L’ultima è Kaja Kallas che, dopo aver prestato giuramento il 26 gennaio, è diventata la prima donna a guidare un governo in Estonia. Secondo dati del 2019, al Parlamento europeo siede il 36% di donne. Lo scenario attuale in tutti i continenti
Oggi Kaja Kallas ha prestato giuramento, diventando la prima donna a guidare un governo in Estonia, affiancando un’altra donna, Kersti Kaljulaid, presidente del Paese baltico dal 2016. L’Estonia è il primo e il solo Paese al mondo ad avere donne nelle due principali posizioni di capo dello Stato e capo del governo.
Ma qual è la situazione delle donne al vertice nel mondo? A guidare la classifica della leadership rosa in Europa, che ha eletto una donna, Ursula Von der Leyen, alla guida della Commissione Ue, ci sono sicuramente i Paesi del Nord, dalla vicina Lituania, a Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca e Germania.
Secondo dati del 2019, al Parlamento europeo siede il 36% di donne. Considerando i 27 Paesi Ue e il Regno Unito, solo il 14,3% dei premier è donna e tra i presidenti la quota sale appena al 21,4%. L’Europa conta un 30% di ministri donne contro il 19% su scala mondiale. Su scala globale, su circa 200 Paesi, solo 20 sono guidati da capi di Stato donne.
La situazione in Europa
Danimarca: Mette Frederiksen è la premier dal 27 giugno 2019. Dal 2011 al 2014, Frederiksen è stata ministro del Lavoro nel Governo Thorning-Schmidt I e, dal 2014 al 2015, ha ricoperto l’incarico di ministro della Giustizia. Dal 28 giugno 2014 è la leader dei socialdemocratici. Viene spesso criticata per le sue posizioni molto dure contro l’immigrazione e la lotta alla prostituzione.
Estonia: Le neo premier Kaja Kallas è leader del Partito riformista (destra liberale), ex europarlamentare, europeista, 43 anni. è “figlia d’arte”: suo padre è l’ex primo ministro Siim Kallas, in carica dal 2010 al 2014, che è stato anche commissario europeo ai Trasporti durante la presidenza Barroso.
Il lavoro della prima premier donna in Estonia andrà ad affiancarsi della presidente Kersti Kaljulaid, 51 anni, capo dello Stato dal 2016, quarta in carica dall’indipendenza dall’Unione sovietica nel 1991.
Laureata in genetica, ha poi conseguito un master in economia e scienza dell’amministrazione. Dal 1999 al 2002 è stata consigliera economica del premier estone Mart Laar, dal 2002 al 2004 CEO dell’impianto di Iru della compagnia di energia pubblica Eesti Energia, per poi diventare, fino al 2016, membro della Corte dei conti europea.
Finlandia: La premier finlandese Sanna Mirella Marin, in carica da dicembre 2019, ha un primato: quello di essere la più giovane leader di governo nel mondo. Classe 1985, a soli 34 anni ha preso la guida dell’esecutivo finlandese, già ministra dei Trasporti, astro nascente del partito socialdemocratico (SPD). Marin è cresciuta in una famiglia di due mamme.
Georgia: Nel novembre 2018 la Georgia ha eletto il suo primo capo di Stato donna, Salome Zurabishvili. Nata a Parigi 68 anni fa da genitori georgiani che avevano lasciato il Paese nel 1921, dopo l’annessione all’Unione Sovietica, ha fatto carriera nella diplomazia francese. Nel 2003 è stata inviata come ambasciatrice nella capitale Tbilisi e l’anno successivo ha ottenuto la cittadinanza su decisione del presidente georgiano.
Viene allora scelta come ministro degli Esteri, ruolo che ha ricoperto fino al 2005. Nel 2006 ha fondato il partito La via della Georgia e viene eletta in Parlamento. La sua candidatura alla presidenza è stata sostenuta da Sogno Georgiano, partito di governo, fondato nel 2012 dal miliardario Bidzina Ivanishvili.
Germania: Cancelliera della Germania dal 22 novembre 2005, Angela Merkel, 66 anni, è tra le più note donne leader al mondo. Dal 2006 al 2019 il magazine Forbes ha inserito Merkel tra le 100 donne più potenti del pianeta.
Gran Bretagna: Dal 6 febbraio 1952, quando è succeduta al padre, re Giorgio VI, Elisabetta II – nata Elizabeth Alexandra Mary, il 21 aprile 1926 a Londra – è la regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami dei 15 Paesi del Commonwealth. Quasi 95enne, il suo regno è il più longevo al mondo, oltre 68 anni.
Islanda: Katrìn Jakobsdòttir è il primo ministro dell’Islanda dal 30 novembre 2017. è la seconda donna a ricoprire questo incarico nel Paese dopo Jòhanna Sigurdardòttir, che era stata nominata nel 2009. Leader dei Verdi, Jakobsdottir, 44 anni, dichiaratamente femminista, è alla guida di una coalizione tripartitica composta da Partito dell’Indipendenza, Partito Progressista e i Verdi.
Lituania: Ingrida imonyt è primo ministro della Lituania dallo scorso 11 dicembre. Economista di formazione, 46 anni, dal 2009 al 2013 è stata ministro delle Finanze ed ha condotto una politica economica di austerità durante la crisi finanziaria globale.
Eletta alle parlamentari nel 2016, due anni dopo ha vinto le primarie del suo partito, l’Unione della Patria – Democratici Cristiani di Lituania, diventandone la candidata per le elezioni presidenziali del 2019. è stata sconfitta dal candidato rivale, Gitanas Nausdam.
