27 Settembre, 2024
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2020, annus horribilis per i reinsediamenti dei rifugiati. L’allarmante rapporto dell’Unhcr

Secondo i dati raccolti dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, nel 2020 sono stati reinsediati solo 22.770 rifugiati, a fronte a 1,44 milioni di persone con urgente bisogno a livello globale.

Secondo i dati raccolti dall’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati,  nel 2020 sono stati reinsediati solo 22.770 rifugiati, a fronte di una stima di 1,44 milioni di persone con urgente bisogno a livello globale. Si tratta dei numeri più bassi sul reinsediamento di rifugiati in quasi due decenni. Il calo dipende dalle scarse quote proposte dagli Stati, così come dall’impatto della pandemia di Covid-19, che ha ritardato partenze e programmi.

In Italia, a partire dal 2015, anno di creazione del programma nazionale di resettlement, sono stati reinsediati 2,510 rifugiati, prevalentemente da Libano, Giordania e Turchia ma anche da Sudan e Libia.

A causa della crisi pandemica da Covid 19 e delle conseguenti misure restrittive, nel 2020, solamente 21 rifugiati hanno potuto raggiungere l’Italia con questo programma, a fronte dei 471 rifugiati reinsediati nel 2019.

In una nota ufficiale, Unhcr auspica che il programma di resettlement verso l’Italia possa riprendere al più presto, consentendo ai rifugiati di iniziare finalmente un nuovo percorso di vita stabile in un luogo sicuro.

“Possiamo solo sperare che il 2020 rappresenti un’anomalia per il reinsediamento dei rifugiati. Chiediamo urgentemente ai governi di incrementare i loro programmi quest’anno, di offrire più posti, di accelerare il trattamento dei casi e di aiutarci a salvare le vite delle persone più bisognose e a maggior rischio”, afferma  l’Assistente Alto Commissario per la Protezione dell’Unhcr, Gillian Triggs.

“L’anno passato è stato estremamente impegnativo per tutti in tutto il mondo, ma ancora di più per tanti rifugiati che già vivono ai margini e lottano per sopravvivere”.

Anche se la pandemia ha avuto un forte impatto sul numero di rifugiati che hanno potuto essere reinsediati nel 2020, l’Unhcr è incoraggiata dal fatto che 20 paesi hanno comunque ripreso i loro programmi, e ricominciato a registrare e ricevere rifugiati durante l’anno. Molti di questi hanno messo in atto modalità  innovative e flessibili per gestire i casi durante la pandemia.

“Abbiamo visto che il reinsediamento dei rifugiati può essere gestito, anche durante un’emergenza sanitaria globale, a patto che ci siano protocolli relativi a salute e sicurezza adeguati e corretti”, rimarca  Triggs.

Il maggior numero di rifugiati reinsediati nel 2020 proveniva dalla Siria, dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Myanmar.

Con l’85 per cento dei 20,4 milioni di rifugiati sotto il mandato dell’Unhcr ospitati nei Paesi in via di sviluppo, il reinsediamento rappresenta una maniera tangibile attraverso la quale gli Stati possono proteggere meglio i rifugiati, dimostrare solidarietà e sostenere i Paesi ospitanti. La riunificazione familiare assistita ed i canali sicuri e regolari per il lavoro e lo studio rappresentano ulteriori opportunità per i rifugiati che i Paesi possono sostenere.

Si tratta di obiettivi chiave del Global Compact sui Rifugiati, previsti nell’ambito di una strategia triennale di reinsediamento e canali complementari  lanciata da governi, Ong, società civile e Unhcr.

“Finché le guerre e i conflitti continueranno, gli esodi forzati si protrarranno e i Paesi con meno risorse si troveranno con l’onere sproporzionato di ospitare la maggior parte dei rifugiati del mondo, avremo bisogno che altri Paesi si facciano avanti”, ha detto Triggs.

La drastica scelta degli Usa

“Sappiamo tutti – spiega a Vatican News Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino – gli Stati Uniti, che erano il primo Paese di reinsediamento, hanno dimezzato, se non ancora di più limitato, l’accesso al reinsediamento, e ci sono stati anche tanti altri Paesi che hanno abbassato le loro quote”. A tutto questo si aggiunge “l’impossibilità di portare avanti partenze e movimenti durante il periodo Covid, il che ha ulteriormente reso la situazione difficile e drammatica per quanto riguarda il reinsediamento di più di un milione di rifugiati che, attualmente, si trovano con urgente bisogno di essere reinsediati per ragioni di sicurezza, mediche, per ragioni talmente importanti da rendere il reinsediamento l’unica vera possibilità per queste persone di sopravvivere”.

Appello all’Europa

Con l’inizio del 2021, l’Unhcr invita il Portogallo e la Slovenia a sfruttare le loro Presidenze dell’Unione Europea di quest’anno e i negoziati sul Patto UE sulla migrazione e l’asilo e a dare prova di leadership per proteggere meglio i rifugiati in Europa e altrove. Le Raccomandazioni alla Presidenza UE 2021 dell’Unhcr propongono misure prevedibili e basate su principi di solidarietà per un sistema di asilo UE praticabile, fondato sul diritto e sostenibile. Sottolineano inoltre l’importanza di rivitalizzare il sostegno politico e economico ai Paesi e alle regioni in cui vive la maggior parte delle persone costrette alla fuga e la necessità di affrontare le cause alla radice delle migrazioni forzati e irregolari.

