“Ha dismesso due ministre come fossero sue pedine”
Intervista a Elena Fattori, senatrice della componente LeU del Gruppo misto del Senato, già espulsa dal Movimento 5S
Senatrice Fattori, lei è stata nel M5S, dove è rimasta fino all’espulsione nel novembre 2019. Uno dei primi motivi di dissidio fu la sua contrarietà alla scelta no vax del movimento. Ora ci hanno ripensato…
Sì, i primi dissidi, spiega la senatrice rispondendo all’Agenzia SprayNews, sono stati proprio sui vaccini, durante la scorsa legislatura, quando una gran parte del movimento esprimeva posizioni contrarie alle vaccinazioni. Il motivo per cui sono stata sospesa è, però, il non aver votato la fiducia al decreto sicurezza. Sono rimasta “sospesa” per un anno, senza avere neppure la possibilità di intuire quale sarebbe stato il mio destino. Mi sono autosospesa, transitando nel Gruppo misto, in attesa della decisione. Fino a quando, nel novembre del 2019, sono stata espulsa. Da pochi giorni ho aderito, condividendone le idee, alla componente Liberi e Uguali del Gruppo Misto del Senato. Quanto a quello che lei chiama il ripensamento sulla scelta no vax, è stato un processo, che è andato avanti negli anni, per riportare un po’ di ragionevolezza all’interno del movimento. E devo dire che a svolgere un ruolo importante nel raddrizzamento della rotta, è stato Luigi Di Maio, da cui mi dividono tante cose, ma che su questo punto è stato categorico già nel 2017.
Vista da fuori, l’Italia sembra un teatrino. Cominciamo dalla pandemia. Litigano i partiti, litigano i virologi, litigano Stato e Regioni…
Devo dirle, a questo proposito, che all’estero sta accadendo, più o meno, la stessa cosa. Io ho una nazionalità anche svizzera e lì c’è un’analoga diatriba fra cantoni e governo centrale. Noi abbiamo la propensione a darci le martellate sugli alluci, ma, in realtà, siamo il primo Paese per numero di vaccinazioni, non stiamo andando affatto male. Frequento altri Paesi, oltre la Svizzera e vedo che noi, più di tutti, ci lamentiamo, mettiamo in piazza i nostri difetti. Dovremmo imparare ad amarci un po’ di più, come Paese.
Veniamo alla politica. Ci sono i duellanti, Don Chisciotte e Sancio Panza, alias Giuseppe Conte e Matteo Renzi, i Costruttori, i Responsabili, i Centristi che pendono come la Torre di Pisa e giochi di bottega più che di Palazzo…
Non sono giochi di potere. Qui c’è stato solo un irresponsabile ritiro dei ministri da parte di Matteo Renzi. Aveva portato avanti delle richieste giuste, più soldi alla scuola, più soldi alla sanità, maggiore coinvolgimento del Parlamento, istanze che, peraltro, erano state avanzate da più parti, in questi mesi. Ritirare, però, i ministri, durante la pandemia, nel momento in cui dobbiamo discutere il Recovery Plan e dopo aver, per di più, visto esaudite molte delle sue richieste, è stato un atto di profonda irresponsabilità. Punto. Non c’è un Don Chisciotte e un Sancio Panza fra Conte e Renzi e non c’è un teatrino, ma solo una persona che si è comportata in modo irresponsabile. Altro punto, ritirando, fra l’altro, dal Governo il ministro dell’Agricoltura, nel momento, in cui si sta discutendo la politica agricola comunitaria, la Pac, che determinerà i finanziamenti all’agricoltura per i prossimi sette anni. La presenza della ministra Teresa Bellanova a Bruxelles sarebbe stata fondamentale. Ritirarla è stato un ulteriore atto di irresponsabilità, che va oltre la diatriba politica. Un ministro è di tutti. I ministri rispondono al Parlamento. Non sono né pedine né marionette. Ritirare il Ministro dell’Agricoltura è stato, per me, un atto di sfregio, oltre che di irresponsabilità e di incapacità di comprendere quello che sta succedendo.
Perché Renzi non si è fermato ed è andato “irresponsabilmente”, come lei sostiene, sino in fondo?
