La legge regionale per la riqualificazione edilizia prevedeva il silenzio-assenso per i vecchi condoni e il via libera a varianti urbanistiche per la costa. Ma la manovra sembra essere saltata.
Roma 22 dicembre 2020 _ Per gli abusivi sembrava fatta: un condono edilizio di Natale. Oggi l’assemblea della Regione Emilia Romagna avrebbe dovuto varare un progetto di legge che di fatto lo avrebbe in parte consentito utilizzando addirittura il meccanismo del silenzio-assenso. Ma i Verdi hanno denunciato l’operazione, i riflettori dell’opinione pubblica si sono accesi e il governatore Bonaccini ha tirato il freno.
“Condono? il nostro obiettivo – ha detto in una nota diffusa in serata – è opposto. I condoni sono estranei alla nostra poltica e alla cultura dell’Emilia Romagna. Non voglio né ombre né fraintendimenti.
Per questo chiedo che nel confronto in corso in Assemblea legislativa vengano stralciate dal progetto di legge le parti non strettamente legate al solo traguardo a cui puntiamo: una maggiore semplificazione per favorire il ricorso al super ecobonus del 110%”. Ci sono due articoli, in particolare, relativi alle istruttorie in corso nei Comuni rispetto alle pratiche dei condoni edilizi del passato (1985, 1994, 2004), previsti da norme nazionali, non certo regionali, e alla riqualificazione delle strutture ricettive alberghiere. Non stiamo parlando di forzature o inserimenti estemporanei, ma di problemi reali che devono trovare una corretta soluzione. Ho letto e ascoltato in questi giorni molte dichiarazioni capziose e pretestuose, ricostruzioni fantasiose e critiche infondate. Ma ho sentito anche legittime preoccupazioni, proposte che intendo esaminare, richieste ragionevoli di approfondimento. E io al confronto e alle proposte di buonsenso non voglio assolutamente sottrarmi, anzi. E quindi io dico approviamo subito la parte relativa alla riqualificazione, che è il cuore della legge stessa. Sul resto continueremo a discutere, togliendo limiti, se ci sono, e anche alibi, sempre se ce ne sono”.
Anche l’estate scorsa è stato fatto un ulteriore tentativo da parte di Giuseppe Conte cercando di infilare il condono all’interno del decreto semplificazione. Il verde Angelo Bonelli se ne accorse, i Pd intervenne e il premier dovette straliare la norma. Conte, peraltro non faceva altro che riproporre il contenuto di una legge regionale della Sicilia voluta da Crocetta, impugnata dal Governo Renzi sempre su segnalazione dei Verdi, e poi annullata dalla Corte Costituzionale.
Stavolta una operazione molto simile era contenuta nel progetto di legge regionale varato dalla Giunta il 16 novembre sulle “misure urgenti per promuovere la rigenerazione urbana dei centri storici e favorire gli interventi di qualificazione edilizia” oggetto del superbonus al 110%.
Il cuore di quello che rischiava di diventare un “condono silenzioso” erano gli articoli 34 e 35. Nel primo si afferma il principio del “silenzio assenso” affermando che “l’attestazione dell’avvenuta formazione del silenzio assenso sulle istanze di sanatoria edilizia è rilasciata entro sei mesi dalla presentazione di apposita istanza della parte interessata, se non ricorre alcuno dei seguenti casi ostativi: la mancata presentazione, entro il termine stabilito dalla legge, della documentazione prescritta, iviinclusa la carenza di rappresentazione fotografica dell’immobile che non renda possibile la valutazione dell’abuso rispetto alla preesistenza; l’accertamento di rilevanti omissioni o inesattezze riscontrate nella domanda di condono o della falsitàdella documentazione; l’omesso pagamento degli oneri dovuti; il contrasto con vincoli che comportino l’inedificabilità assoluta degli immobili; la carenza del parere favorevole dell’autorità preposta alla tutela del vincolo”. Neanche nei due suoi condoni edilizi di Berlusconi avevano proposto il silenzio-assenso.
L’articolo 35 consentiva invece una serie di varianti semplificate per i comuni della costa della regione Emilia Romagna in modo da “promuovere la qualificazionedell’offerta turistica regionale, con particolare riferimento alle strutture ricettive alberghiere e favoriregli interventi di rigenerazione degli ambiti urbani caratterizzati da una significativa vocazione turistica”. Le varianti semplificate così come previste dall’art. 35 potranno però rendere edificabili terreni che non lo erano, escludere dai vincoli insediamenti finora tutelati ( ad esempio mettendo in zona di completamento tratti di territorio sottraendoli ai vincoli della legge Galasso), aumentare volumetrie e altezze, ridurre distanze dai confini, modificare destinazioni urbanistiche e d’uso, tanto che abusi fino a quel momento non sanabili lo diventerebbero d’incanto. Così, dopo che le varianti semplificate saranno approvate, l’abusivo potrà condonare tutto, utilizzando il comma 5 dell’articolo 35 che prevede appunto l’applicazione art.17 secondo comma della legge regionale 23/2004 che consente di chiedere il condono per abusi assentibili al momento della domanda di sanatoria. E non ci sarebbero solo l’articolo 34 e il 35. La modifica degli articoli 17 e 17 bis prevedeva che il permesso in sanatoria possa consentire di fare dopo il suo rilascio gli interventi necessari per realizzare gli interventi edilizi, anche strutturali necessari per la regolarizzazione dell’immobile, entro un congruo termine assegnato dallo Sportello Unico. L’art. 27 prevedeva che il versamento totale della oblazione comporti automaticamente il condono Un altro articolo aggiuntivo consentiva all’abusivo di proporre un accordo per ottenere un congruo periodo di tempo per procedere alla demolizione dell’oprera abusiva, norma che contrasta con l’art. 41 del Dlgs 380/01 così modificato dall’art.10 bis del decreto semplificazione.
Era troppo anche perchè in caso di approvazione l’operazione sarebbe stata presumibilmente ripetuta in altre regioni. I Verdi avevano annunciato domenica che stavano preparando “gli atti necessari per chiedere al Governo di bloccare la legge”. “Non appena approvata _ ha avvertito Angelo Bonelli _ presenteremo un ricorso al Governo affinche’ la legge regionale sia impugnata ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione, cosi’ come i Verdi fecero anche con la legge della Regione Campania poi bocciata dalla Consulta”. Viste le poleniche che iniziavano ad avere eco sulla stampa Bonaccini ha deciso lo stop al testo pronto all’approvazione. Vedremo domani cosa ne resterà e se il condono sarà nuovamente negato.
(Quotidiano.net)