Il premier accelera sul Recovery e ‘vede’ sulla crisi. Nella conferenza stampa di fine d’anno tracciata la road map sui diversi dossier
Sull’attuazione del Recovery Plan servono tempi certi, altrimenti il rischio e’ quello di disperdere le risorse e le opportunita’ messe a disposizione dall’Unione Europea. Giuseppe Conte si presenta all’appuntamento di fine anno e ne approfitta per accelerare sui lavori del governo e frenare le voci di una possibile crisi.
Quello di un “cronoprogramma” sull’utilizzo delle risorse europee e sui progetti da realizzare con i 209 miliardi del Next Generation Ue e’ una richiesta precisa del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. E ieri anche il Commissario agli Affari Economici dell’Unione Europea, Paolo Gentiloni, ha messo in guardia su eventuali ritardi che possano disperdere queste risorse.
“Le tranche semestrali del piano europeo rischiano di essere sospese o addirittura di dover essere restituite”, avverte Conte che, quindi, accetta di buon grado “corsie preferenziali e percorsi accelerati sul Recovery plan”.
Il premier ha un timing per l’approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede un primo via libera del Consiglio dei Ministri ad un testo emendabile da inviare immediatamente al Parlamento per le modifiche. Seguirebbe il ritorno del testo al Consiglio dei Ministri per il via libera definitivo e poi la trasmissione a Bruxelles per la verifica da parte degli organi europei (massimo tre mesi).
Una road map che si scontra pero’ con la ‘cautela’ dei renziani, sempre piu’ convinti che sul Recovery Plan serva una approfondita discussione parlamentare e, soprattutto, una maggiore collegialita’ a livello di governo. Per questo Conte sottolinea che “serve una sintesi politica urgente. Vorrei andare in consiglio dei ministri già nei primi giorni di gennaio. I giorni di festa non valgono”.
In un primo momento si era pensato che potesse essere oggi il giorno buono per la riunione del Consiglio dei Ministri sul Recovery, ma lo slittamento della presentazione delle osservazioni dei partiti ha dilatato i tempi.
Alla base di tutto c’e’ il braccio di ferro con Matteo Renzi che, ormai da settimane, evoca la crisi di governo paventando il ritiro delle sue ministre se il governo non dovesse mostrare di prendere sul serio i 61 punti del documento da Renzi denominato “Ciao”, acronimo che sta per “Cultura, Infrastrutture, Ambiente, Opportunità”, ma che è stato letto dai critici dell’ex premier come una provocazione nei confronti dello stesso premier.
Di fronte alla eventualità di una crisi politica, tuttavia, Conte sembra ‘vedere’ il gioco dell’avversario e precisa di volersi ispirare alla “massima trasparenza” presentandosi alla Camere per chiedere il voto di fiducia, non prestando così il fianco ad alcun gioco di Palazzo o a rimpasti. Un buon “capitano difende la sua squadra”, spiega ancora Conte scettico sulla formula dei due vicepremier, immaginata per rinsaldare la maggioranza e di cui si parla nei corridoi del Parlamento: “Certo che nella precedente esperienza di governo non ha avuto grande successo”.
Ciò su cui il premier non sembra voler fare concessioni è la delega ai servizi segreti, che intende mantenere per sé in nome di una responsabilità in materia che la stessa legge gli attribuisce: “C’eè la facoltà di cedere la delega, non il dovere”, sottolinea Conte che appare spazientito dall’insistenza con cui si torna sullo stesso tema: “Qualche forza politica, forse, non si fida del premier?”.
Un altro riferimento a Italia Viva, ma anche al Pd, stavolta, dato che proprio i dem sono fra quelli che insistono sull’opportunità di assegnare la delega. In ogni caso, rimarca Conte, “sarei comunque io responsabile dell’operato” di un sottosegretario delegato ai servizi. E a chi parla di un eccessivo accentramento di potere sui servizi, Conte ribatte che c’e’ comunque “il Copasir, un comitato parlamentare in cui siedono tutte le forze politiche il cui presidente è espressione delle opposizioni a vigilare sull’operato dei servizi”.
Il tema principe dell’annuale conferenza stampa, tuttavia, non poteva che essere la pandemia. Dopo aver ribadito che non c’è e non sarà prevista alcuna obbligatorietà a vaccinarsi contro il Covid-19, Conte afferma lui si vaccinerebbe subito, ma dovrà aspettare il suo turno. Intanto, però, risponde a quelle forze politiche di maggioranza e opposizione che hanno chiesto di diffondere i dati sui vaccinati in Italia: “A ieri sera sono stati vaccinati, mi hanno detto, 8.361 sanitari, l’86 per cento rispetto alle dosi del primo giorno Ma abbiamo l’intenzione di diffondere tutti i dati che avremo a disposizione”.
L’altra risposta sul tema è alla Germania che ha stipulato un accordo bilaterale con Pfizer-Biontech per il reperimento di ulteriori 30 milioni di dosi di vaccino. “Ci siamo mossi per creare l’alleanza per i vaccini”, quindi “la palla è stata consegnata alla Commissione europea per muoversi all’unisono. L’Italia non ha tentato di assicurarsi altre commesse anche perché le dosi negoziate dall’Italia sono assolutamente sufficienti”. L’Italia non ha acquistato dosi vaccinali a parte “perché all’articolo 7 del contratto c’e’ il divieto di approvvigionarsi per via bilaterale se si accede a livello europeo”, sottolinea Conte.
(Agi)