Norvegia: Erna Solberg è primo ministro dal 16 ottobre 2013 e leader del partito conservatore norvegese. Ad affiancare Solberg, 59 anni, soprannominata la ‘Angela Merkel della Norvegia’, a due importanti dicasteri ci sono altre donne: Ine Eriksen Soreide, ministra degli Esteri e Marit Berger Rosland agli Affari Europei. Si occupa spesso di diritti femminili anche se vorrebbe leggi più restrittive per l’aborto.
Serbia: Ana Brnabi è primo ministro della Serbia dal 29 giugno 2017, eletta con il Partito progressista. L’economista 45enne è la prima donna, dichiaratamente omosessuale, a ricoprire tale carica nel Paese. Si definisce europeista e tecnocratica e il suo governo, per quanto conservatore, punta su educazione e digitalizzazione.
Slovacchia: Da marzo 2019 presidente della Slovacchia è Zuzana Caputova, 45 anni, giurista e avvocato, madre divorziata con due figlie, prima donna ad essere eletta capo di Stato nell’Europa centro-orientale.
A spingerla ad entrare in politica è stato l’assassinio del giornalista investigativo Jan Kuciak. Si è impegnata a lavorare per i diritti di tutti – anche di immigrati e persone LGBT – contro ogni forma di ingiustizia e abuso. Dopo una lotta decennale è riuscita a fermare un’enorme discarica abusiva, premiata con il Goldman prize, considerato il Nobel del movimento Verde e dell’ecologia.
La situazione nelle Americhe
Stati Uniti: Kamala Harris è la prima donna e per giunta con origini afroasiatiche a diventare vicepresidente degli Stati Uniti, accanto al 46mo capo di Stato, il democratico Joe Biden.
America centrale: Paula-Mae Weekes è presidente di Trinidad e Tobago, laureata in legge e in carica dal 2018. L’avvocatessa Mia Amor Mottley è la premier delle Barbados dal 2018. In Nicaragua, governato col pugno duro dal marito Daniel Ortega, la vicepresidente è Rosario Murillo, esponente di spicco del Fronte sandinista di liberazione nazionale, partito di governo dal 1979, salvo una parentesi di qualche anno.
La situazione in Asia e Oceania
Bangladesh: La guida del governo è in mano a Sheikh Hasina Wazed, in carica dal 2009, considerata una delle donne più potenti del mondo, inserita al 28mo posto nella classifica Forbes.
Myanmar: Nonostante crescenti critiche in patria e all’estero – tra cui le pesanti accuse di genocidio ai danni dei Rohingya – la storica leader birmana Aung San Suu Kyi, 75 anni, stata riconfermata al potere dopo la vittoria alle elezioni parlamentari dello scorso novembre della sua Lega nazionale per la democrazia (Lnd).
Molti nella maggioranza dei Bamar la venerano come madre della nazione, Nobel per la pace nel 1991, nel 2010 è tornata libera dopo anni di prigionia durante la dittatura militare cinquantenaria.
Nepal: Dal 2015 la presidentessa del Nepal è Bidhya Devi Bhandari, leader del partito comunista, 60 anni, nota per le sue battaglie per i diritti delle donne e per garantirli anche nel nuovo ordinamento statale.
Nuova Zelanda: Lo scorso novembre, Jacinda Arden, popolare prima ministra della Nuova Zelanda, è stata riconfermata per un secondo mandato. Capo del Partito laburista dal 2017, la 40enne Arden è ambientalista e lotta contro la discriminazione.
Il suo nome è diventato famoso nel mondo per la sua gestione esemplare della crisi della strage di Christchurch, compiuta il 15 marzo 2019 contro due moschee, dando prova di una leadership salda e profondamente umana. Un’altra crisi che Arden ha gestito con successo è quella della pandemia di Covid-19.
Singapore: Da settembre 2017 il presidente di Singapore è una donna, Halimah Yacob, la prima a ricoprire l’incarico. Di etnia malese, classe 1954, la sua elezione è stata accolta come la volontà di affermare l’identità multiculturale e multietnica della piccola ma influente repubblica asiatica.
La situazione in Africa
Etiopia: In Africa l’unica donna capo di Stato in carica è Sahle-Work Zewde, eletta in Etiopia nell’ottobre 2018, prima donna alla presidenza nel Paese del Corno d’Africa. Diplomatica di lungo corso, fino alla sua elezione ha ricoperto la carica di rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres presso l’Unione africana.
Togo: Lo scorso ottobre in Togo è stata nominata la prima premier donna, Victoire Tomegah Dogbè, 60 anni. Laureata in Scienze economiche e gestione d’impresa in Togo, con specializzazioni all’estero, ha maturato una lunga esperienza nella cooperazione, tra l’altro alle Nazioni Unite, prima di diventare ministro dello Sviluppo, dell’Artigianato, della Gioventù e dell’Occupazione dei giovani nel suo Paese.
Gabon: Anche il Gabon ha un primo ministro donna: Rose Christiane Ossouka Raponda, 56 anni, economista, esperta di finanza pubblica, in carica da agosto 2020. Alle spalle ha una lunga carriera da fedele alleata del presidente Ali Bongo Odimba, la cui famiglia è al potere da decenni.
Dal 2012 al 2014 è stata ministro del Bilancio, dal 2014 al 2019 sindaco della capitale Libreville, dove vive più del 70 per cento della popolazione del Gabon, e per finire ministro della Difesa da febbraio 2019.
In Africa il protagonismo politico femminile passa anche attraverso le rappresentanze nei Parlamenti. Il Parlamento del Ruanda è il primo al mondo per numero di donne, che sono il 56% di tutti i deputati.
(Agi)