Venerdì 27 febbraio 2021, ore 17:00, si è svolta la presentazione del libro “L’acqua del lago non è mai dolce” di Giulia Caminito, in diretta su YouTube sul canale ufficiale del Liceo Ignazio Vian. È stata un’iniziativa Cultura Movens giovani tra i libri, progetto iniziato nell’agosto 2019, che a causa del covid lo scorso anno si è interrotto e quest’anno si è deciso di tentare di continuare telematicamente; inoltre questo è stato possibile anche grazie alla cooperativa epica coop che sta riconoscendo le ore di PCTO, ovvero alternanza scuola lavoro, ai ragazzi che partecipano. Difatti una serie di studenti, provenienti da diversi classi del Vian, sostenuti dalla professoressa Roberta Leoni, insegnante di storia e filosofia, hanno guidato l’intera presentazione ed intervista porgendo le proprie domande e quelle degli spettatori della diretta, che hanno comunicato attraverso la live chat.
L’autrice è stata narrata così dagli studenti:
<< Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in filosofia politica. Ha esordito nella narrativa nel 2013 con il romanzo “La grande A” basato su vicende familiari, ricevendo numerosi riconoscimenti; in seguito ha pubblicato la raccolta di racconti “Guardavamo gli altri ballare il tango” nel 2017, “La ballerina e il marinaio” nel 2018, il romanzo “Un giorno verrà” nel 2019, anch’esso basato su vicende familiari, vincitore del premio Fiesole e presentato da noi studenti del Vian lo scorso anno. Il 13 gennaio 2021 è uscito il suo terzo romanzo “L’acqua del lago non è mai dolce” edito da Bompiani, che oggi siamo qui a presentare con l’autrice, che ringraziamo per essere qui. >>
Il libro è ambientato nei pressi del lago di Bracciano, poiché Giulia è cresciuta ad Anguillara Sabazia, borgo protagonista tra i tre delle vicende narrate nel libro, dove dai quattro anni ci ha vissuto fino all’università, mentre ora si è trasferita a Roma. L’autrice ha un rapporto viscerale, strettissimo, nei confronti del lago, perché crescere sulle sponde di qualcosa lo considera completamente diverso dal crescere in una grande città. Visto che voleva parlare di adolescenza ed è il primo libro scritto in prima persona tra i suoi romanzi, ha pensato di potersi appoggiare ai luoghi in cui è cresciuta e di poterli raccontare. L’io della prima persona in realtà è solo un io di narrazione, non è autobiografico e lo sguardo della protagonista non è direttamente il suo, ma lei è un alter ego all’interno della storia, una creazione fittizia e anche molto giudicante ed esasperata nei modi in cui descrive le cose e parla di chi la circonda. Come nei libri precedenti, anche in questo si narra la storia di una famiglia che vive una vita difficile, povera, che lotta per arrivare a fine mese; inoltre una famiglia dove la collettività sembra essere inesistente, come ad esempio il Natale, il momento famigliare per eccellenza, è festeggiato una sola volta nell’arco della vita della protagonista e durerà mezz’ora. Il libro nasce da tre spinte: la famiglia romanzata, che è legata ad una donna che Giulia conosce e che le ha raccontato la storia della sua numerosa famiglia e del marito disabile, molti figli a carico ed il problema della casa alla ricerca; alcune tappe della storia della sua vita, volendo avvicinare la protagonista a lei; la storia di una sua amica che purtroppo è scomparsa. Le persone che compongono la famiglia del libro sono una madre, Antonia, un’unica figlia femmina, Gaia, un fratellastro maggiore, due fratelli molto più piccoli che sono due gemelli, un padre rimasto infortunato sul lavoro e quindi è sulla sedia a rotelle.
