27 Dicembre, 2024
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Manovra. Il Terzo settore tira un respiro di sollievo: salta la norma antiassociazioni

La legge di Bilancio, appena giunta in aula alla Camera,

dovrà tornare in commissione

per le coperture inadeguate nel caso di diverse norme

Una tegola sulla manovra a pochi metri dal voto in Aula alla Camera. La Ragioneria generale dello Stato ha chiesto lo stralcio di 14 norme approvate dalla commissione Bilancio, compresa la nona salvaguardia per gli esodati.

Nel documento inviato alla commissione durante una delle varie pause dei lavori d’Aula, la Ragioneria spiega che l’emendamento «comporta maggiore spesa pensionistica» e che «non si tratta di esodati ma di salvaguardati». Inoltre, la Ragioneria chiede la correzione di più di 60 modifiche. Sarà necessaria un’altra nottata di lavoro per risolvere il rebus politico e contabile.

Nel frattempo, si traccia un bilancio della componente «sociale» della manovra. La buona notizia è l’abrogazione dell’articolo 108 della legge di bilancio, che avrebbe previsto l’obbligo, anche per le associazioni, di rispettare gli adempimenti Iva previsti per la generalità delle imprese commerciali. In sintesi, l’articolo cancellava una serie di operazioni da quelle escluse dall’applicazione dell’Iva, ridisegnando in parallelo il regime di esenzione. Per il Terzo settore, un danno sia in termini economici sia in termini organizzativi.

L’abrogazione – rivendicata da tutti i partiti di maggioranza e di opposizione, e attribuita da Pd e M5s a «ligi burocrati» – è stata accolta con sollievo da Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore: «L’articolo avrebbe messo a rischio la sopravvivenza di tante associazioni di volontariato.

A questo punto ci auguriamo che si tenga fede all’impegno della presidenza del Consiglio di attivare il prima possibile un tavolo urgente con Mef e ministero del Lavoro per discutere e risolvere le problematiche oggi esistenti relative al quadro fiscale del Terzo settore. Senza una fiscalità premiante – conclude Fiaschi – rischia di andare in crisi tutto l’impianto della riforma».

Meno positivo è l’esito della vicenda che univa l’aumento della tassazione del tabacco riscaldato all’aumento dei fondi per l’assistenza domiciliare. L’emendamento presentato dai promotori dell’iniziativa alla fine è stato accolto solo in parte: al tabacco riscaldato viene applicata una stretta «mini» che alza l’imposizione al 40% delle sigarette tradizionali in tre anni; il ricavato non andrà all’assistenza domiciliare ma a coprire altre spese, compreso il discusso «bonus rubinetto». Fatto che ha scatenato l’indignazione di associazioni. Secondo Stefano Fassina e altri parlamentari impegnati su questo tema, non era possibile riversare una delle voci di entrata della manovra su un’uscita specifica.

Nel complesso, la maggioranza rivendica la scelta di destinare una quota del Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale all’assunzione a tempo indeterminato e alla stabilizzazione di assistenti sociali, così da avvicinarsi progressivamente al definito standard operatori/cittadini di uno ogni 4mila. Tra le opportunità per il Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti (ma anche per privati e imprese), un credito d’imposta per l’acquisto di sistemi di filtraggio dell’acqua potabile.

Nessun passo avanti, in manovra, sull’editoria.

Il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso denuncia la bocciatura di un emendamento che avrebbe rinviato il taglio dei contributi pubblici per l’editoria non profit e cooperativa.

Dice Lorusso:
«È un provvedimento grave, esiste un disegno chiaro portato avanti da una parte importante di questo governo: ridurre il pluralismo dell’informazione».

(Avvenire)

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