Trionfo ‘Nomadland’ e ‘The Crown’
La prima edizione dell’era Covid è una cerimonia su due sponde, New York e Los Angeles, condotta da Tina Fey e Amy Pohler.
Il nostro paese vince con la canzone ‘Io sì (Seen)’ di Diane Warren, mentre il miglior film straniero è il sudcorano ‘Minari’. Trionfo della serie ‘The Crown’, per i film vincono il sequel di ‘Borat’ e ‘Nomandland’. Chloé Zhao miglior regista 37 anni dopo Barbra Streisand
Un premio arriva per l’Italia. La migliore canzone dei primi Golden Globe dell’era Covid, è Io sì (Seen) di Diane Warren cantata da Laura Pausini per il film con Sophia Loren La vita davanti a sè. In questi premi così diversi da ogni altra stagione Nomadland vince come previsto e consegna a Chloé Zhao il premio come miglior regista, è solo la seconda donna nella storia del premio 37 anni dopo Barbra Streisand che ha subito twittato “era ora”.
Collegata dalla sua casa, seduta al suo bellissimo pianoforte a coda bianco, Laura Pausini ha ringraziato in italiano e in inglese: “Sono così orgogliosa, ho la pelle d’oca. Grazie mille” dice in italiano e ha ricordato Edoardo Ponti e Sophia Loren e naturalmente Diane Warren. La cantante romagnola aveva detto che già la nomination agli Oscar sarebbe stata un bellissimo riconoscimento, quella candidatura adesso è quanto mai vicina. “Dedico questo premio a tutti coloro che vogliono e meritano di essere “visti” – ha scritto subito dopo Laura Pausini su Instagram – e a quella ragazzina che 28 anni fa vinse Sanremo e non si sarebbe mai aspettata di arrivare così lontano. All’Italia, alla mia famiglia, a tutti coloro che hanno scelto me e la mia musica e mi hanno reso quello che sono oggi. E alla mia bellissima figlia, che da oggi vorrei ricordasse la gioia nei miei occhi, sperando che cresca e continui sempre a credere nei suoi sogni”.
Non ce la fa invece il film di Ponti battuto nella categoria miglior film straniero da Minari, il film di Lee Isaac Chung, regista americano di origine sudcoreana che con la figlia di sette anni in braccio ha detto: “lei è la ragione per cui ho fatto questo film. Il mio racconta di una famiglia che sta imparando a parlare una sua lingua: la lingua del cuore. Io stesso ho cercato di impararla e trasmetterla agli altri soprattuto in questo ultimo anno”. Il film, parlato in coreano ma girato negli Stati Uniti, racconta la storia autobiografica per il regista di una famiglia di immigrati dalla Corea del Sud che nell’Arkansas vuole costruire una fattoria e del rapporto, complicato e tenero, che si instaura tra il figlio più piccolo e la nonna arrivata dalla Corea.
Golden Globe, niente foto con la statuetta. Il premiato si affaccia su Zoom
La cerimonia, condotta dalle colonne storiche del Saturday Night Live – Tina Fey e Amy Pohler, a New York in diretta alla Rainbow Room (sulla cima del Rockefeller Center) la prima, dalla storica location dei premi della Hollywood Foreign Press, il Beverly Hilton Hotel di Los Angeles la seconda, è il primo Golden Globe dell’epoca Covid si è svolta con i premiati collegati dalle loro case. Una cerimonia ibrida, in parte in presenza sui due palchi dove si alterneranno i “presenter”, le star che consegnano i premi, e in parte virtuale, con le finestre zoom che si aprono sui salotti (affollatissimo quello di Aaron Sorkin premiato per la sceneggiatura di Il processo ai Chicago 7), sulle cucine (assolutamente “normale” quella della protagonista di Normal People, Daisy Edgar-Jones), sulle assurde lampade della casa di Kate Hudson o nella casa di Jodie Foster premiata per The Mauritanian che fa il suo discorso accanto alla moglie in pigiama con in braccio il cagnolino Ziggy.
