Si dovrebbe marciare tutti assieme verso la riapertura delle scuole, ma a 5 giorni dal rientro in classe politica e istituzioni a vario livello sono più spaccate che mai. Quel che è certo che dal 7 gennaio prossimo la scuola riaprirà le porte agli studenti, essendoci già firmate ordinanze e protocolli a livello nazionale che permetteranno un rientro al 50% degli studenti con uno o due turni differenziati (lezioni dalle 8 alle 14 e dalle 10 alle 16, con durata fino a 45 minuti anche il sabato mattina).
Ma da presidi, esperti e presidenti di Regione arriva invece un forte monito a riflettere sull’eventuale spostamento in avanti della riapertura. Per il presidente dell’Associazione nazionale presidi Giannelli bisogna infatti “tener conto di tutte le giuste esigenze di docenti e personale. Il problema trasporti non è risolto”. Ma perplessità arrivano anche da Walter Ricciardi, il professore di Igiene all’ Università Cattolica e consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, che ha chiesto di rinviare il ritorno in classe perché “si possono riportare i ragazzi in classe solo con una circolazione bassa del virus, non con quella attuale”.
Poi c’è il fronte politico aperto dai presidenti di Regione. In prima fila nella linea dura c’è Vincenzo De Luca: il governatore campano sul tema della scuola è da mesi allo scontro con l’esecutivo e in particolare con la la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. “Sento che si parla della riapertura dell’anno scolastico il 7 gennaio, queste sono cose che mi fanno impazzire. Come si fa a dire ‘si apre’ senza verificare il 3, il 4 gennaio la situazione? In Campania non apriamo tutto il 7”, aveva detto De Luca lo scorso 28 dicembre.
Dubbi avanzati anche dai colleghi presidenti di Lazio e Veneto, Zingaretti e Zaia, che per ora sembrano intenzionati a seguire la linea dell’esecutivo. In Puglia invece Michele Emiliano sarebbe propenso a confermare l’ordinanza regionale che consente ai genitori degli alunni di scuola primaria e secondaria di scegliere tra le lezioni in presenza o la didattica a distanza.
Sullo sfondo restano dunque una serie di problematiche ancora irrisolte quando mancano solo 5 giorni all’attesa riapertura. Gli orari stravolti per consentire il doppio orario di ingresso come verranno gestiti dai collaboratori scolastici che dovranno assicurare vigilanza e igiene in lunghi turni di lavoro? Per i dirigenti scolastici è impossibile trovare altro personale per aprire più a lungo gli istituti, tanto che diverse Regioni (Molise, Veneto, Emilia Romagna, Basilicata) hanno bocciato la richiesta del governo e avranno un orario di ingresso unico.
(Il Riformista)