14 Novembre, 2024
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Sci, Piemonte e Valle d’Aosta in prima linea per chiedere certezze sulla riapertura

Gli assessori Ricca e Bertschy: “Una colossale presa in giro”

“La situazione sta diventando sempre più grottesca e l’incertezza regna sovrana. Più tempo passa più la data di apertura del 7 gennaio scritta nel Dpcm si trasforma in una colossale presa in giro”. Gli assessori delle Regioni delle Alpi con delega sugli impianti da sci chiedono al governo “una data di apertura certa” degli impianti di sci, nonché “adeguati ristori per tutte le imprese colpite dalle limitazioni”. “La montagna ha bisogno di tempi lunghi per organizzarsi – concludono -, non si può continuare a illudere imprese e lavoratori”.  Un documento firmato dai rappresentanti di sette regioni, con Piemonte e Valle d’Aosta rappresentati da Fabrizio Ricca e Luigi Giovanni Bertschy.  “A malincuore bisogna riscontrare come dal Governo manchi assolutamente ogni interesse verso la montagna, e questo vale persino da chi ne ha la competenza. Il Ministro al turismo Dario Franceschini dia un segnale di attenzione nei confronti della montagna e del turismo invernale. L’economia di molte valli è in ginocchio – si legge ancora nel documento – Dal 6 dicembre al 10 gennaio il turismo invernale e il suo indotto registrano numeri straordinari, come si può solo pensare di ignorare un settore trainante dell’economia delle Alpi? Allo Stato abbiamo chiesto dei ristori per tutte le imprese colpite dalle limitazioni che siano adeguati e calcolati in percentuale sul fatturato dello stesso periodo dell’anno scorso (non di certo ancora su aprile), ma anche qui nessuna risposta.In questo momento drammatico e di assoluta incertezza il mondo della montagna, con i suoi lavoratori e le sue imprese, chiede attenzione e certezze”.

Una che rispecchia la posizione anche dei gestori. In un’intervista a Repubblica il nmero uno delle Funivie del Monte Bianco aveva sottolineato come il silenzio da Roma fosse l’elemento più preoccupante di una stagione che ha già visto compromesso più di un terzo del fatturato. tanto che tra gli operatori c’è chi ipotizza proprio di non riaprire se la data del 7 gennaio dovesse slittare ancora. “La stagione invernale dura 150 giorni in media, sotto i 90 di apertura diventa antieconomico” spiegano i rappresentanti dell’industria della neve. Neanche gli sci club, gli unici autorizzati a usare gli impianti in queste settimane di lockdown sono la soluzione. Lo sottolinea il sindaco di Cesana Roberto Vaglio: “Noi alla fine avremo 250 atleti che vengono a allenarsi sulle nostre piste. Non possiamo certo fare affidamento su questi numeri”.

(La Repubblica)

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