Tina Fey e Amy Pohler da New York e Los Angeles
Tina Fey e Amy Pohler hanno fatto del loro meglio per far partire uno show che in passato ha lasciato tutti a bocca aperta con balletti, musica e strepitosi numeri di apertura (ricordate l’anno di La La Land con Jimmy Fallon?) e quest’anno si deve accontentare dei siparietti comici di queste due veterane e altri colleghi del SNL. La serata inizia con un dialogo su due sponde, split screen per le due comiche entrambe in abito nero, in platea ci sono persone che si sono occupate dell’emergenza sanitaria “Grazie mille che siete qui voi così le celebrità se ne stanno tranquille e sicure a casa – hanno scherzato le comiche – Solitamente qui ci sarebbero Meryl Streep che non sa nemmeno per quale film sta qui o Tarantino che tocca i piedi a tutti sotto i tavoli e invece”. Un riferimento anche alla polemica che ha riguardato l’assenza di membri neri nella comunità della Hollywood Foreign Press “90 giornalisti stranieri purché non neri” hanno detto le conduttrici. I primi premiati sembrano però la risposta alla polemica: i primi ad agguantare il premio sono stati Daniel Kaluuya (Scappa – Get Out) qui premiato per Judas and the Black Messiah in cui si racconta la storia vera l’attivista Fred Hampton, presidente della sezione dell’Illinois delle Pantere Nere, ucciso dall’FBI. e John Boyega poliziotto che si batte contro il razzismo nell’Inghilterra anni Sessanta nella miniserie Small Axe di Steve McQueen.
Il tappeto rosso è virtuale ma per fortuna c’è Gal Gadot
Quest’anno il preshow non ha visto il classico tappeto rosso sostituito da una sorta di sfilata virtuale con le star che postano sui social le foto dei loro abiti d’alta moda, ma da una serie di collegamenti virtuali nelle case dei candidati con tanto di interviste e commenti. Niente banchetto innaffiato di champagne, le cucine del celebre hotel però non sono inattive: hanno contribuito ad organizzare più di 3 milioni di pasti per senza tetto e anziani che hanno difficoltà ad uscire di casa in questa emergenza.
Capelli d’argento e tailleur bianco Jane Fonda era al Beverly Hilton a ricevere il Cecil B. Demille, il premio alla carriera. E il suo discorso di ringraziamento, come previsto, ha lasciato il segno: “Siamo una comunità di narratori e in momenti di crisi e turbolenza è sempre stata essenziale la capacità di racontare per cambiare la nostra mente e vivere l’empatia – Con le nostre diversità siamo tutti esseri umani, nella mia vita ho visto tanta differenze ma con cuore aperto e andando sotto la superficie. Gesù e Maometto ci hanno parlato attraverso la poesia perché le forme di narrazione non lineare come l’arte sono quelle che parlano ad un’altra frequenza e penetrano le nostre difese. Tanti film quest’anno, da Nomadland a Minari, mi hanno aperto all’amore e ricordato quanto è fracile la nostra democrazia e quando piccolo e fragile il nostro pianeta. C’è una storia che abbiamo paura di vedere e sentire e riguarda le voci all’interno della nostra comunità che prende decisioni e attribuisce premi; portiamo avanti senza paura la diversità. In passato abbiamo marciato, è di nuovo ora di prendere il bastone e rimetterci in marcia”.
