Tramite il suo storico legale, Thierry Herzog, Sarkozy cerco’ di ottenere informazioni dal magistrato Gilbert Azibert in merito all’inchiesta sul possibile finanziamento libico della campagna 2007
L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato condannato a tre anni di carcere per corruzione nella vicenda sulle “intercettazioni” esplosa nel 2014, due anni la sua uscita dall’Eliseo. La presidente della corte del tribunale di Parigi dove si svolgeva il processo, Christine Mée, ha letto la sentenza e reso pubblica la pena cui l’ex presidente è stato condannato.
Tramite il suo storico legale, Thierry Herzog, Sarkozy cercò di ottenere informazioni dal magistrato Gilbert Azibert in merito all’inchiesta sul possibile finanziamento libico della campagna 2007, promettendo in cambio un incarico di prestigio a Monte Carlo.
Sulla base delle intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra i due, convalidate dalla magistratura, l’ex presidente è stato posto in custodia cautelare il 1 luglio 2014 dall’ufficio anti-corruzione, quindi formalmente incriminato per corruzione attiva, traffico d’influenza attivo e violazione del segreto professionale.
Nel maggio 2016 la corte di appello di Parigi ha cancellato alcuni atti dell’inchiesta, ritardando la prospettiva di un processo per i tre. Successivamente, il 18 giugno 2020 la Corte di cassazione ha respinto i vari ricorsi presentati da Sarkozy, Herzog e Alibert.
Due questioni prioritarie di costituzionalità formalizzate dalla difesa dell’ex presidente sono state anch’esse respinte, aprendo la strada al processo, cominciato lo scorso 23 novembre.
Il giorno stesso della sua apertura, è stato subito sospeso a causa della richiesta di rinvio per motivi di salute presentata in udienza da uno dei co-imputi, il giudice Azibert. Il ricorso è stato respinto dal tribunale di Parigi poiché la perizia medica ha stabilito che il magistrato 73enne fosse in grado di comparire di persona. Il processo è quindi ripreso il 30 novembre.
“Non riconosco alcuna di queste infamie per le quali sono stato perseguitato da sei anni” ha detto Sarkozy dopo il richiamo delle accuse contro lui, in una frase del tutto improvvisata, secondo la stampa francese. La difesa di Sarkozy ha valutato l’indagine che ha portato al clamoroso processo come “sleale, clandestina, un vero e proprio stratagemma con mezzi sproporzionati”.
Il suo avvocato Jacqueline Laffont ha denunciato “l’energia” utilizzata dai magistrati e dalla procura per nascondere l’inchiesta alla difesa durante sei anni, nonostante ben 13 domande di comunicazione. Seduto su una sedia, per un istante l’ex presidente si è preso la testa tra la mani. Dopo sospensioni e polemiche, il processo e’ entrato nel vivo dal 7 dicembre, e in un altro intervento l’ex inquilino dell’Eliseo ha assicurato di “non aver mai commesso alcun atto di corruzione”.
Nel corso dell’atteso interrogatorio Sarkozy ha manifestato tutta la sua “rabbia” e il suo “sdegno”, sottolineando di “avere l’impressione, per la prima volta, di potersi spiegare dinanzi una giustizia imparziale”, con la speranza di vedersi “ripulito da questa infamie”.
In chiusura del processo, lo scorso 10 dicembre, l’ex presidente ha dichiarato di avere “ancora fiducia nella giustizia del nostro Paese” mentre i giudici hanno chiesto per lui e per gli altri due co-imputati – oltre al magistrato Azibert anche l’ex storico legale di Sarkozy, Herzog – una pena di quattro anni di carcere di cui due con la condizionale.
L’avvocato di Herzog ha invece puntato il dito sull’ “assenza assoluta di prove tangibili” a carico del suo cliente e ha criticato i metodi seguiti dalla Procura finanziaria nazionale (Pnf), sottolineano che delle 3.500 conversazioni captate sulle tre linee di Sarkozy, “solo 19 sono state registrate, pari allo 0,54% e di queste solo il 43,2% è stato trascritto, a volte male”.
Al di là della sentenza odierna, l’ex presidente Sarkozy non avrà ancora chiuso con la giustizia: ‘l’affaire Azibert o Bismuth’ è solo uno dei diversi guai giudiziari che negli ultimi anni lo hanno visto coinvolto sia come imputato che come coimputato, persona informata dei fatti o testimone e per alcuni dei quali è già stato prosciolto.
Tra i tanti guai c’è in particolare la vicenda dei finanziamenti illegali del regime libico di Muammar Gheddafi a sostegno della corsa all’Eliseo di Sarkozy nel 2007. Il 21 marzo 2019, l’ex presidente è stato incriminato per corruzione passiva, finanziamento illegale di campagna elettorale e occultamento di appropriazione indebita di fondi pubblici libici.
L’altra spina del fianco e’ il caso Bygmalion sul finanziamento illegale della campagna elettorale del 2012, quando Sarkozy ha consapevolmente sforato il tetto delle spese consentito di 22,5 milioni di euro, spendendone altri 20,5.
Nella vicenda sono coinvolte altre 13 personalità e la società di comunicazione Bygmalion, che ha emesso fatture false a carico del partito di Sarkozy, l’Ump (Unione per un movimento popolare). L’ordinanza di rinvio a giudizio contestata dall’ex capo di Stato francese e’ stata validata dal Consiglio costituzionale il 17 maggio 2019. Un’inchiesta in corso deve stabilire l’eventuale coinvolgimento di Sarkozy in un possibile caso di corruzione nell’ambito di un contratto internazionale di 2 miliardi di euro siglato tra il Kazakistan e l’azienda francese Eurocopter in merito all’ordine di 45 elicotteri, oggetto di una presunta retrocommissione, ovvero una fattura gonfiata per dare una commissione più importante all’intermediario della vendita.
All’epoca Sarkozy aveva preso parte alla negoziazione in qualità di capo dello Stato. Un’altra inchiesta tutt’ora in corso, dopo che la giustizia ha cancellato l’archiviazione nel novembre 2018, riguarda ‘l’affare Karachi’, ovvero i contratti di armamento firmati dal governo Edouard Balladur con Arabia Saudita e Pakistan nel 1995. All’epoca Sarkozy era ministro del Bilancio e portavoce di Balladur alla campagna per le presidenziali del 1995, presumibilmente illegalmente finanziata da fondi collegati a questi contratti. In questa vicenda potrebbe essere sentito in qualità di testimone assistito.
(Agi)