Abbiamo incontrato Walter Tocci per presentare il suo bellissimo libro «Roma come se. Alla ricerca del futuro per la capitale».
Ne è scaturita una piacevolissima conversazione, nella quale sono stati toccati alcuni, tra i tantissimi, temi che il libro affronta.
E’ un’opera ricchissima di analisi, di spunti, di suggerimenti, dove si delinea una strategia per il rilancio della capitale – che ormai ha assunto una dimensione che va oltre quella metropolitana – come città del mondo.
Vi invitiamo a guardare la video registrazione dell’incontro, e riportiamo una bellissima recensione di Enzo Scandurra su Il Manifesto
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La sfida della città possibile nello sguardo di un visionario
«Roma come se. Alla ricerca del futuro per la capitale», il nuovo saggio di Walter Tocci pubblicato da Donzelli
di Enzo Scandurra
Walter Tocci è personaggio popolare a Roma, non solo tra coloro che hanno a cuore le sorti della città e nemmeno esclusivamente per la sua esperienza passata di vicesindaco e assessore alla Mobilità nelle giunte di sinistra. La sua popolarità è legata al suo impegno assiduo di studioso, ricercatore, attivista che si è speso senza riserve per cercare di analizzare e comprendere il declino di questa città. Lo testimoniano, tra l’altro, i suoi libri diventati testi fondamentali per chiunque si accinga a studiare Roma: da (solo per citarne alcuni), Roma, non si piange su una città coloniale (goWare) a Avanti c’è posto (Donzelli).
IN QUEST’ULTIMO LIBRO, Roma come se. Alla ricerca del futuro per la capitale (Donzelli, pp. 276, euro 25). Tocci torna ai temi a lui cari con un valore aggiunto rispetto ai precedenti, ovvero la domanda su come Roma saprà, o potrà. rielaborare l’eredità storica che tanti al mondo le invidiano: «come utilizzare le formidabili opportunità che possiede considerato che di queste se ne osservano, al momento, sole gli aspetti negativi legati al collasso dell’amministrazione pubblica?». Innescando un dibattito pubblico che nella capitale manca da anni, forse dai tempi di Petroselli, anche se associazioni e gruppi (che a Roma non mancano) tentano inutilmente di aprirlo con una amministrazione deca e sorda.
Il libro è stato presentato in svariate occasioni, fra cui anche sul canale web del Senato dall’autore con Anna Rossomando, Marco Damilano, Ida Dominijanni e Giuseppe Provenzano; si compone di diverse parti, ma è sulla proposta, Roma come se…, che Tocci ci invita a riflettere: quale destino futuro per Roma?
Oltre la crisi dell’amministrazione attuale, l’autore immagina un percorso costruito «come un insieme di relaziona orizzontali, dinatura’arnie e culturale»
C’E’ UNA FRASE DI FLAIANO, come sempre icastica, che dice: «Eravamo così sfiduciosi nel futuro che ci siamo messi a progettare il passato». Riecheggia Benjamin, per il quale l’unico cambiamento possibile è quello del passato poiché esso (il passato) non è mai morto e manda segnali su come altri percorsi interrotti sarebbero stati possibili. Tocci parla infatti di percorsi interrotti: «Il cozzo delle idee», come sosteneva Quintino Sella, inteso come luogo internazionale del confronto dei saperi moderni e della ricerca scientifica, o la rinascita dell’Agro, nel tempo saccheggiato e sfigurato. E da questi sentieri interrotti c’è forse la via d’uscita dalla crisi della città coloniale: un cambiamento di paradigma: «Se la capitale otto-novecentesca è stata generata dalla coppia nazione-città, la capitale del nuovo secolo troverà le sue opportunità nella coppia mondo-regione», intesa «come un insieme di relazioni orizzontali, di natura sociale e culturale, nell’economia endogena e creativa».
IN QUESTO RIANNODARE I FILI della storia risiede forse il vero concetto di modernità tanto agognato: rielaborare criticamente l’eredità ricevuta Non la modernità fatua di architetture senza storia che appartengono a un circuito internazionale indifferente ai luoghi né quella effimera dell’industria del turismo di massa che il Covid ha messo a tacere. Contro la mercificazione dell’architettura e dell’urbanistica omaggiante ai nuovi riti e ai valori del mercato che stravolgono e sfigurano l’immagine del- «Harmonic Motion« di Toshiko Horiuchi MacAdam al Macro la città propone un centro mondiale della produzione di cultura.
Rievocando questo passato, Tocci sembra anche penetrare nel mistero dell’identità o «natura» (chiamatela come volete) romana come, a suo tempo, riuscì solo ad Anna Maria Ortese con Napoli (Il mare non bagna Napoli) descrivendo la crisi politica ed esistenziale di Luigi Compagnone, allorché questo impegnato intellettuale di sinistra sí accorge che l’anima della città era più forte di qualsiasi ideologia.
Roma come se… è appunto il naturale epilogo di una possibile nuova storia che sa guardare al futuro con lo sguardo rivolto al passato. Il «testo nascosto» è che c’è bisogno di una nuova visione politica (una politica visionaria, verrebbe da dire) che sa valorizzare le storie e le bellezze del passato.
Nel marasma generale della politica romana, con schiere di aspiranti sindaci mossi da grandi ambizioni e idee non sempre all’altezza e il tracollo di una miope amministrazione pubblica, lo sguardo «visionario» di Tocci restituisce senso e concretezza al passato, e presente, di una città che non ha nulla da invidiare alle altre sue «simili» situate ai vertici di una ipotetica classifica mondiale, perché possiede nel proprio Dna i germi fecondi del proprio sviluppo e l’antidoto ai mali della falsa modernità.
A CONCLUSIONE riportiamo questa breve frase di Anna Maria Ortese, nella convinzione che molti aspettano una rinascita della città: «E tu che vuoi fare?», chiede la scrittrice al giovane e generoso Pasquale Prunas. La risposta: «Non è possibile che non succeda mai niente. Un giorno, forse, capiterà qualcosa. Allora mi farà piacere essere rimasto qui, ad aspettare». «E se non capitasse niente?», risponde la scrittrice.
(Enzo Scandurra, Il Manifesto)