Due mesi per l’apertura di un tavolo di confronto ma nessuno resta a guardare.
Contro il deposito nazionale di scorie nucleari la mobilitazione non conosce ostacoli né nemici. È del sindaco di Tarquinia Sandro Giulivi, che nei giorni scorsi aveva usato i toni più duri, il primo atto politico. Lo fa anticipando la teleconferenza convocata per lunedì 11 dal presidente della Provincia (a cui parteciperanno anche il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut, e l’assessore regionale ai Rifiuti e trattamento, Massimiliano Valeriani) annunciando una delibera, da portare all’attenzione del consiglio comunale a stretto giro, per dare ufficialità all’opposizione del Comune. Come già successo per termovalorizzatore e biocentrali.
«Ribadiremo quanto stabilito dall’articolo 1 dello statuto di questa città spiega Giulivi – e cioè che all’interno del territorio di Tarquinia non è consentito, secondo le attribuzioni del Comune in materia, l’insediamento di centrali, industrie o impianti che non utilizzano fonti di energia rinnovabile, l’insediamento di industrie belliche, lo stazionamento o il transito di ordigni bellici nucleari e scorie radioattive».
Un no, quello del sindaco leghista, rafforzato dal responsabile all’ambiente salviniano, Vannia Gava, che definisce «assurdo il modo di procedere del Governo che ha senza alcun confronto calato dall’alto questa lista di zone». E dalla presa di posizione dei consiglieri regionali, con i quale Giulivi ebbe un violentissimo scontro sul termovalorizzatore A2A, arrivando a minacciare l’uscita dal partito«; con il capogruppo Tripodi «pronto a chiedere già nelle prossime ore un consiglio regionale straordinario sul tema».
Contro la Lega, e le dichiarazioni del senatore di Forza Italia, Francesco Battistoni che come altri aveva tuonato contro il deposito, ci va pesante il Movimento 5 Stelle.
«Attaccano il Governo ma dimenticano che la mappa era prevista da una legge dell governo Berlusconi, l’articolo 27 del decreto 31/2010. Nel luglio 2010 Forza Italia aveva fatto dell’energia nucleare il proprio cavallo di battaglia. Per loro era la panacea al fabbisogno energetico del Paese e nessuno sembrava preoccuparsi delle scorie radioattive che comportano. Battistoni forse non lo ricorda».
Chi non scorda e tiene alta la guardia sono le associazioni civiche. A Montalto (una delle 5 aree con indice di gradimento più alto) Pescia e Montalto legate insieme chiede al vicesindaco Luca Benni di creare un coordinamento per raccogliere tutte le sigle e gli enti; mentre quelle ambientaliste, da AssoTuscania a Italia Nostra, sono pronte alla battaglia a oltranza con il presidente regionale di Fare Verde, Silvano Olmi, che invita a non cedere «al ricatto occupazionale ma continuare a seguire la vocazione del territorio e la sua tutela».
A testimoniare la volontà del territorio la raccolta firme per lo stop su change.or, lanciata dal sindaco di Bagnoregio, Luca Profili: in meno di 48 ore l’appello è stato sottoscritto da quasi 15mila persone.
(Il Messaggero)