La ragazza, Gaia, prova una forte rabbia verso la madre, che è totalmente indifferente verso i suoi bisogni; ad esempio nella scena in cui le amiche assieme alla madre organizzano la festa dei diciotto anni per lei, Gaia probabilmente non la voleva e la accoglie con fastidio. Si fa caso che alla base del libro c’è un problema con la celebrazione e con i festeggiamenti, come se Gaia non riuscisse mai a lasciarsi andare, perché qualcosa del domani la turba. Il suo rapporto con la madre inoltre è complicato, la madre ha tante capacità positive ma ha un carattere forte, è una donna che nella vita della figlia occupa molto spazio, pretende e si aspetta molto da lei. Questo carico di aspettative e di decisioni che prende per lei risultano per la protagonista molto pesanti; da una parte lei non vuole essere simile alla madre, dall’altra ne invidia alcune caratteristiche come il fatto di riuscire ad arrangiarsi e a risolvere i problemi quando accadono, mentre lei sembra sempre subirli o diventare violenta nei confronti di questi, senza agire seguendo una buona idea.
Il libro è giocato molto sul nome e sul dare definizioni alle cose, sul fatto che Gaia studi le parole ed il loro significato, però quello che le manca è il riuscire a definire se stessa.
Da un lato lei ha l’odio nei confronti di un brutto soprannome che le danno alle scuole medie; dall’altro ha in antipatia il proprio nome, perché lo sente molto distante dalla sua persona. L’autrice però rivelerà il nome Gaia soltanto alla fine di una triste e drammatica lettera, indirizzata alla perdita di una delle poche persone sincere e importanti della sua vita, in cui si firmerà e chiuderà un percorso, perché quello è un momento di grande difficoltà, il vero momento in cui lei si sente inerme, non sa come agire e non si può vendicare. All’autrice durante la scrittura era venuto naturale non mettere il nome, l’ha messo solo alla fine in una delle ultime cose cha ha scritto, perché le sembrava che lì mancasse qualcosa; però poi ha capito che poteva giocarci e dargli ancora più senso, ecco perché lei appare all’interno della lettera. Giulia Caminito, seppur non sia la protagonista, introduce comunque diversi momenti della sua vita: dal bullismo che lei subisce alle scuole medie, alla persecuzione da parte di un ragazzo, la storia con un ragazzo molto più ricco di lei, i tradimenti etc. Mentre gli altri libri, soprattutto “Un giorno verrà”, sono libri sulla speranza e sulla sopravvivenza; al contrario questo, dal punto di vista psicologico, per l’autrice è anche stato molto più difficile scriverlo, perché è stato un percorso a ritroso ed un ritrovare luoghi, persone, sensazioni, dispiaceri, di quel periodo adolescenziale.
Come dal titolo, il libro non è un libro ricreativo, non si porta dietro grande leggerezza, per cui l’autrice ritiene importante che i lettori e le lettrici non siano ingannati: questo è un libro che parla di adolescenza, di luoghi famigliari a tutti, ma è anche un libro piuttosto duro che parla molto di sconfitta e di difficoltà; ci sono certamente anche dei momenti ironici, però non è un libro leggero, poiché si narra di una giovane donna violenta, che vive una vita abbastanza al margine. Infine pensa che sia un libro adatto a chi è interessato al tema della rabbia, del non riconoscimento, di attualità all’interno della nostra società, del rapporto con lo studio; è un libro per pensare e per far muovere qualcosa all’interno di chi legge.
Recensione di Martina Rosa, studentessa del Vian e da poco tirocinante del giornale:
Questo libro racconta la storia e le esperienze di due figure femminili che “abitano” le pagine di questo libro. Antonia e Gaia sono rispettivamente madre e figlia, che cercano in ogni modo possibile di rimanere a galla e di trovare il loro posto, inteso sia in modo metaforico che al contempo fisico, in un mondo che le emargina e le mette continuamente in difficoltà. Il libro di cui queste figure femminili sono le protagoniste è il simbolo del riscatto, della voglia di cambiare sia ciò che sono sia ciò che le circonda, ma soprattutto è il simbolo della loro ricerca della felicità, della quiete e della libertà, che appunto vogliono sostituire invece all’infelicità e alla rabbia, che si annidano e si insidiano e si infilano negli angoli più bui delle loro vite. Giulia Caminito dà vita ad un romanzo ancorato alla realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.
(Alcune fonti: Bompiani)
Link della presentazione svoltasi in live su YouTube:
Giorgia Irimia, Martina Rosa.