L’incidente nell’azienda “Esplodenti Sabino” a Casalbordino. Ferrovia adriatica ferma tra Fossacesia e il porto di Vasto. Ancora incerta la dinamica. Il precedente del 2010
Ci sono tre morti in un’esplosione che si è verificata in una fabbrica di a Casalbordino, in provincia di Chieti. Il gravissimo incidente è avvenuto nell’azienda “Esplodenti Sabino” di Contrada Termini, che smaltisce e recupera polvere da sparo da bonifiche. La notizia è stata confermata dal sindaco Filippo Marinucci che è sul posto. La ferrovia adriatica è ferma tra Fossacesia il porto di Vasto per il rischio di altre esplosioni.
Il Prefetto di Chieti, Armando Forgione, ha convocato una video riunione urgente del centro di Coordinamento dei Soccorsi, per affrontare l’emergenza della tragedia di Casalbordino. Alla riunione sono stati convocati la Regione Abruzzo, provincia di Chieti, Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Polizia Stradale, Asl di Chieti, Arta, Ferrovie, il concessionario della A14 e l’Anas.
Tra i primi a confermare le vittime il sottosegretario al ministero degli Interni, Carlo Sibilia, che in un tweet ha appunto parlato di tre morti.
Non è ancora chiara la dinamica dell’incidente. Secondo quanto riporta il quotidiano Il Centro, il titolare della fabbrica, Gianluca Salvatore, nel 2010 è stato indagato per lesioni gravissime e violazione delle normative antifortunistiche. Il 12 ottobre 2009, infatti, sul piazzale antistante la Sabino Esplodenti rimasero feriti un operaio e un chimico impegnati nella procedura di inertizzazione di un razzo luminoso. La miscela pirica a contatto con l’aria esplose provocando una fiammata che colpì l’operaio al volto, al torace e alle gambe, fortunatamente l’esplosione non riuscì a raggiungere la fabbrica.
Sul sito dell’azienda si legge che la fabbrica, nata per produrre polvere nera, dinamite ed esplosivi per uso civile, attualmente si occupa di “demilitarizzare tutti i tipi di munizionamento convenzionale, bombe di aereo, sistemi d’arma, razzi, mine navali etc”. Si sottolinea infatti che “il 95% dei materiali recuperati dalla demilitarizzazione viene riutilizzato in campo civile”.
(La Repubblica)