19 Novembre, 2024
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diffusione del Sars Cov 2: aiutata da carenza di formazione scientifica

La carenza di formazione scientifica, ed in particolare matematico-statistica, la stessa che spinge a molti ludopatici di sperperare patrimoni in giochi che sono ovviamente perdenti, è quella che sta attualmente aiutando la diffusione del Sars Cov 2.

Nessuna persona dotata di intelligenza giocherebbe ad esempio a “testa o croce” sapendo che se vincesse otterrebbe una certa somma, ma se perdesse dovrebbe cederne il doppio. Per altri giochi la sostanza è la stessa: occorre conoscere un minimo di statistica per comprendere la truffa che nascondono.

Sembrerà strano, ma la “statistica del gioco” (in gergo “teoria dei giochi”) entra in campi impensabili della nostra esistenza. Potrei citare come vengono stabiliti i premi assicurativi: un “gioco” in cui le compagnie assicuratrici “scommettono” a che età morirà il cliente.

Nel caso della situazione pandemica attuale le persone giocano inconsciamente scommettendo sul fatto che chi ci sta vicino sia un diffusore di virus o meno. Ovviamente chi ritiene che il virus non esista (magari sia una invenzione di quel buontempone di Bill Gates invidiato da chi non ha nemmeno un millesimo della sua capacità mentale) o che produca pochi effetti sopportabili, sarà pronto a “giocare” ritenendo che (ad esempio) una stretta di mano o un sorriso valgano di più di una infezione (ritenendola sopportabile sono disposti ad “andare a vedere” il bluff).

Chi ritiene che il virus possa provocare danni gravi, ma pensa che sia poco diffuso, sarà pronto a “giocare” ritenendo che una cena in compagnia (senza mascherina per carità) non lo metterà certo a contatto con un positivo, cioè ritiene il rischio accettabile e “scommette”.

Esiste poi tutta una gamma di individui oltre quelli citati, fra questi indicherei coloro i quali sono profondamente egoisti (lo sono i bambini solo fino ad una certa età) e ritengono (magari a ragione) che loro non avranno danni dal virus, ma a cui non interessa il fatto che aiutarne la diffusione, ammalandosi anche essi, sia un problema: tanto saranno altri a soffrire e morire.

C’è infine chi ritiene che la propria vita, la propria salute, o la vita e la salute degli altri, abbiano un valore superiore a quello di non dover indossare una mascherina e non dovere rispettare le regole dettate dai sanitari, e conseguentemente rifiuterà la “scommessa” e non “giocherà” a questo gioco che certamente non è “equo”: si mette in palio la libertà di non indossare la mascherina contro il danno alla propria salute e quella degli altri. Lo stesso concetto si applica alla vaccinazione: la libertà di non fare una puntura contro la possibilità di far morire altre persone.

Non starò qui a stigmatizzare il comportamento scorretto di bambini e ragazzi. Non hanno ancora una coscienza formata, non conoscono ancora bene il nesso fra causa ed effetto, si ritengono immortali e spesso non hanno nemmeno coscienza e conoscenza (la bimba di Palermo ce lo ricorda tristemente).

Non ho necessità (lo faccio in altra sede) nemmeno di stigmatizzare quei docenti i quali, pur di non perdere tempo a pretendere il rispetto verso la salute di tutti e delle norme di sicurezza dettate dal responsabile per la sicurezza, non obbligano i ragazzi ed i bambini a mantenere indossata la mascherina nel modo corretto. Questa “tolleranza” spero non debba essere rimpianta da nessuno perché ciascuno di noi ha genitori, se non nonni, o comunque parenti di età elevata, cioè oltre i 60 anni, che rischiano molto fortemente la vita se vengono infettati dal Sars Cov 2.

Il problema è che questa tolleranza offre la sponda a insensati genitori “no mask” o “free mask” o “faccio io mask” (li definirei “no brain”) i quali, per inconcepibili motivazioni politiche, rifiutano di credere all’esistenza del virus o lo ritengono inoffensivo, ma dimenticano che nella posta di questo gioco, non mettono in palio solo la propria vita o solo la propria salute, ma anche quella di figli, di congiunti vari e degli sconosciuti con cui vengono a contatto. Dimenticano che per la morale cristiana è peccato mettere a rischio inutilmente la propria vita e che per la convivenza civile è un reato penale mettere a rischio la vita degli altri.

Veniamo ora al punto che mi coinvolge direttamente. Mi riferisco al fatto che sono stato denunciato da due genitori per via delle mie direttive, basate sui suggerimenti del professionista responsabile per la sicurezza (direttive fortunatamente rispettate e fatte rispettare da quei docenti che sanno insegnare e sanno “tenere” le classi e fanno rispettare le norme del convivere civile) che impongono di areare in continuazione il più possibile le aule e di indossare le mascherine, fornite gratuitamente dal Commissario straordinario Arcuri, al posto (o al di sopra) delle proprie. Si tratta di misure più rigide di quanto previsto dagli svariati DPCM, ma sono misure che hanno dimostrato la loro efficacia permettendo di non far diffondere il virus nelle classi, proteggendo i minori che ci sono stati affidati. Nonostante il freddo nelle aule, non c’è stato alcun “colpo di freddo” (patologia esistente solo in Italia) e nessuno si è ammalato, segno evidente che l’uso corretto delle mascherine protegge dal Sars Cov 2, ma anche dagli altri virus dell’influenza.

Per il ruolo che rivesto, sono il responsabile penale, ma soprattutto morale, della salute degli studenti e dei lavoratori della conoscenza che frequentano le Scuole che dirigo. Per questo motivo adotterò sempre tutte le misure necessarie ad assicurare la tranquillità dei genitori e la sicurezza dei bambini affidatici. Non mi interessano le beghe di persone in mala fede o ignoranti e non sottostarò alle pressioni di quanti dimenticano, per egoismo forse, l’interesse generale ovvero l’importanza di non mettere in pericolo la salute altrui oltre alla propria. La sera desidero poggiare la testa sul cuscino e poter poi dormire sapendo di non avere provocato il male di nessuno e certamente non averlo fatto solo per non avere voluto primariamente il mio quieto vivere ed evitare di andare davanti ai Carabinieri a spiegare le mie motivazioni e le mie azioni che hanno solo lo scopo di far tornare a casa sani bambini, ragazzi e lavoratori della conoscenza.

Riccardo Agresti

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Da L’agone un rinnovato plauso all’operato di Riccardo Agresti, un uomo che interpreta la sua funzione di dirigente scolastico in maniera egregia, unendo grandi competenze e capacità all’ancoraggio a valori fondamentali, per educare i ragazzi ad affrontare la vita, e anche rispettando e facendo rispettare le leggi.

Purtroppo l’ignoranza è sempre più diffusa – o meglio, la non conoscenza in un mondo sempre più complesso e specializzato – e scuola e formazione dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale per i ragazzi, ma sempre più anche per gli adulti: usiamo il condizionale perchè, da decenni, scuola e formazione, e ricerca scientifica, sono considerati temi di terza priorità. Le conseguenze le stiamo vedendo, constatando le difficoltà in cui versano scuola e sanità, ma specialmente vivendo un periodo in cui le coscienze e le opinioni si costruiscono sul nulla, sulle panzane, sulle stupidaggini – inconsapevolmente oppure abilmente diffuse.

L’agone

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