L’ex ministro nel bunker dove si tenne il maxiprocesso, contestato da movimenti e associazioni. Ammesse 18 parti civili, fra cui sette migranti, la Ong e diverse associazioni.
Salvini: “Due dei presunti sequestrati sono oggi in carcere, io ho solo difeso le leggi”. Udienza rinviata al 14 gennaio
Nell’aula verde dove si tenne il primo grande processo a Cosa nostra, oggi l’imputato è l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che arriva poco prima delle nove, accompagnato dal suo legale, l’avvocatessa Giulia Bongiorno. Ad accoglierlo, la protesta delle associazioni del movimento antirazzista, con cartelli e slogan: “Processo all’odio”. Salvini esce dall’auto blindata e si infila velocemente dentro al bunker. Sono pesanti le contestazioni da cui oggi deve difendersi, per aver tenuto in mezzo al mare, per sei giorni, 147 migranti salvati dall’Ong Open Arms, nell’agosto 2019: sequestro di persona, “aggravato dall’essere stato commesso da un pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti le sue funzioni nonché per essere stato commesso anche in danno di minori”, e rifiuto di atti d’ufficio.
Le accuse
A sostenere le ragioni dell’accusa è arrivato il procuratore capo Francesco Lo Voi, con l’aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Geri Ferrara. La procura chiede un processo per l’ex ministro dell’Interno. A differenza di quanto avvenuto a Catania, per un’imputazione analoga (sequestro di persona) riguardante i migranti salvati dalla nave Gregoretti della Guardia Costiera nel luglio 2019, il 3 ottobre scorso il sostituto procuratore Andrea Bonomo ha chiesto il proscioglimento per l’ex ministro. Il gup Nunzio Salpietro ha disposto un approfondimento, citando Conte e altri ministri, per verificare quanto ripete l’imputato Salvini: la decisione di non far sbarcare i migranti fu una scelta dell’intero esecutivo.
A Palermo, invece, la procura non ha dubbi su chi assunse la scelta. Nell’atto d’accusa dei pm, ci sono due lettere del presidente Conte. Lettere con cui nei giorni più difficili del caso Open Arms il presidente del Consiglio sollecitava l’allora ministro dell’Interno a far sbarcare al più presto i 27 minori non accompagnati perché la situazione sulla Open Arms era ormai drammatica dal punto di vista igienico-sanitario.
Le parti civili
Oggi, sette migranti che erano a bordo si costituiscono parte civile, così come la fondazione Open Arms, il comandante della nave e il capo della missione, Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier. “Fu un vero e proprio sequestro di persona”, dice l’avvocato Arturo Salerni, che assiste le parti civili assieme ai colleghi Mario Angelelli, Gaetano Pasqualini e Giuseppe Nicoletti. Chiedono di costituirsi parte civile anche l’Arci Sicilia, con l’avvocato Michele Calantropo; l’Associazione antidiscriminazione, con l’avvocato Gaetano Pasqualino; Mediterranea saving humans (avvocato Fabio Lanfranca); l’Associazione giuristi democratici (avvocati Armando Sorrentino e Rosa Elvira Dattolo); l’Associazione studi giuridici immigrazione (avvovato Giovanni Annaloro); l’Associazione cittadinanza attiva (avvocatessa Daniela Maccarrone); ong Ciss (avvocato Giorgio Bisagna), Legambiente (avvocati Daniela Ciancimino e Francesco Greco), AccoglieRete. In totale 18 richieste di parti civili. Fra i migranti parte civile, un diciassettenne, assisto dall’avvocatessa Serena Romano.
Le parti civili Open Arms annunciano il deposito del provvedimento con cui il tribunale di Ragusa ha prosciolto il comandante e il capo missione della Open Arms, Marc Reig Creus e Ana Isabel Montes Mier, che erano stati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza privata. “Così Salvini non potrà più dire che dietro le operazioni di salvataggio ci sono degli indagati”, dice l’avvocato Salerni.
La vicenda di Ragusa risale a due anni fa: Open Arms soccorse 218 persone al largo della Libia, “rifiutandosi di consegnarli alla Guardia Costiera libica – hanno scritto i giudici – per via delle violenze e dei maltrattamenti che avrebbero potuto subire in Libia non ritenuta un luogo sicuro”. La procura di Catania aveva aperto un’inchiesta. “Si è chiusa con un non luogo procedere”, ribadiscono i legali.
L’udienza
Alle 10.04, il gup Jannelli si ritira in camera di consiglio per decidere sulle richieste di costituzione di parte civile. Alle 11.29, l’udienza riprende, il gip ha ammesso tutte le costituzioni di parte civile. Parola al pm, che integra il capo d’imputazione, sono 147 le parti offese, per un errore materiale nel capo dì imputazione ne erano state segnate 107.
L’avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno, chiede la produzione di alcuni documenti: “Non fu una scelta del ministro dell’Interno, ma dell’interno esecutivo”, dice. Si tratta delle dichiarazioni e di alcuni tweet dell’allora ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, e del diario di bordo della Open Arms. Il giudice torna a ritirarsi in camera di consiglio per decidere sulla richiesta. Salvini esce dall’aula e dice ai giornalisti: “Ho appreso che due dei migranti che avrei sequestrato sono adesso in carcere, a Ragusa e a Caltanisetta, vedremo per quale motivo. Altri 44 sono spariti, andati non sappiamo dove. E io, che ho solo difeso i confini e la legge, mi ritrovo oggi imputato, nell’aula dove si tenne il maxiprocesso. Lo trovo alquanto singolare”.
Alle 12.44, il gip torna in aula e legge l’ordinanza con cui ammette le richieste della difesa. Udienza rinviata al 14 gennaio per la nomina di un perito che dovrà tradurre il diario di bordo di Open Arms prodotto dalla difesa. Il 20 marzo, si entra nel merito con le richieste dei pm e l’intervento della difesa e delle parti civili.
(di Salvo Palazzolo, La Repubblica)