26 Dicembre, 2024
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I gesti e le proteste dei protagonisti della Nba dopo i fatti di Capitol Hill

Due sono i fatti che hanno portato gli atleti a far sentire la loro voce: le proteste a Washington  e la decisione presa da un procuratore di Kenosha, nel Wisconsin, di non incriminare l’ufficiale di polizia che ha sparato a Jacob Blake 

Una notte di canestri ma anche di gesti simbolici quella vissuta dai giocatori della Nba e della Ncaa (la lega composta dalle squadre delle principali Università americane).

Due sono i fatti che hanno portato gli atleti a far sentire la loro voce: le proteste a Capitol Hill portate avanti dai manifestanti pro Trump e la decisione presa da un procuratore di Kenosha, nel Wisconsin, di non incriminare l’ufficiale di polizia che ha sparato a Jacob Blake, il 23enne di colore raggiunto da sette proiettili alla schiena lo scorso agosto.

Un fatto che aveva portato le stelle della Nba a scioperare per una notte aderendo al movimento ‘Black lives matter’. In Florida, i Miami Heat e i Boston Celtics hanno rilasciato una dichiarazione congiunta per far sapere che sarebbero scesi sul parquet ricordando cio’ che è accaduto in estate.

Il 2021, si legge nella nota “è un anno nuovo, ma alcune cose non sono cambiate. Giochiamo la partita di stasera con il cuore pesante dopo la decisione presa ieri a Kenosha, e sapendo che i manifestanti nella capitale della nostra nazione sono considerati e vengono trattati in modo diverso dai leader politici in base alla protesta che portano avanti”.

La maggior parte dei giocatori e dei membri dello staff si sono poi inginocchiati al momento dell’esecuzione dell’inno nazionale. Lo svolgersi della partita, come ha rivelato il coach di Boston, Brad Stevens, è rimasta in dubbio fino a pochi istanti dalla palla a due.

Uno dei giocatori più rappresentativi dei Celtics, Jaylen Brown, che aveva guidato per 15 ore da Boston ad Atlanta a maggio per guidare una protesta pacifica dopo la morte di George Floyd nel Memorial Day, ha dichiarato che quello visto a Washington “ricorda cio’ che disse Martin Luther King, che ci sono due Americhe diverse e divise. In un’America, vieni ucciso dormendo in macchina, vendendo sigarette o giocando in giardino. E poi in un’altra America, puoi prendere d’assalto il Campidoglio e non ci saranno gas lacrimogeni, arresti massicci e niente di tutto questo”.

A Milwaukee, una delle principali città del Wisconsin, i Bucks e i Detroit Pistons, oltre a inginocchiarsi, hanno deciso non giocare intenzionalmente la prima azione del match. Due palle perse per ribadire quanto lo sport, pur importante, debba passare in secondo piano di fronte a vicende così gravi. A Phoenix, i Suns e i Toronto Raptors si sono messi in cerchio e si sono stretti insieme nell’ascoltare i due inni: quello americano e quello canadese.

L’allenatore dei Philadelphia 76ers Doc Rivers, da sempre impegnato per la difesa dei diritti degli afroamericani ha affrontato un’altra questione: “Lo diro’ perchè non credo che molte persone vogliano che si dica: riuscite a immaginare cosa sarebbe successo se quelli che hanno preso d’assalto il Campidoglio fossero stati tutti neri?”.

Rivers, come raccontato dal Washington Post, ha fornito anche la risposta a questa sua domanda. “Questa, per me, è un’immagine che vale più di mille parole. Nessun cane poliziotto ha attaccato le persone, nessuno ha picchiato le persone coinvolte” nella rivolta “che sono state pacificamente scortate fuori dal Campidoglio. Questo dimostra che puoi disperdere pacificamente una folla ma è una giornata triste, per molti altri versi”.

Il suo collega dei Washington Wizards Scott Brooks ha descritto le manifestazioni al Campidoglio come “tristi” e disgustose”. Steve Kerr, capo-allenatore dei Golden State Warriors, da sempre avversario di Trump sui social, ha sottolineato come le proteste siano dovute anche “alla disinformazione diffusa sulle elezioni presidenziali”. Sono “ripercussioni che avverranno sempre se lasciamo che le bugie si diffondano. E se permettiamo alle persone al potere di mentire”.

Il coprifuoco imposto mercoledì sera a Washington ha portato ainoltre l rinvio di una partita di basket universitario tra il college locale della George Washington University e l’UMass (University of Massachussets Amherst).

I ragazzi della squadra di un altro noto College della Capitale, University of Georgetown, si sono inginocchiati prima di giocare in trasferta a Indianapolis contro il team della Butler University. L’allenatore Patrick Ewing, ex stella della Nba, si è detto “rattristato” per cio’ che stava accadendo a Capitol Hill. (AGI)Ale

(Agi)

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