francesco Ciarlanti (Blera), Paolo Equitani (Bolsena), Alòdo Maria Moneta (Canepina), Mario Pucci (Canino), Giuseppe Mottura (Civitella D’Agliano), Mauro Del Vecchio (Faleria), Sergio Caci (Montalto di Castro), Pietro Soldatelli (Nepi), Ermanno Nicolai (Tessennano), Fabio Bartolacci (Tuscania). Costituzione in mora anche per la segretaria tecnico operativo della Consulta nel 2015, composta dal dirigente responsabile Giancarlo Daniele e dal dirigente responsabile pianificazione e controllo Lorenzo Bocci.

Tutte queste persone, “presunti responsabili del danno”,

come sta scritto nell’atto della procura regionale della Corte dei conti, hanno tempo 10 giorni dal ricevimento della richiesta  per procedere “all’immediata restituzione – prosegue il documento – in favore dei rispettivi enti pubblici di appartenenza delle somme sopraindicate oltre a spese, interessi ed accessori”. “Ciascuno per il ruolo ricoperto negli atti e nelle condotte che hanno concorso a determinare il danno medesimo”. “Presunti responsabili del danno” che potranno presentare ora le loro contro deduzioni prima che la costituzione in mora diventi esecutiva, cosa che spetta decidere alla Corte dei conti.

Non solo, ma la Procura regionale della Corte dei conti ricorda ai sindaci tuttora in carica “l’obbligo di attuare tutte le iniziative necessarie a evitare l’aggravamento del danno, intervenendo ove possibile in via di autotutela o comunque adottando gli atti amministrativi necessari a evitare la continuazione dell’illecito e a determinarne la cessazione”. Un obbligo sancito dall’articolo 52, comma 6 del codice di giustizia contabile.

Quali sarebbero i danni erariali evidenziati dalla Procura regionale della Corte e rilevati, come sottolinea il documento, dal nucleo polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Viterbo e dalla compagnia Guardia di finanza di Civita Castellana?

In primo luogo – spiega la procura nell’atto di costituzione in mora – il sostenimento di ingenti spese per ‘interessi passivi’ nelle annualità 2012-2015″. “Per un totale di 3.465.555 euro”. Accertato come segue: 433.082 euro nel 2012, 313.207 euro nel 2013, 2.266.397 euro nel 2014 e 452.868 euro nel 2015.

Gli interessi passivi si pagano sui soldi presi in prestito. Perché, quindi, Talete ha chiesto soldi in prestito pagandoci dal 2012 al 2015 interessi passivi per oltre 3 milioni e 400 mila euro? La risposta la dà la procura generale della Corte: “una generalizzata crisi di liquidità connotante la gestione finanziaria della partecipata non adeguatamente sottoposta a vigilanza da parte dei soci pubblici”.

 

Non solo, ma la procura regionale della Corte dei conti mette nero su bianco anche quanto segue: “l’entità dei costi suddetti (la procura fa riferimento ai 3 milioni e 400 mila euro di interessi passivi, ndr), depauperativi delle già precarie risorse finanziarie della società, è riconducibile a condotte gravemente colpose ascrivibili in capo ai soci pubblici azionisti della partecipata i quali, omettendo qualsivoglia azione di controllo e vigilanza in ordine ad eventuali atti di mala gestio perpetrati dagli organi preposti alla gestione societaria, con la loro inerzia hanno determinato una permanente crisi di liquidità – produttiva di una notevole esposizione debitoria – a sua volta causativa di perdite d’esercizio occultate ai soci medianti artifizi contabili”.

 

Un passaggio, questo della Procura regionale, che pone una domanda piuttosto seria che riguarda la società Talete. Cosa sta dicendo la procura, che chi ha gestito Talete tra il 2012 e il 2015 avrebbe compiuto eventuali atti di mala gestio? Che chi doveva controllare non lo ha fatto? E che tutto questo ha comportato perdite d’esercizio e una conseguente esposizione debitoria della società? Infine, che cosa vuol dire che le perdite di esercizio sono state occultate ai soci Talete mediante “artifizi contabili”? Vuol dire forse che se un socio avesse voluto consultare i bilanci della società non si sarebbe potuto rendere conto delle perdite d’esercizio?

La seconda tipologia di danno erariale rilevata dalla procura regionale riguarderebbe il sostenimento, tra il 2012 e il 2015, “di maggiori oneri annuali per l’acquisto di ‘forza motrice’ per un importo complessivo di 3.114.682 euro”. Un danno che per la procura sarebbe, come per gli interessi passivi, “oggettivamente conseguente ad una generalizzata crisi di liquidità connotante la gestione finanziaria della partecipata non adeguatamente sottoposta a vigilanza da parte dei soci pubblici”.

