Lettera del liquidatore: “Troppi debiti, lavori bloccati e risarcimenti Azienda in bancarotta”.
Roma Metropolitane è a un passo dal fallimento. Altri due mesi di tempo, poi l’azienda che per conto del Comune si occupa della gestione delle grandi infrastrutture dei trasporti della capitale chiuderà i battenti.
Un disastro annunciato. Messo nero su bianco dal liquidatore della partecipata, Andrea Mazzotto, in cinque pagine di fuoco inviate mercoledì alla sindaca Virginia Raggi: “Dal 31 marzo 2021 la società non sarà in grado di onorare gli impegni correnti, divenendo dunque insolvente e, di conseguenza, trovandosi a dover interrompere ogni attività”.
Uno scenario insostenibile. La fine di Roma Metropolitane porterebbe al tracollo l’intero sistema dei trasporti di Roma. La nota firmata dal manager subentrato all’attuale amministratore unico di Atac, Giovanni Mottura, non lascia troppi margini di interpretazione.
La chiusura della partecipata, messa in liquidazione dalla giunta grillina e adesso lanciata verso il concordato preventivo, produrebbe un devastante effetto domino. Si parte con lo stop ai lavori per la realizzazione della metro C, proprio ora che il governo ha nominato un commissario straordinario (Maurizio Gentile, finito due volte sotto inchiesta per disastro ferroviario) per completare la tratta.
Secondo colpo per la mobilità capitolina: ecco il blocco della circolazione dei treni sulle linee A e B, tratte destinate a diventare inservibili per l’interruzione “dell’adeguamento alle norme antincendio e l’impossibilità di adempiere nei termini alle prescrizioni emanate dall’autorità giudiziaria”. A questo punto Mazzotto prevede “enormi disagi per la cittadinanza e un gravissimo pregiudizio economico per l’esercente Atac, in ragione dei mancati futuri flussi economici necessari ad adempiere al concordato preventivo”.
Infine i guai giudiziari: “Non possono poi tacersi le fattispecie di rilevanza penale che si configureranno in capo a coloro che hanno causato il fallimento della società” . Traduzione? L’intera giunta, chi in particolare si è occupato dell’azienda, rischia di finire a processo per bancarotta fraudolenta.
Non si tratta certamente della migliore delle prospettive per chi ha sempre assicurato di non voler mandare gambe all’aria il trasporto pubblico capitolino. Ma il tempo sta per scadere. Le opzioni sono due: il concordato, stile Atac con buona pace dei creditori, oppure il risanamento.
Un percorso complesso, da avviare in fretta: “Il liquidatore – si chiude la comunicazione – è consapevole che i tempi necessari per adottare una decisione nel senso del risanamento della società sono strettissimi”. Se non arriveranno novità dal Campidoglio nel giro dei prossimi giorni, il 31 gennaio verrà convocata l’assemblea dei soci che farà imboccare a Roma Metropolitane la strada del tribunale fallimentare.
Una via impervia. Non solo lo stop dei cantieri della linea C e al servizio di metro A e B. In vista c’è anche un possibile maxi- contenzioso con i costruttori della tratta verde. Tra coronavirus, pignoramenti ( risolti solo il 7 gennaio) e i continui rinvii sull’adozione di un qualsiasi piano di risanamento, l’azienda è arrivata al limite. “La società non può assumere nuove commesse” , spiega candidamente il liquidatore. Ancora due mesi e il blackout sarà totale.
(La Repubblica)