22 Novembre, 2024
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LA DAD DAL PUNTO DI VISTA DI UN PROFESSORE. Intervista di Giulia De Luca alla Prof.ssa Suberati

La prof.ssa Paola Suberati, docente di Scienze Motorie presso il Liceo Vian di Bracciano, risponde ad alcune domande riguardo alla DAD.

 

  1. Cosa ne pensa in generale della Didattica a Distanza?

L’emergenza Coronavirus  ha messo la scuola di fronte a problematiche che mai avremmo immaginato di dover affrontare ma sicuramente ha spinto noi docenti a riflettere con maggiore attenzione sull’opportunità di migliorare certi aspetti non solo della didattica, riscoprendo il proprio valore professionale,  ma anche della nostra vita sociale, in termini di relazioni all’interno della comunità scolastica. All’inizio non è stato semplice, la scuola si è trovata impreparata nel gestire un cambiamento così repentino sia sul piano della formazione dei docenti che sull’uso delle piattaforme didattiche e di metodologie innovative, senza trascurare un aspetto estremamente importante che è stato, e ancora lo è, la difficoltà di accesso da parte di molti utenti alla DAD per la mancanza di strumenti e infrastrutture adeguate.

Sicuramente la DAD non può sostituirsi ad una relazione educativa e formativa in presenza, ma certamente rappresenta una grande opportunità di garantire una continuità all’apprendimento e di sostenere il percorso educativo dello studente in una situazione emergenziale; sono, però, sempre più convinta che non possa sostituire il rapporto umano e diretto che si ha in un’aula fisica e non virtuale con gli studenti, con i quali si entra in contratto attraverso una gestualità e una mimica, attraverso cioè il linguaggio non verbale  e tutti gli aspetti che sono propri della prossemica. La scuola è un collante sociale, vive di relazioni in presenza ed è attraverso l’interazione diretta tra docente e alunno che si nutre la volontà di sapere, di conoscere, di imparare.

 

  1. Quali sono le maggiori difficoltà che sta riscontrando in questo periodo?

Sono diverse le difficoltà che riscontriamo, già emerse nella prima fase della DAD durante il lockdown, ma sicuramente, rispetto ad allora, oggi la scuola è in grado di gestirle con risultati più concreti attraverso azioni di intervento e di supporto della didattica a distanza. Numerose sono le iniziative di formazione dei docenti e di implementazione della DAD. Abbiamo lavorato molto sulla ri-modulazione delle programmazioni e sulle modalità e criteri della valutazioni, trovando un equilibrio tra le attività sincrone e asincrone, arrivando anche ad un  maggiore coordinamento tra i docenti di sostegno, con più supporto alle famiglie e studenti. Le difficoltà maggiori sono senza dubbio legate all’inclusione dei soggetti più fragili: infatti la DAD tende a non essere inclusiva, democratica, e quindi i nostri alunni più deboli rischiano di essere tagliati fuori dal processo educativo. Tuttavia la scuola ha messo in atto una serie di strategie atte ad affiancare gli alunni più deboli e a cercare di mantenere vivo il dialogo educativo e formativo, garantendo loro il raggiungimento degli obbiettivi di apprendimento. Altro problema è quello relativo all’accessibilità: ancora oggi si riscontrano problemi di  connessione alla rete e di accesso alle videolezioni; e poi ci sono problemi legati alla valutazione delle abilità e delle competenze degli alunni, a come rendere più efficace una videolezione per stimolare gli studenti ad una partecipazione attiva e costruttiva, interrompendo quel silenzio a volte surreale che divide e allontana, nemico temuto con il quale spesso noi docenti ci dobbiamo confrontare. Una volta si entrava in aula e bisognava quasi urlare per azzittire quel chiacchiericcio assordante ma carico di vitalità, oggi lo schermo nero e il silenzio dall’altra parte quasi ferisce. Abbiamo dovuto rimettere in discussione tutto, regole, modelli, programmi  e affrontare in tempi brevi criticità in ogni aspetto del processo di apprendimento, quale ad esempio la valutazione delle competenze, le modalità più efficaci di somministrazione delle prove di verifica, la partecipazione attiva o meno alle lezioni che influisce sul valore della relazione non solo umana ma anche pedagogica; i tempi di studio e di lavoro si sono fortemente dilatati, e ciò contribuisce a rendere l’azione educativa molto stressante sia per i docenti che per i nostri studenti… Vorrei, a questo proposito, mettere in rilievo una difficoltà che si sta diffondendo sempre più tra i docenti e cioè quella relativa al burnout. Siamo costantemente connessi e sotto pressione da richieste lavorative eccessive, tra l’altro non riconosciute a livello sociale e neanche ricompensate. Ci tengo a dire che tutti i docenti di ogni ordine e grado non hanno mai smesso di lavorare e lo stanno facendo con grande spirito di servizio e di affezione al lavoro, ma il pregiudizio sociale e la totale indifferenza delle istituzioni sta portando la nostra categoria ad un logorio psicofisico ed emotivo che a lungo andare rischia di influire, talvolta anche seriamente, non solo sullo stato di salute ma anche sul piano della relazione umana e quindi anche nell’azione pedagogica. È un problema da non sottovalutare, e l’emergenza Covid l’ha messo ancora più in luce.

