18 Luglio, 2024
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M5S, sette (più altri sette): chi sono i senatori anti Renzi

Da Lezzi ad Airola, il gruppo lavora a una linea comune: «Voto di fiducia non scontato». C’è chi propone di insistere da subito su temi divisivi, parte del dna del Movimento, quindi difficilmente contestabili dai big e dalla base 

 

Sette più sette: sono i senatori del Movimento che non gradiscono l’apertura a Matteo Renzi e che dialogano tra loro per capire che strada imboccare. Sono divisi in due gruppi: i primi sette, i più decisi, contrari a Iv a ogni costo. I secondi sette — tra cui figurano secondo le voci Barbara Guidolin, Alberto Airola e Fabrizio Trentacoste — che invece sono disponibili a un nuovo governo a patto «di stanare Renzi sui nostri temi». Insieme, i 14 senatori provano a valutare una linea comune. C’è chi propone di insistere da subito su temi divisivi, temi che sono parte del dna del Movimento, quindi difficilmente contestabili dai big e dalla base. Si parla, per esempio, di salario minimo. Ma non solo. Non a caso proprio ieri Nicola Morra — che ha ipotizzato le dimissioni dal Senato in caso di nuova alleanza con Italia viva — scrive su Facebook: «Se un nuovo governo dovesse nascere, dovrà affrontare di petto la questione della revoca delle concessioni autostradali».

La scelta di alcuni big storici

Ma chi sono i senatori che si oppongono al ritorno dei renziani in maggioranza? Alcuni volti storici, big della prima ora del M5S come Barbara Lezzi. La senatrice pugliese, ministra del Sud nel governo con la Lega e vicina ad Alessandro Di Battista,che ha lanciato l’idea di un voto su Rousseau in caso di nuovo patto (idea ripresa poi dagli europarlamentari Fabio Massimo Castaldo e Dino Giarrusso). Poi c’è appunto Morra, calabrese, uno dei primi capigruppo della storia parlamentare M5S (nel 2013), ora presidente della Commissione Antimafia e impegnato da sempre sui temi della legalità. Con loro i senatori alla prima legislatura, in gran parte accomunati da una linea ferrea, di coerenza, sulle battaglie dei Cinque Stelle. Come quella sul Mes (erano tra chi ha minacciato di votare no alla riforma del fondo a dicembre).

«Voto sulla fiducia non scontato»

Ci sono anzitutto altre due calabresi: Rosa Silvana Abate, che venerdì ha condiviso il post di Di Battista. Poi c’è Bianca Laura Granato, docente che prima di entrare in Parlamento si è battuta contro la riforma renziana della Buona scuola. No triv, è stata candidata sindaco a Catanzaro nel 2017. Dopo le parole di Vito Crimi al Colle ha subito scritto: «Se dobbiamo scegliere se far torto o patirlo, torniamo alle urne». C’è l‘avvocato ligure Mattia Crucioli, la veneta (su posizioni No Mose) Orietta Vanin, un tempo assessore della giunta M5S guidata da Alvise Maniero a Mira. Infine, Luisa Angrisani. Tra loro c’è chi mette in chiaro: «I nostri vertici devono capire che il voto sulla fiducia non è scontato».

(Il Corriere della Sera)

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