Fernando Dell’Agli, un affabulatore amante della vita, fu una delle rarissime Persone, che tutti apprezzano e con cui è impossibile litigare. In ogni contesto sapeva trovare il “quid” positivo di Uomini, cose, vicende. Il bicchiere per lui era sempre mezzo-pieno, mai mezzo-vuoto. Perciò gli Amici gli restavan affezionati per sempre.
Quando ci conoscemmo, a me che, da buon Meridionalista-risorgimentale, discutevo di Storia politico-sociale, egli per prima cosa, socchiudendo gli occhi con indulgente arguzia, ci tenne a chiarire. “Guarda, il mio nome di battesimo è Fernando, di manzoniana memoria, non Ferdinando, di memoria borboneggiante”.
Possedeva l’aristocratica “non-chalance” di chi ha radici antichissime. I vari rami dei suoi Avi si perdono sia tra la nebbie della Firenze medioevale dugentesca, sia tra le nevi della nobiltà terriera lucana, laggiù in Genzano. Ma Fernando non aveva bisogno d’ostentare nulla, tutt’altro, per l’innata signorilità del tratto, che s’accompagnava all’umana comprensione del Prossimo e alla condivisione dei problemi altrui, specie di chi non ha nulla. In questo senso, era un Uomo della “middle class”, con simpatie a Sinistra.
Nato a Roma, vi frequentò il Liceo “Tasso” e i primi anni d’Ingegneria alla “Sapienza”. Curioso del mondo, oltre al “fluent English”, parlava correttamente lo Spagnolo e abbastanza il Francese. Una circostanza inusuale nell’Italia strapaesana di mezzo secolo fa, stremata dalla guerra persa. Ovvio che subito l’assumesse una multinazionale americana del settore metalli preziosi.
Si diede poi all’insegnamento per la formazione del Personale, con un lungo soggiorno a Barcellona. Memorabile un suo corso in Giordania, ove affrontò sul campo i complessi problemi dell’integrazione culturale tra Popoli di costumi diversi e di diversa fede religiosa. Più di recente, svolgerà numerosi corsi a Bracciano e a Cerveteri, per l’orientamento universitario degli Studenti liceali.
Negli ultimi anni fungeva da capo-redattore della rivista on-line “Aif-learning-news”, sempre sulla formazione del Personale. Collaborava poi col dinamico don Luigi, nella Parrocchia SS. Salvatore, in Bracciano Nuova, curando i programmi d’assistenza e beneficenza ai Poveri, mediante la “Caritas”. E infine, in uno spirito fraterno, collaborava con noi de “L’Agone”, con articoli e conferenze, sempre d’alto livello culturale.
Deliziose le sue poesie in romanesco. Adorava, tra l’altro, cimentarsi col vecchio sonetto di 14 versi, con rime baciate o alternate.
Lascia un vuoto incolmabile in chiunque ebbe il privilegio di conoscerlo.
Amedeo Lanucara e Giovanni Furgiuele