A denunciare la situazione, che fa discutere, è Andrea Salvetti, che è il presidente provinciale del Simg, la Società Italiana di Medicina generale
Grosseto, 6 gennaio 2021 – Durante il “V-Day” se li sono completamente dimenticati. Come se la lotta al Covid non li riguardasse da vicino come succede ormai da quasi un anno. Sin dalla prima ondata del marzo dello scorso anno, fino a quella di adesso che non pare attenuare la sua morsa. E allora hanno deciso di uscire allo scoperto e far sapere a tutti gli interessati, Asl sud Est compresa, quello che sta accadendo nel mondo dell’assistenza. Sono i medici di medicina generale della provincia di Grosseto, fuori (per il momento) dalla campagna vaccinale contro il coronavirus che sta interessando i loro colleghi, quelli che lavorano solo nelle strutture ospedaliere o nelle Rsa. Una protesta che è iniziata a livello nazionale e che si ripercuote, naturalmente, anche in provincia di Grosseto. “La decisione di vaccinare prima i medici ospedalieri non ci trova d’accordo – inizia Andrea Salvetti, presidente provinciale del Simg, la Società Italiana di Medicina generale –. Non vogliamo togliere il vaccino a ai nostri colleghi, ma noi tutti i giorni siamo a contatto con pazienti, sia in ambulatorio che per le visite a domicilio. E siamo i primi, senza dubbio, che diagnostichiamo questa terribile malattia”.
Salvetti aggiunge: “Ci sarebbe piaciuto che la campagna vaccinale fosse iniziata anche per noi. Se si considera che serve almeno un mese per l’immunizzazione, ormai per tutto il mese di gennaio saremo sicuramente scoperti. E, oltre a mettere a repentaglio la nostra vita e quella dei nostri familiari e pazienti, la nostra malattia si ripercuoterebbe anche su tutti gli altri assistiti, tra cui i malati Covid. Ai quali non potremo più dare assistenza come abbiamo fatto in questi mesi dove siamo stati sempre impegnati ogni giorno della settimana. Si bloccherebbe di fatto il sistema sanitario anche perchè, è bene ricordarlo, che la maggior parte dei malati Covid vengono curati da noi nel proprio domicilio”.
Poi chiude: “Siamo stati i primi a dare la disponibilità per la somministrazione del vaccino nella seconda fase ai pazienti più a rischio. Avvertiamo comunque la lentezza del processo di vaccinazione. Ma prima di tutto vogliamo essere ’coperti’ per poter lavorare in tranquillità quando la campagna vaccinale entrerà nel vivo”. Un silenzio, però, che non piace. “In questa fase non possiamo scegliere il tipo di vaccino – chiude Salvetti –. Non bisogna dimenticare che ci stiamo avviando alla svelta verso una fase di epidemia influenzale. Vorremmo dunque vedere le nostre facce sorridenti e serene prima di iniziare il processo di vaccinazione. Che sarà lungo e faticoso ma utile per fermare questa terribile malattia”.
(La Nazione)