La forza motrice è l’energia elettrica che serve appunto a far muovere i macchinari. La Talete, come sta scritto nell’atto di costituzione in mora, tra il 2011 e il 2012 non ha pagato ad Enel 1.200.000 euro di energia elettrica. “Tale insolvenza – spiega la Procura regionale – ha poi implicato il trasferimento del contratto stipulato con l’impresa Talete spa al cosiddetto ‘mercato di salvaguardia’ che comporta l’uscita dal mercato libero a condizioni economiche più gravose con altro gestore”. Ciò significa che il mancato pagamento di oltre un milione di euro di energia elettrica ad Enel ha comportato l’uscita di Talete dal libero mercato e il suo passaggio al mercato di salvaguardia. Questo per evitare un’interruzione di energia. Solo che il fornitore è diverso e l’energia costa di più.

Tant’è vero che “la dimostrazione dei costi annuali aggiuntivi per l’acquisto di forza motrice – scrive la Procura regionale – è particolarmente evidente attraverso la disamina dei bilanci presentati dalla società, dai quali si rileva come nel 2011, allorquando la società ancora si trovava nel mercato libero, ha sostenuto un complessivo costo di euro 4.939.605, mentre negli anni successivi, il costo annuo riferito alla stessa voce di bilancio risulta incrementato come segue: 5.712.487 (bilancio 2012), 5.668.803 (2013), 5.740.324 (2014), 5.751.487 (2015)”.

Il tutto, come spiega la Procura, “con un disvalore medio annuo pari ad euro 778.670 rispetto a quello sostenuto nell’anno 2011 (col vecchio gestore)”.

“Da quanto sopra indicato – aggiunge poi la Procura regionale – discende un danno emergente di grande rilievo sotto il profilo erariale, della cui imputabilità o meno anche in capo ai vertici burocratici degli enti pubblici partecipanti che hanno omesso di denunciare tempestivamente quanto accertato a seguito delle attività investigative delegate, valuterà la magistratura contabile competente”.

Il danno è stato addebitato ai 15 amministratori pubblici che nel 2015 facevano parte della Consulta d’ambito perché una modifica del 2012 allo statuto Talete ha introdotto l’articolo 8-bis che attribuisce appunto alla Consulta il controllo analogo che una volta spettava invece ai comuni. Controllo analogo che, come ricorda la procura regionale, “è finalizzato anche a ‘…monitorare l’andamento economico e finanziario della gestione, i cui risultati economici, patrimoniale e finanziari ricadono sugli enti locali in quanto azionisti”.

Infine un paio di passaggi che riguardano ancora l’atto di costituzione in mora inviato dalla procura regionale della Corte dei conti.

Il primo. All’inizio del documento di costituzione in mora si parla di un procedimento “avente ad oggetto ‘Comuni aderenti all’Ato 1 Lazio Nord Viterbo – Affidamento del servizio idrico integrato alla impresa partecipata ‘Talete spa’ – Danno da mala gestio – Omesso controllo da parte dei soggetti intestatari del potere di controllo analogo – Stralcio (…)”. Il procedimento di cui si parla è del 2015, e l’atto di costituzione in mora sarebbe solo uno stralcio. Che significa? Che c’è dell’altro? Che è in corso un’indagine più ampia che potrebbe riguardare un “danno da mala gestio”?

Il secondo passaggio. “Il reparto delegato all’esecuzione delle operazioni necessarie ad assicurare la corretta e tempestiva notificazione del presente decreto motivato – sta scritto nell’atto della Procura regionale – ha in corso accertamenti già delegati dalla scrivente Procura regionale presso la sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei conti, nell’ambito del procedimento istruttorio in epigrafe emarginato; in particolare il decreto di delega ha ad oggetto l’accertamento delle cause eziologicamente riconducibili allo stato di decozione della citata società”. Che vuol dire? Che, oltre all’atto di costituzione in mora, è in corso anche l’individuazione delle cause che hanno determinato lo stato di decozione della Talete?

Che cosa significa “decozione” lo spiega invece l’enciclopedia Treccani. “Condizione di insolvenza di un imprenditore che sia irreversibilmente incapace di assolvere regolarmente le proprie obbligazioni. La decozione è presupposto essenziale della dichiarazione di fallimento dell’impresa”.

Che significa quindi stato di decozione della Talete? Significa forse che la Talete sta già irreversibilmente fallendo e i cittadini ancora non ne sanno niente?

(Tusciaweb)

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