Quasi certamente il “passaporto di immunità” seguirà la stessa procedura del cashback, cioè l’accreditamento presso le strutture statali attraverso lo Spid, il sistema pubblico di indentità digitale. Basterà collegarsi dal proprio computer o smartphone sul sito LazioSalute o scaricare un’apposita app, in fase di collaudo
Sarà una carta di circolazione che, nelle intenzioni, dovrebbe liberare da vincoli e restrizioni e, perché no, anche da paure. Un passaporto di immunità conseguito dopo il siero. A questo serve il patentino vaccinale. Prima che diventi realtà bisognerà attendere che parta la seconda fase di vaccinazione, ritardi permettendo. La data presunta è quella di metà febbraio quando, esauriti i sanitari e gli anziani delle Rsa, si passerà a vaccinare i soggetti più a rischio per fasce d’età, partendo da quelli con più primavere alle spalle.
Tutto da verificare l’impiego del patentino. Nelle intenzioni dovrebbe agevolare gli spostamenti delle persone che si sono sottoposte alla vaccinazione contro il Covid-19, permettendo i viaggi anche al di fuori della propria regione di appartenenza. Dovrebbe, inoltre, consentire l’accesso libero ai locali che per adesso rimangono sbarrati, a cominciare da cinema, teatri e palestre. Per questo occorrerà che Parlamento e Governo decidano limiti e prerogative del nuovo certificato. Quasi certamente il lasciapassare seguirà la procedura già sperimentata per il cashback, ovvero l’accreditamento presso le strutture statali attraverso lo Spid, il sistema pubblico di indentità digitale. Basterà collegarsi dal proprio computer o smartphone sul sito LazioSalute o scaricare un’apposita App, ancora in fase di collaudo.
Ricorrendo ad una metafora, l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, ha paragonato il patentino vaccinale alla cuffia per le piscine diventata obbligatoria, pena l’esclusione dall’accesso alle vasche pubbliche ma anche private. Va da sè che il certificato avrà una sua utilità durante la fase, che si prevede lunga, della vaccinazione di massa. Se davvero, come si spera, si arrivasse a immunizzare l’intera popolazione, il certificato perderebbe di efficacia. Tuttavia, sui divieti connessi al possesso del certificato sussistono delle obiezioni.
Al momento, infatti, il vaccino è fortemente consigliato e non obbligatorio. Accanto alle fantasiose riscostruzioni dei negazionosti ci sono, infatti, prese di posizioni prudenti anche di esponenti medici, che sollevano delle perplessità non sull’efficacia del vaccino in sé, ma sulla qualità dei test fin qui effettuati per accreditarne l’efficacia. La suggestione del certificato rimane comunque forte anche perché rappresenta un’ulteriore passo in avanti per liberarsi dall’incubo della pandemia.
(La Repubblica)