… ma 3 regioni rischiano subito la zona rossa
In base alla diffusione del virus assegnerà un colore a ogni regione. I governatori chiedono un diverso peso dei test antigenici nella definizione dei 21 parametri. Il documento, al vaglio dell’Iss, punta a inserire i tamponi veloci nel computo del rapporto test-positivi
Allo scadere del decreto di Natale, valido fino al 6 gennaio, tornerà il regime delle fasce regionali con i tre colori che prescrivono cosa possiamo o non possiamo fare. Il governo le determinerà dopo le verifiche degli esperti sull’andamento del contagio. La prossima settimana – la data non è stata ancora fissata – si riunirà la cabina di regia per il Monitoraggio regionale, che verifica proprio i dati epidemiologici sulla base dei 21 parametri. Subito dopo il governo prenderà le sue decisioni.
A far decidere il governo saranno i dati che continuano però ad essere altalenanti: da una parte la curva del contagio che pare rallentare, dall’altra l’Rt in aumento e – nel primo bollettino del 2021 – il tasso di positività al 14,1%, ancora in crescita. Con questi dati una parte del Paese, allo scadere del decreto di Natale, il 6 gennaio, potrebbe dunque finire nuovamente in zona rossa o arancione. A rischiare per ora sono soprattutto Veneto, Liguria e Calabria, che secondo l’ultimo report Iss hanno superato il valore 1 di Rt e che potrebbero essere collocate nella lista dei territori sottoposti a maggiori restrizioni. Lo stesso destino potrebbe capitare a Puglia, Basilicata e Lombardia che sono molto vicine a quella soglia.
Attualmente è previsto che, dopo il decreto, le Regioni tornino alla fascia di colore assegnata prima del lockdown natalizio, cioè tutte gialle (tranne l’Abruzzo arancione), ma l’andamento del contagio non rende scontato che sia così. La decisione del governo arriverà dopo le verifiche effettuate dagli esperti sul nuovo report dell’Istituto Superiore di Sanità.
Quello del 30 dicembre indica varie criticità: in particolare, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento ed Emilia Romagna hanno una probabilità superiore del 50% di superare la soglia critica di occupazione dei posti letto in area medica in 30 giorni, mentre per Lombardia, Trento e Veneto lo stesso discorso vale per le terapie intensive. A questi dati si aggiunge il caso della Sardegna, che ha una classificazione del rischio ‘non valutabile’ e quindi ‘alto’, a causa dell’incompletezza dei dati forniti.
In attesa del prossimo report il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, invita alla cautela spiegando che “una vera valutazione solida dell’andamento durante queste festività la potremo avere solo a metà gennaio”. E il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, aggiunge con una punta di ottimismo: “a fronte di numeri che meritano ancora uno sforzo, diamo il messaggio forte che quanto è stato messo in campo sta dando frutti”.
Intanto da un documento delle Regioni arriva la richiesta, ora al vaglio dell’Iss, di apportare alcuni cambiamenti che potrebbero influire sui 21 indicatori per stabilire l’assegnazione delle zone gialla, arancione, rossa nell’ambito del monitoraggio della Cabina di regia.
Dopo gli appelli di metà novembre, i governatori e i presidenti delle Province autonome tornano a battere sul punto del calcolo dei tamponi veloci. Tra i nodi del documento delle Regioni al vaglio dell’Istituto superiore di sanità c’è, infatti, un diverso metodo di calcolo dei test antigenici e molecolari effettuati, che potrebbe poi influire sul tasso di positività: inserendo nel computo anche i tamponi veloci, il rapporto test-infettati risulterebbe più basso e, quindi, diverso il colore di ogni regione italiana. Ad essere rivalutata potrebbe essere anche la definizione dei casi e strategie di esecuzione dei test.
(La Repubblica)