Giacomo Gorini, riminese, lavora allo Jenner Institute dell’università di Oxford che sta studiando il siero con AstraZeneca. “Non è più letale, ma pare si diffonda più velocemente. Ma sull’efficacia non mi sento preoccupato”.
Pregliasco: “Rende il virus del 70% più contagioso ma non meno aggressivo” Limitare gli spostamenti è stata una decisione “saggia”
Rimini, 20 dicembre 2020 – E’ già in Italia la variante inglese del covid-19 che tanto preoccupa gli esperti per il suo alto tasso di contagiosità. Lo ha annunciato in serata il ministero della Salute: “Il Dipartimento Scientifico del Policlinico Militare del Celio, che in questa emergenza sta collaborando con l’Istituto Superiore della Sanità, ha sequenziato il genoma del virus SARS-CoV-2 proveniente da un soggetto risultato positivo con la variante riscontrata nelle ultime settimane in Gran Bretagna. Il paziente, e il suo convivente rientrato negli ultimi giorni dal Regno Unito con un volo atterrato presso l’aeroporto di Fiumicino, sono in isolamento e hanno seguito, insieme agli altri familiari e ai contatti stretti, tutte le procedure stabilite dal Ministero della Salute”. Il malato è dunque atterrato in Italia prima del blocco dei voli dall’Inghilterra deciso oggi dall’Italia.
Ma il virologo Giacomo Gorini – da Rimini, dove è arrivato da qualche giorno per festeggiare il Natale con la famiglia – getta acqua sul fuoco.
Gorini è ricercatore dello Jenner Institute dell’università di Oxford, che sta lavorando con AstraZeneca al vaccino, e allievo di Roberto Burioni. Ora spiega all’Ansa che la famigerata variante covid individuata a Londra e nel sud-est della Gran Bretagna non inficerà l’efficacia del vaccino.
“La presenza, nella nuova variante, di alcune mutazioni in zone ben delimitate della proteina Spike non mi fa sentire particolarmente preoccupato per quanto riguarda l’efficacia dei vaccini in arrivo: gli anticorpi indotti dalla vaccinazione potranno comunque legarsi sulla stragrande maggioranza della superficie della proteina Spike che è rimasta invariata”, assicura.
“Le informazioni che riceviamo da Oltremanica segnalano che questa variante non è più letale e che non porta ad una sintomatologia più grave – sorttolinea Giacomo Gorini -. Si sospetta però che il virus si diffonda più facilmente, sebbene questa osservazione sia da confermare del tutto”.
Oggi infatti l’Independent registra che nel Regno Unito i casi di covid-19 sono aumentati di oltre il 50% in una settimana.
“In un atteggiamento di cautela (saggio, dal mio punto di vista), il Regno Unito ha deciso di non correre rischi e aumentare le restrizioni mentre gli studi sono in corso – prosegue Gorini -. I virus mutano naturalmente, ma per motivi sui quali non mi dilungo ci sono quelli che lo fanno più velocemente (come HIV e HCV), e quelli che lo fanno più lentamente. I coronavirus “sono relativamente molto lenti ad accumulare mutazioni, e questa è in generale una buona notizia per i vaccini (non solo quello di Oxford): ricordiamo infatti che con la vaccinazione vengono stimolati ‘cocktail’ di anticorpi che bersagliano la proteina Spike su più fronti”.
Ma, naturalmente, la nuova variante deve essere studiata a fondo dagli esperti: “Immagino – prosegue Gorini – che diversi scienziati siano già al lavoro per confrontare, per esempio, il potere neutralizzante degli anticorpi di persone vaccinate contro il virus ‘normale’ e la nuova variante, per vedere se ci sono grossi cambiamenti. Penso che lo sapremo abbastanza a breve“.
La cautela, quindi, è d’obbligo:
“Penso che limitare gli spostamenti sia una decisione saggia mentre la comunità scientifica si adopera per capire di più su questa nuova variante: già in passato questo virus ci ha insegnato che viene premiato chi agisce con cautela”.
Locatelli (Css)
“Anche se ci sono mutazioni come quelle segnalate prima in Gb poi in altre aeree è altamente improbabile che si perde l’efficacia del vaccino. Davvero la risposta per uscire da questa situazione è il vaccino sia per il profilo di sicurezza che per l’efficacia”, assicura anche il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli
Pregliasco
“La variante inglese del Sars-Cov-2 non dovrebbe sfuggire alla protezione della vaccinazione – sottoscrive anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano -. Questo è dovuto al fatto che gli anticorpi promossi dal vaccino hanno un bersaglio su diversi punti della proteina spike che si trova sulla superfice del virus, quindi anche se qualche piccola parte della spike si modifica, viene comunque riconosciuta”.
Nella peggiore delle ipotesi, comunque, “non sarebbe un dover ricominciare da zero con la sperimentazione ma fare un aggiornamento della composizione del vaccino, in modo simile a quanto avviene ogni anno con quello influenzale”, assicura Pregliasco che spiega: “La variazione (inglese) corrisponde a 23 nucleotidi del genoma e questo porta il virus ad aggredire meglio i recettori Ace 2, con migliore affinità”.
Le tante variazioni che ci sono state finora “non hanno inciso significativamente, ma quella inglese sappiamo che rende il virus del 70% più contagioso“. In genere quando i virus mutano aumentando la capacità di diffusione, in parallelo provocano forme di malattia meno grave, ma “in questo caso non sembra che provochi una forma di malattia diversa dalle altre varianti”, precisa. Di fatto, però, “ne sappiamo ancora poco, quindi in questa fase è giusta e necessaria la decisione dello stop ai voli dalla Gran Bretagna”.
(Il Resto del Carlino)