‘The Crown’, nella quarta stagione c’è la principessa Diana
Serie tv: trionfo ‘The Crown’, bene ‘La regina degli scacchi’ e ‘Schitt’s Creek’
Trionfo per The Crown, la quarta stagione della serie sulla famiglia reale ha vinto come miglior serie drammatica e per i suoi attori. Premiata Emma Corrin per il suo ritratto della principessa Diana in The Crown a cui dedica il riconoscimento; tra commozione risate la ventincinquenne attrice inglese ha detto: “A Diana che mi ha insegnato l’empatia oltre ogni limite”. E poco dopo anche Josh O’Connor, il principe Carlo di The Crown è stato premiato come miglior attore in una serie drammatica e dopo i ringraziamenti di rito ha voluto ricordare “io sono molto fortunato ad essere in grado di lavorare ma tante persone non lavorano e sentono un senso di isolamento, il lavoro è una priorità per tutti”. Premiata anche Gillian Anderson per il suo ruolo di Mrs T come la chiama lei, cioé Margaret Thatcher. Sul fronte della commedia doppio riconoscimento per Schitt’s Creek, miglior serie e anche migliore attrice Catherine O’Hara (la ricordate sicuramente come madre di Mamma ho perso l’aereo, qui candidata per la serie inedita in Italia Schitt’s Creek). Come miglior attore di una serie drammatica invece ha vinto Mark Ruffalo (I Know This Much Is True– Un volto due destini dove interpreta due fratelli gemelli) che, commosso, ha fatto un bellissimo discorso con i figli che spuntavano alle sue spalle per abbracciarlo: “Dobbiamo essere coraggiosi, è il momento per la nostra nazione di girare la pagina per ottenere più giustizia e inclusione e per curare la nostra madre terra”. Ottimo risultato anche per la serie La regina degli scacchi, serie fenomeno che ha fatto impennare le vendite di scacchiere e di ragazzi che vogliono imparare a giocare e che ha fatto conoscere al grande pubblico l’attrice Anya Taylor Joy che ha vinto come miglior attrice.
Cinema: miglior regista è Chloé Zhao, migliore commedia ‘Borat’
I Golden Globe hanno fatto la storia con tre nomination su cinque a registe donne e il premio va a Chloé Zhao per il suo Nomadland, già Leone d’oro. La regista cinese commenta brindando con una mug dal suo computer: “Questo film appartiente a tutto il team di Nomadland, grazie ai nomadi che hanno condiviso le loro storie. La compassione può rompere ogni barriera e creare legami e una vera condivisione, fare film ci dà la possibilità di imparare uno dall’altro”. Era dal 1978 con Yentl di Barbra Streisand che una donna non si aggiudicava il Golden Globe per la miglior regia. Tra fiction e documentario (alcune sequenze tra cui una memorabile con protagonista Rudolph Giuliani che hanno fatto esplodere uno scandalo) Sacha Baron Cohen con il sequel di Borat, premiato come miglior commedia e pure come miglior attore, ha strigliato il suo Paese ancora sotto il giogo di Donal Trump. Ha scherzato “Donald Trump sta contestando il risultato, dice che tanti di quelli che hanno votato in realtà sono morti”. Cohen tra battute e riflessioni ha voluto ringraziare tutta la troupe “che è stata coraggiosa rischiando più di una volta di farsi arrestare o prendersi il Covid. Era importante per noi che il film arrivasse prima delle elezioni e ringrazio tutti compresa la mia moglie, molto paziente” dice accanto a Isla Fisher. Tra gli sconfitti Mank che aveva 6 nomination e non ha portato a casa nulla e Una donna promettente battuto in tutte le categorie.
La miglior attrice di commedia è Rosamund Pike, spietata e senza scrupoli tutore legale di anziani in case di riposo nel film I care a lot, “Oh ladies santo cielo vi rendo omaggio – ha detto l’attrice ringraziando per il premio. Me ne importa molto, il titolo del film è indovinato. Grazie di cuore di aver riconosciuto l’aspetto dark della nostra commedia”. E poi ringrazia il coraggio di Maria Bakalova (Borat 2): “Celebro il coraggio di essere in una stanza con Rudolph Giuliani”. Miglior attrice protagonista è l’esordiente Andra Day che ha incarnato Billie Holiday nel film che racconta la persecuzione dell’FBI nei confronti della cantante afroamericana. Un riferimento alla pandemia e al momento difficile che il mondo sta vivendo invece nel discorso di ringraziamento di Pete Docter, regista di Soul – miglior cartoon – “la vita è come il jazz, non possiamo controllarla ma possiamo tirarne fuori qualcosa di bello”.
Come previsto il premio per il miglior attore è andato a Chadwick Boseman, ex Black Panther Marvel che nel film Ma Rainey’s Black Bottom interpreta il rivale artistico di Ma Rainey, il trombettista Levee, un talento puro ma un carattere difficile anche a causa della violenza subita. Un’interpretazione intensa che potrebbe valergli un riconoscimento postumo. Commossa la moglie di Boseman: “Se lui fosse qui ringrazierebbe il Signore, il suo team e tutti quelli che hanno lavorato a questo progetto. Direbbe qualcosa di bellissimo e di grande ispirazione che amplifica la piccola voce che abbiamo dentro di noi e direbbe di tenere duro che ce la faremo. Io non ho le sue parole ma dobbiamo prendere tutti i momenti che possiamo per festeggiare quelli che amiamo. Tesoro, sei sempre con me”.
