Il rapporto Coop-Nomisma sulle previsioni dei consumi: previsto un recupero (+4,9%) solo parziale rispetto al tracollo peggiore (-10%) dal dopoguerra
MILANO – Speranza e voglia di cambiamento accompagnano l’ingresso degli italiani nel 2021, anno che determinerà la rottura della “bolla” nella quale siamo stati costretti dal Covid per approdare a una nuova scala delle priorità personali, con la manifesta intenzione di riprendersi gli spazi all’aperto tipici: viaggiare e divertirsi fuori dalle mura di casa.
La lenta ripresa economica
L’indagine Coop-Nomisma “2021, l’anno che verrà” porta ancora tutti i segni del periodo tremendo dal quale gli italiani si aspettano di uscire. Il 2020 dei consumi si chiude con il peggior contraccolpo dal dopoguerra (-10% sul 2019) e la ripresa sarà lenta (stimata in un +4,9% nell’anno nuovo), tanto da lasciare lontan i livelli ante-pandemia. Il rapporto scivola sul crinale “instabile” che vede gli italiani “divisi tra la consapevolezza delle molte difficoltà che ancora hanno davanti e l’impazienza di riappropriarsi del loro futuro”. Il pieno recupero economico resta lontano, tanto che per il 33% dei manager intervistati sarà necessario aspettare il 2025 o anche oltre. La priorità per il 58% del campione è riuscire a metter in pista una crescita “duratura, inclusiva e sostenibile” accompagnata da “piena occupazione e lavoro dignitoso”.
Vaccino, uno su dieci non lo farà
La sfida vaccinale, la precondizione perché il futuro torni nelle nostre disponibilità, vede gli italiani ben predisposti: sette su dieci sono già convinti di vaccinarsi, altri 2 nutrano qualche dubbio ma probabilmente alla fine lo faranno. “I cosiddetti no-vax sono infatti solo un decimo degli italiani”. Le parole che meglio descrivono il 2021 sono “speranza” e “cambiamento”, accompagnate dalla necessità (dichiarata da oltre la metà del campione) di voler rivedere le priorità della propria esistenza. Stili di vita più salutari, maggiore sobrietà e attenzione a sé stessi (7 su 10 danno maggiore importanza al proprio benessere fisico e psicologico rispetto al periodo pre-Covid), attenzione alla dimensione degli affetti più veri (4 su 10 intendono trascorrere più tempo con la propria famiglia) stanno insieme – nelle intenzioni – con una aspirazione a dare il proprio contributo alle sfide globali (7 su 10 prenderanno decisioni in base all’impatto che le stesse produrranno sull’ambiente).
Se le figure istituzionali (politici in primis, ma anche informazione e religiosi) vacillano di credibilità di fronte alla pandemia, medici e sempre più scienziati sono percepiti come gli “eroi del nostro tempo”.
I nuovi trend dei consumi: cibo e casa
La ripartenza dei consumi – per quanto moderata, ispirata a criteri di sobrietà e con una elevata voglia di “evadere” in viaggi (quattro su dieci ne faranno di più) e serate con gli amici (agognate da uno su tre) – avrà ancora la casa come suo fulcro. Il cibo “assieme alla salute e alla casa, rimane l’ultimo argine alla riduzione dei consumi rispetto al pre-Covid”. Se nel 2021 non manca (il 15%) chi punterà a risparmiare su questa voce, il rapporto Coop vede perdurare “l’onda lunga dello “slow cooking” la nuova strategia degli italiani per spendere meno, acquistando più ingredienti di base e meno piatti pronti, e contemporaneamente difendere qualità e salubrità del proprio cibo spesso cucinandolo da sé (il 30% già ad agosto prevedeva di dedicare più tempo alla preparazione dei pasti)”. Secondo i manager della filiera alimentare, gli acquisti si concentreranno maggiormente sugli alimenti prodotti con materie prime italiane e naturali/sostenibili (rispettivamente il 53% e il 48% del campione ritiene che queste categorie registreranno le migliori performance rispetto all’anno precedente) oltre che con ingredienti freschi (in crescita per il 52%).
Nella nuova normalità, si prospetta un giro di abitudini di vita e consumo. Alla voce della salute, boom di chi prevede di aumentare l’attività fisica. Nella moda, largo agli abiti sostenibili e passo indietro per quelli “chic”. Nella mobilità, spostarsi a piedi o in bici sarà la nuova regola al posto dei mezzi pubblici.
Le prospettive della Gdo sono deboli
Per la Gdo le nuove chiusure natalizie hanno portato a una crescita dell’8% delle vendite nella settimana-clou delle feste. “Una accelerazione finale che ha spinto le vendite 2020 della rete fisica della grande distribuzione a un +4,2% sull’anno precedente, e oltre il +5% considerando anche il canale e-commerce (che con una variazione che sfiora il +140%, contribuisce con quasi un punto percentuale alla crescita complessiva del settore)”. Bene i discount (+9,1%), hanno continuato a soffrire gli ipermercati (-2,8%). Nel 2021, con il rientro dell’emergenza sanitaria, gli addetti ai lavori si aspettano che la rete fisica della Gdo perda il 2,6% di fatturato (-1,6% con l’e-commerce), mentre discount e specialisti drug terranno botta.
(La Repubblica)