Nel giorno dell’inizio ufficiale della campagna vaccinale incognite e paure. E tanti operatori sanitari delle residenze per anziani non vogliono iniettarsi il farmaco
Da domani partirà una corsa contro il tempo per la campagna di massa ma anche ora che siamo arrivati al Vaccine-Day i problemi sono tanti. Uno fra i tanti è che c’è già caos nelle residenze sanitarie per anziani, le tristemente famose Rsa dove sono morti migliaia di ospiti fragili, dove il personale sanitario (medici esclusi) non vuole sottoporsi a vaccinazione.
Le Rsa del Lazio contano circa 25mila addetti tra infermieri, tecnici, amministrativi e altro. Ogni struttura ha inviato una mail ai dipendenti chiedendo l’adesione alla vaccinazione. Che in tanti casi è stata bassissima, in alcune strutture sfiora il 10 per cento.
Molti datori di lavoro hanno lanciato minacce neanche tanto velate: perché nel caso si verifichi un cluster all’interno della struttura, con conseguente blocco dei ricoveri o di chiusura, il personale che non si è sottoposto al vaccino può essere considerato responsabile del contagio, visto che le Rsa sono chiuse all’esterno, e neppure i parenti possono entrare. E dunque, i dipendenti che si sono rifiutati potrebbero essere licenziati.
Regione Lazio. Il 30 dicembre ci sarà una riunione tra sindacati delle strutture private, Aiop (datori ambito laico) e Aris (datori ambito religioso) e assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato. Argomento principale sarà l’applicazione del contratto che è stato rinnovato, ma si parlerà anche di vaccinazione degli addetti. Non solo. Anche se non ci sono dati ufficiali a disposizione, tra i medici sono tanti i dubbiosi in merito all’inoculazione di un vaccino “arrivato soltanto alla terza fase di sperimentazione”, come argomenta uno di loro.
I frigoriferi fantasma
Sul fronte congelatori che devono conservare il vaccino della Pfizer Biontech a meno 76 gradi, non ci sono messaggi chiari e univoci. Da giorni l’assessore D’Amato spiega che sono a disposizione della regione un numero tale di congelatori da essere in grado di conservare, a oggi, un milione di vaccini. Ma in tantissime Asl, e quindi ospedali o centri stoccaggio, le forniture, richieste dopo l’assegnazione di fondi alle singole Asl avvenuta dopo il 26 novembre, non sono ancora arrivate. Quello che c’è è lo spazio dove andrà posizionato il frigorifero. Alcune ditte produttrici non inizieranno la produzione prima di metà gennaio. Per altre è difficile, in questi giorni, effettuare le consegne: ” Ce li andremo a prendere ” , hanno detto alcune Asl.
I ritardi
“Siamo pronti a vaccinare migliaia di persone” ha detto l’assessore D’Amato il 24 dicembre. “Ho però il timore che dopo la partenza simbolica (di oggi, ndr), dovremo aspettare il 15 gennaio”. Cioè a dire: è il governo che sta creando problemi, che non ha un piano di distribuzione dei vaccini e che non ce li farà arrivare in tempo. Non è ancora chiaro infatti quale sarà il calendario di consegna, dato invece importantissimo: tra la somministrazione della prima dose e la seconda non devono infatti passare più di 15 giorni.
La formazione
Somministrare questo vaccino non è facilissimo. Richiede una preparazione specifica e ci si domanda se si riuscirà a formare in tempo personale sufficiente per seguire i ritmi programmati.
(La Repubblica)