L’intenzione del governo è di portarne a Bhasan Char 100mila, il dieci per cento del milione arrivati dal Myanmar. La terraferma dista parecchie ore di navigazione
Oltre 1.400 profughi di etnia Rohingya, musulmani, sono stati ricollocati dal Bangladesh nell’isolotto di Bhasan Char, nella Baia del Bengala, dove fin da dicembre è cominciata la deportazione. Salgono così a circa 6.700 i Rohingya trasferiti sulla piccola isola, in un insediamento apposito, secondo alcuni a rischio di inondazioni e tempeste. La terraferma dista parecchie ore di navigazione e i Rohingya non sono autorizzati a lasciare l’isola.
Il Bangladesh sostiene che il ricollocamento sia volontario, ma alcuni del primo gruppo trasferito dicono di essere stati costretti. Il governo motiva la decisione anche con il crescente allarme criminalità nel caotico campo profughi di Cox Bazar alla periferia della capitale Dakka.
“Abbiamo ricevuto 3.242 Rohingya in due giorni”, ha detto all’agenzia Reuters l’ufficiale di Marina Abdullah Al Mamun Chowdhyry responsabile di Bhasan Char. Oggi cinque navi hanno sbarcato 1.466 persone con i loro averi. L’intenzione del governo è di trasferirne 100mila, ovvero il 10% del milione di profughi che affollano i campi. Due di loro, partiti venerdì, hanno detto alla Reuters che l’aumento della violenza è stata la molla che li ha spinti a lasciare. “Omicidi, rapimenti, stupri, droghe e altri crimini sono aumentati vertiginosamente” riferisce un 42enne, partito con moglie e sei figli. Altri due dicono di essersi spostati di loro volontà “nella speranza di una vita migliore”.
Il ministro degli Esteri, Abdul Momen, ha detto alla Reuters che le Nazioni Unite, prima di giudicare Bhasan Char, dovrebbero verificare la situazione nel confinante Rakhine, regione del Myanmar da cui i Rohingya provengono, per valutarne il possibile rimpatrio.
(Avvenire)