29 Dicembre, 2024
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Solo 350 uomini per difendere il Congresso

Polemiche contro polizia e Guardia nazionale per l’apparato di sicurezza limitato messo in campo nonostante sui social fossero apparsi chiari gli intenti dei manifestanti pro Trump. La primavera scorsa contro i dimostranti di Black Lives Matter muri invalicabili di agenti in assetto di guerra

Capitol Hill, sede del Congresso degli Stati Uniti, è da sempre uno dei luoghi meglio difesi al mondo. Di fronte alla scalinata di quel grande palazzo che, insieme alla Casa Bianca, è il simbolo della democrazia americana per decenni si sono svolte grandi manifestazioni, proteste popolari (anche con scontri) senza che mai le forze dell’ordine abbiamo permesso che il Campidoglio Usa venisse violato. Ecco perché quanto accaduto il 6 gennaio chiama direttamente in causa la polizia di Washington, la Guardia Nazionale e soprattutto chi – responsabili politici e della sicurezza –  ha permesso che ciò avvenisse.

La polizia della capitale Usa ha provato a difendersi sostenendo che si aspettava solo tafferugli minori tra le fazioni di estrema destra e di estrema sinistra, come quelli scoppiati (sempre dopo il tramonto) in occasione di proteste simili a novembre nei giorni successivi alla sconfitta elettorale di Donald Trump.

Una tesi che non regge, visto che da due mesi si sapeva che vere e proprie gang, organizzate dall’ala più radicale della destra ‘trumpista’, sarebbero scese in piazza a Washington. Bastava leggere i blog e i social network degli ultras di The Donald, per capire che migliaia di persone volevano “incendiare la capitale”. Lo sapeva l’Fbi e lo sapeva la polizia di Washington.

La primavera scorsa, dopo l’esplosione del grande movimento di protesta seguito all’uccisione dell’afro-americano George Floyd da parte di un poliziotto bianco, quando i militanti di Black Lives Matter manifestavano davanti Capitol Hill si erano trovati di fronte un muro invalicabile formato da militari della Guardia Nazionale in assetto di guerra. In giugno gli agenti federali avevano usato i gas lacrimogeni per disperdere una folla in gran parte pacifica vicino alla Casa Bianca, poco prima che Trump si recasse in visita ad una chiesa episcopale. Lo stesso presidente aveva invocato più volte l’uso dell’esercito contro i manifestanti, che i media di destra definivano “terroristi comunisti”.

I nuovi funzionari del Pentagono recentemente insediati da Trump, in ossequio alle direttive del presidente e dei suoi collaboratori, avevano invece deciso che a Washington mercoledì sarebbero bastati 350 soldati della National Guard per aiutare la polizia soprattutto nel controllo del traffico. Dando precisi ordini affinché sulla gradinata che porta all’ingresso del Campidoglio non ci fossero militari. E solo dopo che il tempio della democrazia Usa era stato violato, con quello che i media americani e il presidente eletto Joe Biden hanno definito “un atto di insurrezione”, hanno deciso di attivare altri 1.100 soldati.

Sono poche o nulle anche le scusanti per il comportamento della polizia che fino all’ultimo, anche di fronte all’evidenza, ha seguito le procedure in caso di normali manifestazioni pacifiche, finendo rapidamente travolta e con l’aggravante di alcuni poliziotti che si sono auto-immortalati in selfie con quelli che rischiano di essere incriminati per ‘terrorismo interno’.

Esperti di questioni di ordine pubblico (ex poliziotti, ex agenti Fbi) hanno spiegato ai media americani come fosse evidente sin dal primo pomeriggio la volontà dei manifestanti di provocare “disordini mai visti”. L’intero Campidoglio “doveva essere pesantemente presidiato dato che erano coinvolti gruppi estremisti con una storia di scontri violenti e non è stato fatto”. Charles Ramsey che ha guidato a lungo la polizia di Washington dice “non ho idea di come non fossero pronti per affrontare questa situazione, è incredibile”.

Al Congresso sono in molti – democratici ed anche repubblicani – a chiedere che sia aperta un’indagine a tutto campo per chiarire le responsabilità. Maxine Waters, deputato democratico della California ha scritto su Twitter “ho avuto una conversazione di un’ora con il capo della polizia di Washington quattro giorni fa. Mi aveva assicurato che i terroristi non sarebbero stati ammessi in piazza e che il Campidoglio sarebbe stato messo in totale sicurezza”. Zoe Logfren, la deputata che guida l’House Administration Committee ha annunciato che Senato e Camera lavoreranno insieme per stabilire le responsabilità di una “mancata preparazione e risposta della polizia”.

Il capo del Pentagono, il ministro della Difesa ad interim Christopher Miller si difende così: “Abbiamo pienamente attivato la Guardia Nazionale di Washington per aiutare le forze dell’ordine federali e locali ad affrontare pacificamente la situazione. Siamo pronti a fornire ulteriore supporto se necessario e appropriato, come richiesto dalle autorità locali”.

(La Repubblica)

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