È stato l’unico primo cittadino della Lega nel capoluogo lombardo. Aveva 90 anni
È morto Marco Formentini, unico sindaco leghista di Milano (dal 1993 al 1997) poi eurodeputato del partito di via Bellerio. È quanto confermano fonti leghiste. Formentini aveva novant’anni.
“Mi giunge questa dolorosa notizia, p venuto a mancare Marco Formentini, ho un ricordo particolare, nel 1993 fummo eletti insieme lui a Milano e io a Mantova. Bei tempi, tempi eroici ed epici”, scrive l’ex presidente del consiglio regionale lombardo, Davide Boni, su Facebook. Lunedì mattina, dalle 9, dovrebbe essere allestita la Camera ardente, a Palazzo Marino.
Ex partigiano, originario di La Spezia, dove svolse l’incarico di ragioniere capo del Comune, Formentini si avvicina al socialismo durante il periodo di trasferimento in Belgio con la famiglia. Dopo la laurea in Giurisprudenza, negli anni Cinquanta inizia la carriera di funzionario europeo nelle sedi di Lussemburgo e Bruxelles.
Nel 1958 si trasferisce a Milano. Esponente del Partito socialista italiano, dal 1970 al 1975, è segretario della giunta della Lombardia. A 56 anni lascia la politica ed esercita la libera professione nel settore finanziario e organizzativo. Scrive il ‘Saggio sulla questione italiana. Democrazia occidentale o Paese del terzo mondo?’, nel 1987, che i dirigenti leghisti leggono, decidendo di presentarlo a Umberto Bossi.
Il 20 giugno 1993 Formentini viene eletto sindaco di Milano, prevalendo al secondo turno su Nando dalla Chiesa, figlio del generale, candidato del centro-sinistra. Diventa il primo sindaco del capoluogo lombardo non appartenente al Psi dal 1967, e proprio la conquista della poltrona di palazzo Marino è per la Lega Nord il fiore all’occhiello di una proficua tornata di elezioni amministrative.
Celebre l’immagine di Bossi, che, la notte degli exit poll, si affaccia su un balcone di piazza Duomo assieme al neosindaco Formentini e, nel salutare i sostenitori, rivolge lo sguardo verso il civico 19, storica sede del Psi milanese.
Rimasto in carica fino al 1997, Formentini è stato il primo sindaco a essere votato direttamente dai milanesi, dopo la riforma elettorale. Nonostante la confortevole maggioranza ottenuta, la coalizione vincente si rivelerà però litigiosa e, nella fase finale del mandato, sarà costretto a imbarcare dall’opposizione alcuni componenti del Pds.
Durante il suo mandato Formentini è protagonista di accesi scontri con il centro sociale Leoncavallo, sul cui sgombero aveva basato la campagna elettorale, e che fa traslocare da via Leoncavallo a via Watteau.
Assai noto l’intervento ‘fuori coro’ dell’allora 21enne consigliere comunale leghista Matteo Salvini. “Gli incidenti sono avvenuti per colpa di pochi violenti, mentre i quindicimila giovani che hanno manifestato avevano ragioni giuste e condivisibili, ma sono stati strumentalizzati. Chi non ha mai frequentato un centro sociale? Io sì, dai 16 ai 19 anni, mentre frequentavo il liceo, il mio ritrovo era il Leoncavallo”, giustifica Salvini, intervenendo in Consiglio comunale.
Dopo l’esperienza a Palazzo Marino, e appena rieletto al parlamento di Strasburgo, in occasione delle europee del 1999, Formentini lascia la Lega, in polemica con la fase dell’indipendentismo padano, successiva alla rottura con Silvio Berlusconi.
Successivamente, grazie all’amicizia personale con Arturo Parisi, aderisce ai Democratici, passando cosi’ al gruppo dell’Eldr. Nel 2004, candidato alle elezioni europee nelle file dell’Ulivo, ma non è eletto. È stato membro dell’Assemblea Federale della Margherita nel 2005, e alle primarie del Partito Democratico del 2007 ha sostenuto Rosy Bindi. Dal novembre del 2008 ha aderito alla Democrazia Cristiana per le Autonomie di Gianfranco Rotondi.
(Agi)