Alessandro Mercuri, infermiere dell’Ares 118 di Ardea, morto di Covid a 61 anni al Columbus Gemelli di Roma, dove era stato ricoverato il 4 dicembre
Alessandro Mercuri, in servizio presso la postazione dell’Ares 118 di Ardea, si è spento questa mattina, all’età di 61 anni, al Columbus Gemelli di Roma, dove era stato ricoverato lo scorso 4 dicembre. Anche lui era a un passo dalla pensione come Alvaro Rossi, di cui oggi si sono svolte le esequie a Testaccio. Lo strazio dei colleghi
Nel giorno dei funerali di Alvaro Rossi, morto a Natale di Covid, i colleghi piangono un altro amico infermiere vittima del coronavirus: Alessandro Mercuri, in servizio presso la postazione dell’Ares 118 di Ardea, si è spento questa mattina, all’età di 61 anni, al Columbus Gemelli di Roma, dove era stato ricoverato lo scorso 4 dicembre.
I colleghi, già stremati dalla perdita di Alvaro, ricordano così Alessandro: “Era un grande uomo, un amico, un collega che non si è mai tirato indietro davanti a nulla. Sempre disponibile, preparato”. “Con me era protettivo – dice Leda, infermiera in auto medica che ha lavorato insieme a lui per anni – doveva andare in pensione ad agosto, ma il virus l’ha portato via prima”. “Era una persona stupenda, dall’animo gentile, non ha mai lasciato indietro nessuno – aggiunge – A me e alla collega Antonella, ci prendeva sempre in giro, eravamo tutti e tre molto uniti anche sul lavoro, nonostante io lavorassi in automedica e loro due in ambulanza”. Non si dà pace Leda. ” Durante i soccorsi insieme, capitava spesso che lui entrasse prima di tutti in casa del paziente per assisterlo. “Se mi servite vi chiamo”, diceva. Dopo la morte di mio marito, mi è stato vicino. Quando ero stanca, stremata, lui prendeva il mio posto. Era generoso”.
A dare la notizia questa mattina ai colleghi è stata una delle due figlie, che l’aveva tra l’altro reso nonno. “Quando mi ha chiamato la collega Antonella in lacrime, ho capito subito. E abbiamo pianto insieme al telefono. Anche se ce lo aspettavamo perché si era aggravato, aveva avuto dei peggioramenti, speravamo in un finale diverso”. Non nascondono la tristezza gli altri colleghi: “Siamo tutti provati, senza parole”. “Siamo stati eroi inutilmente – è convinta Leda – dopo tanti sacrifici siamo niente, non siamo considerati e, adesso, sembriamo anche untori. È triste pensarlo della mia professione che ho scelto con passione nel lontano ’87”.
Scoramento e rabbia. Lacrime di commozione anche alla camera mortuaria del San Camillo e nella chiesa Santa Maria Liberatrice, a Testaccio, dove questa mattina si sono svolti i funerali di Alvaro. Il suono delle sirene, che hanno accompagnato la sua vita professionale, le ambulanze schierate e i colleghi in divisa: anche l’ultimo saluto all'”eroe” Alvaro è stato un momento di raccoglimento e di profonda tristezza.
“Lavoravo con lui da quasi 5 anni – dice il collega Paolo – eravamo in turno insieme, parlavamo sempre della Roma, delle figlie, di quando doveva andare in pensione”. Purtoppo, non ha fatto in tempo neppure Alessandro. “Quest’anno per noi si sta chiudendo nel peggiore dei modi. Tanti colleghi ma soprattutto molti amici che hanno battagliato in prima linea, se ne sono andati. Siamo distrutti. Lavoriamo con molta paura. Ma lottiamo fino alla fine. Come diceva sempre Alvaro”.
(La Repubblica)