La polemica black, Spike Lee: “C’è molto da fare”
A poche ore dalla cerimonia è scoppiata una polemica che ha scosso l’organizzazione dei Golden Globe. Con l’ashtag #TIMESUPGlobes e lo slogan “cosmetic fixes is not enough” (che si riferisce alla scelta di avere diversi presentatori afroamericani nello show, i primi arrivati sono stati infatti i fratelli Jackson e Satche figli di Spike Lee, ambasciatori di quest’anno) molte star della comunità nera ma non solo (Shonda Rhimes, Ava DuVernay ma anche Olivia Wilde e Ellen Barkin) hanno protestato nei confronti della Hollywood Foreign Press che tra i suoi membri non ha nessun nero. L’associazione ha risposto con un comunicato in cui ha dichiarato che lavoreranno per allargare la partecipazione a colleghi neri e di altri background non rappresentati. Vedremo che succederà durante la cerimonia. Intanto non è stato zitto Spike Lee (il cui film sui soldati afroamericani in Vietnam Da 5 Bloods – Come fratelli non è stato candidato) che a Variety ha detto: “La Hollywood Foreign Press ha chiaramente molto da fare. Tuttavia, è stata una gioia vedere i nostri figli Satchel e Jackson come ambasciatori ai Golden Globe. Spero che l’HFPA capisca che per rimanere rilevante, deve diversificare la propria appartenenza. Mettete alcune sorelle e fratelli su quel muro. Siete tutti fuori di testa!”
Tutte le nomination (in neretto i premiati)
Miglior film drammatico
Nomadland (Searchlight Pictures)
The Father (Sony Pictures Classics)
Mank (Netflix)
Promising Young Woman (Focus Features)
Il processo ai Chicago 7 (Netflix)
Miglior commedia o musical
Borat 2 (Amazon Studios)
Hamilton (Walt Disney Pictures)
Palm Springs (Neon)
Music
The Prom (Netflix)
Miglior regista
Chloé Zhao, Nomadland (Searchlight Pictures)
Emerald Fennell (Promising Young Woman)
David Fincher, Mank (Netflix)
Regina King, One Night in Miami (Amazon Studios)
Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7 (Netflix)
Migliore sceneggiatura
Aaron Sorkin, Il processo ai Chicago 7
Emerald Fennell, Promising Young Woman
Jack Fincher, Mank
Florian Zeller e Christopher Hampton, The Father
Chloé Zhao, Nomadland
Miglior serie, musical o commedia
Schitt’s Creek (Cbc)
The Flight Attendant (Hbo Max)
The Great (Hulu)
Emily in Paris (Netflix)
Ted Lasso (Apple Tv Plus)
Miglior attore in una serie tv drammatica
Josh O’Connor (The Crown)
Jason Bateman (Ozark)
Bob Odenkirk (Better Call Saul)
Al Pacino (Hunters)
Matthew Rhys (Perry Mason)
Miglior attrice in una miniserie o film tv
Anya Taylor-Joy (La regina degli scacchi)
Cate Blanchett (Mrs. America)
Shira Haas (Unorthodox)
Nicole Kidman (The Undoing)
Daisy Edgar-Jones (Normal People)
Miglior attrice di commedia o musical
Rosamund Pike (I Care a Lot)
Maria Bakalova (Borat 2)
Michelle Pfeiffer (French Exit)
Anya Taylor-Joy (Emma)
Kate Hudson (Music)
Miglior attore drammatico
Chadwick Boseman (Ma Rainey’s Black Bottom)
Riz Ahmed (Sound of Metal)
Anthony Hopkins (The Father)
Gary Oldman (Mank)
Tahar Rahim (The Mauritanian)
Miglior serie drammatica
The Crown (Netflix)
Lovecraft Country (HBO Max)
The Mandalorian (Disney Plus)
