13 Novembre, 2024
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Scuola, docenti liceo Aristofane: “Serve Dad fino a normalità…

… Presenza porta assenze per quarantene e casi sospetti”

“La decisione di svolgere ‘in presenza’ le lezioni nelle scuole superiori si è rivelata, sin dall’inizio, un errore previsto e detto.

Errore, non perché la scuola in presenza non sia preferibile a ogni altra, ma perché non si può non riconoscere che la scuola “normale” ci è stata sottratta dal Covid”

“L’insistenza con cui si torna a ripetere che le scuole superiori devono continuare in presenza ha ormai il volto di una ostinazione di principio, al di là di ogni ragionevolezza. Non si vuol vedere che la presenza fisica a scuola in queste condizioni è un ostacolo allo svolgimento dell’attività didattica”. È quanto sostengono, in un lungo documento, i docenti del Liceo Classico e Linguistico di Roma Aristofane.

“Solo quando sarà possibile tornare tutti in condizioni di effettiva normalità – concludono nella loro dichiarazione – allora avrà senso riportare l’attività didattica entro le aule scolastiche. Sino ad allora si dovrà proseguire con la didattica a distanza, senza marchingegni organizzativi e illusoriamente risolutivi”.

“Di fronte alle ultime deliberazioni sulla scuola media superiore, occorre ricordare che in situazioni difficili come questa è necessario trovare ‘soluzioni’, il più facilmente possibile, praticabili. La macchinosità e l’astrattezza delle ‘soluzioni’ prospettate denunciano una grave mancanza di conoscenza del mondo della scuola e del suo funzionamento”, premettono i docenti.

“La decisione di svolgere ‘in presenza’ le lezioni nelle scuole superiori si è rivelata, sin dall’inizio, un errore – e non pochi, anche se inascoltati, l’avevano previsto e detto.
Errore, non perché la scuola in presenza non sia preferibile a ogni altra, ma perché non si può non riconoscere che la scuola “normale” ci è stata sottratta dal Covid”.

“L’indicazione, dunque, di ricominciare ‘in presenza’ non poteva offrire e infatti non ha offerto, in ogni caso e qualunque soluzione si fosse adottata, la possibilità di riprodurre condizioni di ‘normalità’. I casi sospetti o i contagi, pur contratti fuori dalla scuola, sono stati a scuola motivo di isolamenti e quarantene per decine di studenti e non pochi insegnanti, la cui assenza ha comportato perdite ricorrenti e diffuse di ore di lezione anche nelle altre loro classi. Siamo stati cioè di fronte al paradosso di una scuola che, per voler essere in ‘presenza’, provocava ‘assenze’, ripetute e prolungate, con l’ovvia conseguenza di non consentire alcuna seria e continuativa attività d’insegnamento. Senza studio e apprendimento non c’è nessuna scuola, anche se ci si incontra fisicamente in un’aula”.

“A fine ottobre, pur tardivamente, si è giunti a capire che non si riusciva ad andare avanti e che la didattica a distanza avrebbe almeno consentito di fare scuola – smentendo la litania di chi, per ipocrisia o per un malaccorto senso della realtà, aveva sostenuto che la ‘presenza’ a scuola era voluta perché non si perdesse ‘neanche un’ora di lezionè. Certamente, chi lo ha detto si sarà ben guardato dal fare il conto di quante ore si sono perse in quell’iniziale mese e mezzo di scuola ‘in presenza’!

“Stare in un edificio scolastico, a ogni costo, non favorisce, ma intralcia, nella gran parte dei casi, quell’attività. Scuola ‘aperta’ significa scuola ‘funzionante’, e sinora la scuola media superiore, contrariamente a quando in modo improprio si lascia intendere, è sempre stata ‘aperta’, cioè ha continuato a ‘funzionare’.

(La Repubblica)

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