Io non sono una psicanalista. Quindi, lei dovrebbe consultare qualcuno che capisce la psiche di determinati personaggi, in alcuni in determinati momenti. Io so solo che ha profondamente sbagliato e glielo dice una persona, che vive il Parlamento ormai da otto anni. Io sono una di quelle che si mette lì e lavora, senza perdere tempo in tante discussioni. Ho sempre lavorato, non mi sono fermata neppure dopo che mi avevano sospeso dal Movimento Cinque Stelle. Non ho mai rinunciato a votare le cose che il Governo proponeva, di volta in volta, se le ritenevo giuste. Quindi, si può discutere, ma senza mettere in pericolo il funzionamento della macchina dello Stato. Renzi lo ha fatto, ritirando i ministri.
Tornando al suo movimento di origine, come è ambiato in dieci anni?
Ho aderito al Movimento Cinque Stelle, perché aveva un’impronta sociale e ambientalista, che la sinistra non sapeva più offrire. Poi, si è arroccato sulle persone. Si è creata una classe dirigente autoproclamata, che nessuno ha eletto: Non ci sono stati passaggi territoriali, né di ratifica dell’attuale classe dirigente del Movimento. Una classe dirigente non eletta, che poi ha portato il Movimento dove voleva, privando i territori dell’attivismo, che ne era stata la grande forza propulsiva. Io le parlo da Genzano, il mio Paese, che aveva un sindaco a Cinquestelle e dove quest’anno non hanno eletto neppure un consigliere comunale. Questo fa capire come i territori siano stati abbandonati. Sono nati come un movimento popolare, che portava avanti istanze, in cui io mi riconoscevo: attenzione al territorio, attenzione all’ambiente, democrazia partecipata. Tutto questo non c’è, a un certo punto, più stato.
Alla fine ieri, oggi e domani, un solo uomo al comando, Luigi Di Maio… Come è possibile che non ci sia nessuna istanza di cambiamento?
Le istanze ci sono. La voglia di cambiamento nei territori esiste, a prescindere da come è evoluto il Movimento. Si vedrà, se troverà un qualche riscontro. Io, personalmente, credo ci sia bisogno di una grande sinistra ambientalista, che affronti i problemi veri, del pianeta, delle persone, dei cambiamenti climatici, della crisi demografica e così via. Luigi Di Maio, in realtà, non si può estromettere, perché è il fondatore del Movimento Cinque Stelle numero due. Il Movimento è stato rifondato con il nuovo Statuto nel 2017 e i fondatori sono Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. I due hanno un ruolo, che prescinde dalla ratifica degli iscritti. Hanno il simbolo e le chiavi della piattaforma. Quindi, non sono removibili, sic stantibus.
Tutto questo cozza con qualsiasi idea di democrazia?
La democrazia si fa con i cittadini. Io non voglio parlare più del Movimento Cinque Stelle. Quello che conoscevo non corrisponde più a quello attuale. Non si può parlare di una cosa, che non c’è più. So che si stanno svolgendo gli stati generali, anche lì con scarse procedure democratiche… Devi essere autorizzato a parlare dall’attuale capo politico. Ed è difficile ripristinare la democrazia, là dove il capo politico autorizzatore, Vito Crimi, non è stato eletto da nessuno ed è scaduto ormai da quasi un anno. Insomma, una situazione surreale, dovuta, per l’appunto, all’arroccarsi della classe dirigente.
Che cosa pensa di Virginia Raggi. A me sembra una donna capace e coraggiosa, sola contro tutti?
Io credo che vincerà le elezioni e sarà confermata Sindaca. Lei è una donna molto forte, fra l’altro vittima di guerre di correnti all’interno del Movimento Cinque Stelle, più che di attacchi da parte dell’opposizione. Ha dovuto affrontare tutto il mondo, anche perché non aveva l’appoggio di tutto il suo Movimento. Anzi, tante beghe e tanti tentativi di farla cadere. Roma non è facile da governare e lei, che ha resistito e fatto anche bene, si merita una secondo mandato
Come finirà la querelle politica nazionale? Troveranno la quadra del cerchio?
E’ una crisi al buio, che nessuno si aspettava. Non voglio fantasticare sulle spinte, che può avere avuto Matteo Renzi per buttare il Paese in una crisi apparentemente senza vie di uscita e in un momento, come quello che stiamo vivendo. Obiettivamente, guardando anche dall’interno, non c’è certezza sull’esito di questa follia, che ci è capitata, fra capo e collo.
(Globalist)