L’85% dei rifugiati nel mondo – che sono all’incirca 80 milioni di esseri umani – sono accolti nei Paesi a basso reddito e del sotto-sviluppo. La richiesta dell’Unhcr alle Presidenze dell’UE è quella di assicurare un aiuto economico prevedibile e flessibile (sia allo sviluppo che umanitario) e un sostegno generale agli Stati ospitanti, anche per rafforzare i loro sistemi di asilo. Meno persone potrebbero intraprendere viaggi pericolosi se i Paesi dell’UE dimostrassero un maggiore impegno a favore della solidarietà attraverso il reinsediamento, i canali complementari e il ricongiungimento familiare. A questo proposito, l’Agenzia Onu considera positivo il rinnovato Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione, previsto nell’arco di tempo 2021-27, che ha fatto seguito alle consultazioni pubbliche con la società civile e i rifugiati in tutta Europa.

Speranze riposte negli annunci enfatici di solidarietà. “In un ambiente globale fragile – dice Gonzalo Vargas Llosa, rappresentante dell’Agenzia per gli affari europei – un’UE che salvi vite umane, protegga i rifugiati in Europa e nel mondo, e trovi soluzioni per porre fine alle migrazioni forzate e costruire società resilienti è più che mai necessaria. Speriamo che il 2021 sia un nuovo capitolo per la protezione dei rifugiati-  aggiunge  – con l’UE che dimostri la sua leadership in Europa e nel mondo”.

Ci vogliono progressi su questioni chiave. “Mentre proseguono i negoziati sul Patto dell’UE, confidiamo che gli Stati membri colgano l’opportunità di dare l’esempio e di proteggere meglio le persone che cercano asilo in Europa”, prosegue Vargas Llosa. “Le Presidenze dell’UE del 2021 hanno un ruolo fondamentale per facilitare le discussioni che aprono la strada a un sistema di asilo comune e funzionante che protegga le persone in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni”. L’Unhcr incoraggia le Presidenze a esplorare le possibilità di compiere progressi su questioni chiave come la solidarietà e le procedure di frontiera. Si tratta, in sostanza, di sostenere procedure di asilo eque e rapide per assegnare a chi ha bisogno la protezione internazionale. E poi ritorni dignitosi per le persone che desiderano rientrare nei loro Paesi d’origine o che non hanno bisogno di protezione

Apocalisse Sahel

Le inarrestabili violenze in corso nella regione africana del Sahel ,per la prima volta nella storia, hanno ormai costretto oltre due milioni di persone a divenire sfollate all’interno del proprio Paese.

Le capacità di accoglienza delle comunità locali del Sahel, che si estende tra Burkina Faso, Ciad, Mali e Niger, e comprende alcuni dei Paesi meno sviluppati al mondo, hanno raggiunto un punto critico.

Si sta registrando una brusca impennata delle esigenze della popolazione in tutta la regione, in cui convergono crisi molteplici quali conflitto armato, estrema povertà, insicurezza alimentare, cambiamenti climatici e pandemia di Covid-19.

L’estrema vulnerabilità del Sahel è stata messa a nudo dall’impatto degli esodi forzati causati dalle orribili e diffuse violenze perpetrate da gruppi ribelli armati e bande criminali.

Le attività di risposta umanitaria sono messe pericolosamente a dura prova, pertanto l’Unhcr esorta la comunità internazionale a intensificare il supporto destinato alla regione. È necessario che gli Stati agiscano ora per aiutare i Paesi del Sahel a fronteggiare le cause alla radice di tali esodi forzati, promuovere uno sviluppo strategico e sostenibile, e rafforzare istituzioni quali scuole e ospedali, molte delle quali hanno cessato le attività a causa delle violenze continue. La situazione è peggiorata a causa della pandemia di Covid-19.

Il numero di sfollati interni nella regione è quadruplicato in soli due anni, considerato che se ne registravano 490.000 all’inizio del 2019. Oltre la metà di quelli attualmente presenti nella regione è composto da burkinabé. Nel Sahel, inoltre, trovano accoglienza oltre 850.000 rifugiati provenienti principalmente dal Mali.

Già nel corso di quest’anno, le violenze perpetrate in Niger e Burkina Faso hanno costretto più di 21.000 persone alla fuga per cercare rifugio altrove all’interno del proprio Paese.

In Burkina Faso, a partire dal 31 dicembre 2020, una serie di attacchi armati condotti contro la città di Koumbri e i villaggi limitrofi, nel nord del Paese, hanno costretto alla fuga più di 11.000 persone. La maggior parte è costituita da donne e bambini fuggiti di notte dopo che gli aggressori hanno aperto il fuoco contro le loro case. Si sono messi in salvo e ora sono accolti dalle comunità locali a Ouahigouya e Barga, a circa 35 km di distanza.

Malgrado la generosità mostrata dalle comunità di accoglienza, molti sfollati interni sono sprovvisti di riparo adeguato e dormono all’aperto. Necessitano con urgenza di alloggi, acqua e beni di prima necessità, nonché accesso a cure mediche e servizi igienico-sanitari adeguati a prevenire la diffusione del Covid-19.

Da un lato gli appelli, i preoccupati report, le richieste all’Europa e alla nuova amministrazione Usa. Dall’altro lato, quello della realtà, tragedie umane infinite come quella del Sahel o quelle che si consumano quotidianamente nel Mediterraneo o nell’inverno-inferno balcanico.  Nessuno può dire: non sapevo.

(Globalist)

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