18 Novembre, 2024
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Racconto del medico guarito: “Mai vista in 40 anni una malattia così, virus imprevedibile”

Dal contagio in ospedale al ricovero al Celio, poi la paura, le camminate notturne nel corridoio davanti alle porte con i nomi cancellati dei pazienti morti e la guarigione: Valerio Sanguigni, cardiologo e primario della Casa di Cura Madonna delle Grazie di Velletri, racconta la sua battaglia contro il virus

Primo, “il Covid 19 “non è una semplice influenza” è un malattia che in quasi 40 anni di attività come medico in prima linea, io non ho mai visto. È imprevedibile e temibile”. Secondo,”la malattia è ormai ovunque e può colpire tutti”. Terzo, “l’unica via di uscita è il vaccino”. È questo il messaggio che Valerio Sanguigni, cardiologo responsabile della U.O.C di Medicina Interna ed endocrinologia della Casa di Cura convenzionata Madonna delle Grazie di Velletri ha voluto condividere con un post sul suo profilo Facebook, nella sua doppia veste di medico e di ex malato di Covid-19.

“Essendo in prima linea avevo messo in conto la possibilità di contagiarmi”, confessa il medico, che poi prosegue “un giorno di dicembre è accaduto l’imprevedibile, tipico di questa malattia. Un cluster improvviso di 10 pazienti positivi, che erano entrati con tampone molecolare negativo. E nonostante tutte le nostre protezioni (mascherine ,camici etc), tutto il mio staff medico e metà di quello paramedico e rimasto contagiato. “Quando la carica virale diventa forte è veramente difficile proteggersi dal Coronavirus”.

Le prime linee di febbre, il primo tampone positivo, poi il peggioramento e il ricovero all’ospedale militare del Celio. “Mi sono ritrovato in reparto Covid, un lungo corridoio vicino alla terapia sub-intensiva, ero un paziente a rischio. Non ho mai fumato, non ho patologie in corso, assumo integratori antiossidanti e vitamina da una vita(che in parte forse mi hanno aiutato nella mia prognosi), ma questa maledetta malattia mi ha preso in pieno e in pochi giorni ha colpito i miei polmoni”, racconta Sanguigni.

“Sono stato curato da una squadra di medici e infermieri vestiti con tute da marziani con maschera e doppi guanti, uomini e donne con un dedizione e una passione assoluta alla cura dei malati e un coraggio unico, di cui dovremmo andare fieri”, dice il medico.

“Ma ciò che fa di questa malattia un unicum, mai visto in 40 anni personali di esperienza come medico, è la sua assoluta imprevedibilità. Ho curato in questi anni centinaia di polmoniti, ho visto centinaia di pazienti lentamente e progressivamente guarire ma il Covid 19 è  assolutamente imprevedibile. Ho visto pazienti giovani, di 40-50 anni, con cui parlavo tranquillamente a distanza il giorno prima, mentre mi affacciavo dalla mia stanza, essere traportati di notte di corsa in terapia intensiva. Non ho mai dormito la notte e quando stavo meglio provavo a staccarmi l’ossigeno e camminavo di notte per pochi minuti lungo il corridoio. Durante quelle camminate leggevo i nomi ‘cancellati’ sulla porta di alcune stanze. Un’altra testimonianza indelebile come paziente e medico”.

Dopo il racconto della guarigione e della convalescenza Sanguigni con clude il post con quelle che chiama “tre brevi considerazioni”.

“Il Covid 19 “non è una semplice influenza” è una malattia che in quasi 40 anni di attività come medico in prima linea io non ho mai visto. Ha una contagiosità incredibile mai vista prima, ma soprattutto è assolutamente imprevedibile e temibile. La quantità di pazienti giovani (dai 40 ai 60 anni) che talvolta peggioravano rapidamente che ho visto in corsia mi ha impressionato, il che vuol dire che la  malattia è ormai ovunque e può colpire tutti. E ricordate che un tampone negativo non significa che la malattia non possa essere in incubazione, come il caso dei 10 pazienti poi postivi nel mio reparto mi ha insegnato. L’unica vera possibilità di uscita , credetemi, è il vaccino. Non ho alcuna intenzione di intervenire nella polemica dei no Vax . Se fosse possibile mi piacerebbe prendere per mano una persona scettica sul vaccino, vestirli con la tuta da marziano, con i calzari, con la maschera ,con i doppi guanti e fargli fare un giro in un reparto Covid 19 per vedere negli occhi le persone a letto con maschera di ossigeno”.

(La Repubblica)

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