Il senatore del Pd, molto vicino al segretario, in un’intervista al Corriere della Sera: o Conte accetta un confronto o il suo governo avrà vita breve
O Giuseppe Conte accetta il confronto con i partiti che lo sostengono, o il suo governo avrà vita brevissima. Lo sostiene Luigi Zanda, senatore del Pd molto vicino al segretario, in un’intervista al Corriere della Sera. Secondo il parlamentare, il premier “avrebbe dovuto aprire la verifica mesi fa” in quanto ora, con il Recovery Fund alle porte, “al punto in cui sono arrivate le cose è difficile che si vada avanti senza un chiarimento vero, nei contenuti e sulla struttura del governo”.
Quanto all’ipotesi rimpasto, Zanda non si esprime limitandosi a sottolineare che “i governi di coalizione sono molto faticosi e chi li presiede deve sapere che il confronto anche rude con i partiti che lo sostengono sarà sempre il suo pane quotidiano”. La questione principale e’ che Conte deve aprire “un confronto continuo con i partiti. Le fratture aperte da Renzi vanno affrontate con pazienza – aggiunge Zanda – e ricomposte nel merito, poi verrà il resto”.
Le elezioni sono possibili? “Non bisogna mai temere le elezioni – sottolinea Zanda – ma avremo fra poco un nuovo piano sui 209 miliardi europei e mi auguro che questi progetti consistano prevalentemente in investimenti che facciano lievitare il Pil e l’occupazione. L’alto debito che stiamo facendo si puo’ giustificare solo se fatto con la vista lunga per far crescere l’economia. E poi c’e’ da affrontare il tema del Mes”.
E’ sul Mes che Renzi farà cadere Conte? “L’Italia ha bisogno di una sanità d’eccellenza e se abbiamo bisogno dei miliardi del Mes li dobbiamo prendere”. Conte deve cedere la delega ai Servizi segreti? “La grossa anomalia è che se ne parli pubblicamente con questi toni. I Servizi sono il punto nevralgico e delicatissimo dell’apparato dello Stato, non dovrebbero mai entrare nella sfida politica su giornali e nei talk show. Conte ha tutto il diritto di tenersi la competenza perche’ la legge gli dà questo potere, ma sarebbe bene che i Servizi fossero seguiti da una personalità a tempo pieno”. I temi posti da Renzi sono condivisi dal Pd? “Penso siano condivisi anche da Conte. Mi sembra abbia riconosciuto che la prima bozza del piano Next Generation Eu andava profondamente rivista, tanto che lo ha fatto. Prima di renderla operativa la presenterà al Parlamento”.
Quanto all’ipotesi che Renzi possa ritirare le sue ministre, Zanda spiega: “Se lo fa, siamo davanti a una crisi di governo. Comunque ci sarebbe un cambio di maggioranza e quindi il bandolo passerebbe in mano al presidente della Repubblica e al Parlamento, che dovrebbe verificare nuove soluzioni”. Ed invece, sul fatto che Conte possa trovare il sostegno di alcuni senatori, Zanda frena: “Io sono molto freddo su queste formule. Un gruppetto di responsabili di vari schieramenti che supporti il governo non e’ una risposta all’altezza della gravità della situazione economica, sociale e sanitaria del Paese. Oggi servono governi con maggioranze solide”.
Il Partito democratico sosterrebbe un Conte III? O meglio un esecutivo di unità nazionale, guidato magari da Mario Draghi? “Lasciamo Draghi fuori dalle nostre beghe in questo momento. E lasciamo anche perdere governi di unità nazionale, per i quali non vedo ora il presupposto politico. Il sostegno del Pd al governo Conte e’ stato sinora fuori discussione, adesso con l’arrivo dei fondi europei serve un suo cambio di passo”.
Cosa vuole il Pd dal premier? “Il debito pubblico sta arrivando al 160%, con disoccupazione molto alta. Se non saremo capaci di investire le risorse della Ue per far crescere la nostra economia del 2 o 3 per cento l’anno, avremo fallito. Questa e’ l’asticella che il nostro piano sul Recovery deve superare”.
(Agi)