23 Novembre, 2024
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Covid. Le scuole superiori aprono l’11 (ma non dovunque). Italia arancione nel weekend

Niente ritorno in classe il 7 gennaio per gli studenti delle superiori, mentre tornano in classe i bambini delle scuole dell’infanzia, gli alunni delle elementari e delle medie. Per l’insegnamento in presenza dei più grandi, invece, se ne riparla l’11, sempre ché la condizione epidemiologica lo permetta, e comunque sempre al 50 per cento. Questa la decisione presa dal Consiglio dei ministri notturno dopo, pare, uno scontro durissimo all’interno del governo. Così diventano decisivi i dati dell’Iss che verranno diffusi venerdì 8, in quanto alle regioni rosse non verrà consentita la ripresa delle attività in presenza. Al momento, comunque, nessuna regione pare vicina alla soglia d’allerta, tenendo ovviamente presenti le nuove regole per la valutazione dell’indice Rt, approvate proprio ieri.

Per le scuole superiori comunque la situazione è molto varia, considerando che alcune Regioni hanno già deciso il proprio calendario: l’Alto Adige ha deciso di aprire gli istituti con gli studenti in presenza tra il 50% e il 75%. In Piemonte si prolunga la Didattica a distanza fino al 18 gennaio, mentre Friuli Venezia Giulia, Veneto e Marche, già nella giornata di lunedì scorso avevano deciso, con ordinanze, di rinviare a fine gennaio le lezioni in presenza e di proseguire fino a quella data, al 100%, con la didattica e distanza.

In Calabria scuole superiori chiuse fino al 31 gennaio, elementari e medie chiuse fino al 15 gennaio, restano aperti invece gli asili.

In Puglia, invece, “le scuole di ogni ordine e grado, dalle primarie alle superiori, saranno in Ddi, Didattica digitale integrata, sino a venerdì 15 gennaio 2021”. Alcuni presidenti di Provincia e di sindaci, infine, hanno già deciso di non riaprire le scuole in presenza nel mese di gennaio.

Sul tema delle chiusure, l’impostazione del nuovo decreto in discussione prevede il divieto di spostamenti fra Regioni fino al 15 gennaio, la chiusura di bar e ristoranti nel prossimo week end, il limite alle visite a parenti e amici e l’abbassamento delle soglie che determinano le categoria di zona rossa o arancione.

L’irrigidimento arriva dopo un lungo confronto con le Regioni ed è stato deciso in seguito ai segnali non positivi giunti dai territori: dalla pressione sugli ospedali in aumento per via della crescita dei ricoveri all’indice di positività a quota 13,8%. Elementi che hanno convinto l’esecutivo a intervenire di nuovo, dopo il provvedimento natalizio: «Dobbiamo tenere il sistema sotto controllo – argomenta il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia – e non è possibile consentire l’arrivo della terza ondata, già presente in Europa».

Il testo. La bozza di dl, visionata da Avvenire, dispone dunque il divieto di mobilità tra Regioni fra il 7 e il 15 gennaio, fatti salvi gli spostamenti «per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e motivi di salute». Chi vorrà, ma per una sola volta al giorno, potrà recarsi a casa di amici o parenti «nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle già conviventi, oltre ai minori di 14 anni» e alle «persone disabili o non autosufficienti conviventi». E resta il coprifuoco, perché gli spostamenti dovranno avvenire nell’«arco temporale compreso fra le ore 05.00 e le ore 22.00».

Giallo e arancio. Il 7 e 8 gennaio ci sarà una sorta di zona gialla rinforzata, in cui sarà possibile spostarsi nella propria regione e i bar e ristoranti riapriranno, ma fino alle 18. Poi scatterà, il 9 e 10, la zona arancione in tutta Italia, con spostamenti vietati tra città diverse, a eccezione di quelli «dai comuni con popolazione non superiore a 5mila abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia».

Cambiano le soglie. L’articolo 2 del decreto legge abbassa le soglie che fanno scattare colori e restrizioni: se una regione è in «scenario 2» (con un Rt da 1 a 1,25) diventa arancione; se è in «scenario 3» (con Rt da 1,25 a 1,50) è rossa. Nel testo, è scritto che le misure si applicano a una o più regioni «nel cui territorio si manifesta un’incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti». Precisazione introdotta, viene spiegato, per evitare che regioni con una circolazione virale bassa possano invece finire in arancione per via di un singolo episodio di aumento di Rt. Il nuovo sistema varrà da lunedì 11. Prima, venerdì, arriverà il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità: sulla base dei dati aggiornati scatteranno le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza per l’attribuzione dei colori alle Regioni. Con questi parametri, ad oggi, in arancione andrebbero Calabria, Liguria, Lombardia, Puglia e Veneto (tutte con Rt superiore a 1 e un rischio alto), mentre Marche ed Emilia Romagna sono al limite.

Il prossimo passo. Cosa succederà dopo il 15 gennaio? A inizio settimana, il governo dovrebbe riunirsi ancora per vagliare le ipotesi sul tavolo e approvare un ulteriore provvedimento che copra il periodo dal 15 al 31 gennaio, quando scadrà lo stato di emergenza fissato dall’esecutivo.

Vaccini e Rsa. All’esame del Cdm era in programma anche un secondo schema di decreto legge, con «disposizioni sulla somministrazione del vaccino contro il Covid-19 in favore dei soggetti ricoverati presso strutture sanitarie assistite, incapaci di esprimere il consenso libero e consapevole al trattamento sanitario». Nel testo, di soli 2 articoli, si prevede che il direttore sanitario o responsabile medico di una Rsa, in caso di presenza di un un ospite, privo di tutore, curatore o amministratore di sostegno e non in condizione di esprimere un libero e consapevole consenso alla somministrazione del vaccino, possa esprimerlo in sua vece, in forma scritta, comunicandolo al giudice tutelare, che avrà 48 ore per esaminare il caso ed eventualmente varare un decreto di convalida.

(Avvenire)

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