A Roma 101 cinema sono chiusi. Al loro posto sale bingo, supermercati, hotel.
La mappatura è stata diffusa dall’associazione Dire Fare Cambiare: “Ad oggi i cinema chiusi o trasformati sono quindi un centinaio, ma quanti diventeranno post pandemia? Quanti cinema riusciranno a riaprire?”
Di questi cinema chiusi 43 risultano abbandonati o dismessi, 53 sono stati trasformati in sale bingo, negozi o supermercati. Solo in 5 casi sono stati riaperti, su iniziativa di privati, come luoghi culturali con valenza sociale. Sono questi i numeri che emergono dalla mappatura ‘Nuovi cinema (in) Paradiso’ portata avanti dall’associazione Dire Fare Cambiare, nata recentemente per volontà di un gruppo di donne e promotrice di un Manifesto per la Cultura Bene Comune e Sostenibile.
Negli ultimi dieci anni, secondo le cifre diffuse dall’associazione, solo 5 cinema hanno riaperto con funzioni culturali. “Da allora tantissimi cinema sono stati trasformati in attività commerciali, supermercati e sale bingo”. In particolare: 13 sono diventati negozi o attività commerciali, 11 oggi sono bingo, 6 sono supermercati, 4 sono centri convegni, 4 sono stati trasformati in chiese, 4 in hotel, 2 in banche, 2 in appartamenti privati, 2 in centri sportivi. Infine al posto di un cinema oggi ci sono una sede della massoneria, una discoteca, uno studio Tv, una università e un fast food.
“Il problema è che non c’è un piano regolatore che tuteli questi spazi. Anche la delibera che fissa la percentuale di attività culturali che devono persistere all’interno di un cinema viene spesso aggirata”, continua Sbordoni. Le chiusure causate dalla pandemia di Covid 19 potranno peggiorare ulteriormente il quadro: “Nessuno può dire quanti cinema riusciranno a riaprire al termine della pandemia”.
Per l’associazione, si legge nella nota, “si tratta di un tema fondamentale per la nostra città e con questa mappatura chiediamo alle istituzioni competenti di mantenere alta l’attenzione sull’importanza di preservare e tutelare i cinema di Roma e, più in generale, tutti gli spazi culturali con particolare attenzione alle periferie”.
(Fonte: RomaToday)