Ozark (Netflix)
Ratched (Netflix)
Miglior attrice in una serie drammatica
Emma Corrin (The Crown)
Olivia Colman (The Crown)
Jodie Comer (Killing Eve)
Laura Linney (Ozark)
Sarah Paulson (Ratched)
Miglior attore in una miniserie o film tv
Mark Ruffalo (I Know This Much Is True)
Bryan Cranston (Your Honor)
Jeff Daniels (The Comey Rule)
Hugh Grant (The Undoing)
Ethan Hawke (The Good Lord Bird)
Miglior attore in una commedia o musical
Sacha Baron Cohen (Borat 2)
James Corden (The Prom)
Lin-Manuel Miranda (Hamilton)
Dev Patel (La vita straordinaria di David Copperfield)
Andy Samberg (Palm Springs)
Miglior attrice in un film drammatico
Andra Day (The United States vs. Billie Holiday)
Viola Davis (Ma Rainey’s Black Bottom)
Vanessa Kirby (Pieces of a Woman)
Frances McDormand (Nomadland)
Carey Mulligan (Promising Young Woman)
Miglior attore non protagonista
Daniel Kaluuya (Judas and the Black Messiah)
Sacha Baron Cohen (Il processo ai Chicago 7)
Jared Leto (The Little Things)
Bill Murray (On the Rocks)
Leslie Odom, Jr. (One Night in Miami)
Miglior attrice non protagonista
Jodie Foster (The Mauritanian)
Glenn Close (Elegia americana)
Olivia Colman (The Father)
Amanda Seyfried (Mank)
Helena Zengel (News of the World)
Miglior attrice in una serie tv commedia
Catherine O’Hara (Schitt’s Creek)
Lily Collins (Emily in Paris)
Kaley Cuoco (The Flight Attendant)
Elle Fanning (The Great)
Jane Levy (Zoey’s Extraordinary Playlist)
Miglior attore in una serie comica
Jason Sudeikis (Ted Lasso)
Don Cheadle (Black Monday)
Nicholas Hoult (The Great)
Eugene Levy (Schitt’s Creek)
Ramy Youssef (Ramy)
Miglior miniserie o film tv
La regina degli scacchi (Netflix)
Normal People (Hulu/Bbc)
Small Axe (Amazon Studios/Bbc)
The Undoing (Hbo)
Unorthodox (Netflix)
Miglior attore non protagonista in una serie o film tv
John Boyega (Small Axe)
Brendan Gleeson (The Comey Rule)
Dan Levy (Schitt’s Creek)
Jim Parsons (Hollywood)
Donald Sutherland (The Undoing)
Miglior attrice non protagonista in una serie o film tv
Gillian Anderson (The Crown)
Helena Bonham Carter (The Crown)
Julia Garner (Ozark)
Annie Murphy (Schitt’s Creek)
Cynthia Nixon (Ratched)
Miglior canzone
Io Si (Seen) per La vita davanti a sé (Netflix) – Diane Warren, Laura Pausini, Niccolò Agliardi
Fight for You per Judas and the Black Messiah (Warner Bros.) – H.E.R., Dernst Emile II, Tiara Thomas
Hear My Voice per Il processo ai Chicago 7 (Netflix) – Daniel Pemberton, Celeste
Speak Now per One Night in Miami (Amazon Studios) – Leslie Odom Jr, Sam Ashworth
Tigress & Tweed per The United States vs. Billie Holliday (Hulu)
Miglior colonna sonora cinematografica
Trent Reznor, Atticus Ross, Jon Batiste per Soul
Alexandre Desplat per The Midnight Sky
Ludwig Göransson per Tenet
James Newton Howard per News of the World
Trent Reznor, Atticus Ross per Mank
Miglior cartoon
Soul (Walt Disney Pictures)
The Croods: A New Age (Universal Pictures)
Onward (Walt Disney Pictures)
Over the Moon (Netflix)
Wolfwalkers (Cartoon Saloon)
Miglior film straniero
Minari
Un altro giro
La Llorona
La vita davanti a sé
Due
(La Repubblica)