26 Novembre, 2024
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Zangrillo: “sciacalli che non hanno mai visto un malato sparano cazzate in tv”

“Figata salvare vite umane”

Il primario del San Raffaele ringrazia così sui social un utente che lo ringrazia per le condizioni di salute in miglioramento di una persona a lui cara.

Ma i toni usati provocano la reazione di moltissime persone: “Espressioni fuori luogo, anche lei è sempre in tv”.

Galli: “Parole che non mi toccano, io in ospedale da 44 anni”

“Grazie cari amici. Grazie al mio splendido gruppo. Che figata salvare vite umane mentre gli sciacalli che non hanno mai tenuto la mano a un malato sparano cazzate in televisione”: Alberto Zangrillo, primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, è uno dei medici che in questi mesi di pandemia polarizza il dibattito pubblico con le sue affermazioni sul coronavirus. E un tweet pubblicato sul suo profilo Facebook sta già riaccendendo le polemiche intorno al ruolo che virologi, epidemiologi, esperti stanno avendo in questi mesi.

Quelle parole, che sembrano rivolte a suoi colleghi che non lavorano in reparto, sono il commento che Zangrillo pubblica a un altro tweet di un utente che si firma ‘Doctor Marco Milano’ e che, da quello che si capisce, ringrazia il primario per una vicenda personale che riguarda una persona a lui cara: “Cristina finalmente vede la luce in fondo al tunnel. È lunga. Ma si vede la luce. Grazie Alberto Zangrillo. Sei sempre il migliore di tutti. Il tuo coraggio, la tua preparazione e la tua lucida follia siano di insegnamento per tutti noi”. Un messaggio di stima e ringraziamento che ovviamente non può non far piacere a qualsiasi medico, ma che Zangrillo decide di usare in chiave polemica verso quelli che definisce “sciacalli che non hanno mai tenuto la mano a un malato e sparano cazzate in televisione”.

Messaggio chiaro, insomma, ma non condiviso almeno nei toni da molti dei commenti al suo tweet: “Per un medico, non è una “figata” salvare vite umane. È un dovere. Dovrebbe ricordarlo più spesso”. “Non è per nulla una figata, è il nostro dovere, il nostro lavoro: utilizziamo termini adeguati e cerchiamo di essere sobri perché, purtroppo,ci sono anche vite che non riusciamo a salvare”. “Ma che modo di esprimersi è? “Figata”, “sparano cazzate”? Questo è il modo serio di un medico? Forse Crozza ha ragione a farle il verso come un gran montato!”. Ci sono tanti messaggi che ricordano e rinfacciano a Zangrillo la sua uscita di mesi fa sul “virus clinicamente morto”, altri che contano le presenze in tv e sui giornali dello stesso primario. E altri ancora che la mettono sul linguaggio usato e sull’età: “Professor Zangrillo, mi perdoni, ma nemmeno mio figlio di 13 anni si esprime così. Le ne ha 62 (sessantadue)”.

Non è direttamente chiamato in causa, ma ha avuto diversi scontri tv con Zangrillo, il professor Massimo Galli, responsabile di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. Che all’AdnKronos risponde: “Non ho intenzione di commentare quello che dice il professor Zangrillo, avrà i suoi motivi per fare le sue affermazioni. Io di malati ne vedo da 44 anni, sono un medico in ospedale” e vedo “pazienti con patologie più affini a quelle che vede Zangrillo, occupandomi di malattie infettive”. “Non mi sento toccato da queste affermazioni – spiega Galli – Sono anche stanco di alimentare contrapposizioni che sono diventate oggetto di satire tra me e il professor Zangrillo, mi sembra fuori luogo. Di contrappormi non mi è mai importato nulla”.

(La Repubblica)

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