 

  1. Pensa che, a lungo andare, questa modalità possa essere integrata ulteriormente o addirittura riuscire a sostituire la tradizionale didattica in presenza?

No, assolutamente non credo che la DAD possa sostituire la didattica in presenza, può tuttavia rappresentare una risorsa a cui attingere per approfondire e integrare, ma è arida, manca della fisicità della relazione che è fatta di sguardi, di posture, di pacche sulle spalle, di abbracci , di movimento, di rimproveri, del contatto con i compagni di classe, della voce fluida del docente o dello studente e non a scatti come spesso succede con la lezione online. La vera didattica è quella in presenza, quella che assicura una comunicazione circolare e dinamica tra docente e studente, senza filtri. La DAD, o meglio la DID (Didattica Integrata Digitale), svolge una funzione di accompagnamento e di supporto, una modalità che se usata bene può sicuramente portare dei benefici sul piano degli apprendimenti.

 

  1. Le manca stare a contatto con i suoi alunni? Cosa Le manca di più?

Mi mancano tantissimo i miei alunni, mi manca la loro vivacità, la loro fisicità, mi mancano gli sguardi che sanno raccontare più delle parole, mi manca il loro sorriso e il loro modo di accogliermi in classe “Bella proffy!”. Sento veramente il bisogno di riprendere le mie classi e il dialogo interrotto così bruscamente, sebbene faccia di tutto per tenerlo vivo attraverso un  computer.

 

  1. Ha qualche consiglio da dare ai ragazzi che, purtroppo, sono costretti a studiare e a seguire le lezioni a distanza?

 

I ragazzi trascorrono molte ore seduti al PC e sui libri a studiare accumulando stress. Si trovano a vivere uno dei periodi più importanti della loro crescita quasi segregati a casa: la mancanza di contatti sociali e l’ipocinesia imposta provocano senza dubbio effetti sgradevoli sulla salute e ciò può influire negativamente sulla qualità della loro vita. Il consiglio ovviamente è quello di mantenere fermo l’obiettivo benessere e combattere gli effetti negativi dello stress. Come? Attraverso il movimento e l’esercizio fisico, antidoti naturali per allentare le tensioni accumulate nella vita quotidiana. Bisogna ricordare che la prevenzione passa anche attraverso il movimento e la stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sottolinea come sia importante l’esercizio fisico nel mantenimento dello stato di benessere fisico e psichico. Non mi stanco mai di invitare i miei studenti a svolgere, almeno una mezz’ora al giorno,  esercizi fisici blandi, come lo stretching, il pilates, lo yoga, gli esercizi di tonicità e mobilità generale, in linea con le proprie possibilità evitando sforzi eccessivi e sfiancanti e ascoltando soprattutto i consigli di noi insegnanti di Scienze Motorie, purtroppo impediti a svolgere la lezione pratica online per ragioni legate alla sicurezza e costretti, dunque, a svolgere una lezione solo teorica. In rete ci sono anche tutorial fatti molto bene e diretti da personale qualificato; inoltre si possono scaricare delle applicazioni per tablet o smartphone che offrono sedute di allenamento, yoga o pilates a tutti i livelli. Suggerisco soprattutto di camminare a lungo in ambiente naturale, quando è possibile: il nostro meraviglioso territorio è prodigo di opportunità, perché rappresenta un ottimo esercizio aerobico a costo zero e nello stesso tempo offre la possibilità, attraverso il contatto con la natura, i suoi odori e i suoi profumi, di rafforzare il sistema immunitario, allentare le tensioni e riconnettersi con se stessi. Quindi, per concludere,  l’esercizio fisico, associato ad un’alimentazione equilibrata, rappresenta un prezioso alleato della salute, un concetto che dovrebbe essere uno stile di vita permanente per tutti a tutte le età.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giulia De Luca

 

 

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