La lettera-appello con Parisi, Amaldi e Mantovani tra i firmatari: “Nella discussione politica degli ultimi giorni, la ricerca sembra uscita dai radar del Recovery Fund”
Occorre “avere il coraggio di una svolta ambiziosa” sulla ricerca: “L’unica realistica possibilità per il rafforzamento della ricerca italiana dipende da come verrà ripartito il Recovery Fund”. E’ l’appello di un gruppo di scienziati in una lettera aperta inviata al premier Conte e al ministro della Ricerca Manfredi. Tra i firmatari, il presidente del Cnr Massimo Inguscio, quello dell’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi, e diversi scienziati come il fisico Ugo Amaldi e l’immunologo Alberto Mantovani, che denunciano come “purtroppo, nella discussione politica degli ultimi giorni, la ricerca sembra uscita dai radar del Recovery Fund“.
Nella lettera si citano gli investimenti di Spagna e Francia, mentre “i nostri concorsi PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale banditi dal MUR) sono stati sospesi per anni. Riportati in vita dal ministro Valeria Fedeli e poi dal ministro Gaetano Manfredi, sono finanziati per il 2020 ad un livello di circa un terzo di quelli francesi di oggi”.
Oltre ai progetti di ricerca, altro punto è “il reclutamento, programmato con concorsi a cadenze regolari, basati sul merito, affidati a Università ed Enti di Ricerca. Nel prossimo quinquennio, 4 miliardi di Euro potrebbero permettere concorsi per circa 5000 ricercatori ogni anno. Ciò ridurrebbe in modo significativo il divario che separa la popolazione di ricercatori nelle strutture pubbliche in Italia”.
Infine, scrivono i firmatari, “infrastrutture scientifiche per 8 miliardi di Euro potrebbero essere selezionate all’interno dell’attuale PNR 2021-2027 (Piano Nazionale della Ricerca) recentemente validato dal CIPE. Una strategia qualificante capace di attrarre ricercatori dall’estero e moltiplicare gli effetti positivi degli investimenti sui progetti e sul capitale umano”.
(Agi)