Masha Giordano, una ragazza energica che cerca sempre di raggiungere i suoi obbiettivi, dopo essere stata chiamata a soli diciassette anni dalla nazionale italiana di salvamento per una collegiale, ci racconta le emozioni che le dona lo sport.
Cosa hai provato quando hai scoperto di essere stata chiamata dalla nazionale?
Inizialmente sono rimasta scioccata dalla notizia, poiché, anche se sapevo di questa possibilità dato che il mio allenatore, Stefano Sidoretti, me ne aveva parlato, non mi aspettavo di essere veramente scelta; questo sia perché vivo in provincia e mi alleno in una piscina piccola, sia perché non mi sento all’altezza della nazionale. Il mio allenatore, invece, ha creduto in me sin dall’inizio e mi ha spronata a migliorare ogni giorno, svegliandosi spesso alle sei del mattino per allenarmi anche prima che io andassi a scuola. Difatti io la maggior parte del merito la do a lui: è il mio allenatore sin da quando ero piccola, quindi mi è stato accanto ad ogni vittoria e ad ogni sconfitta e ha sempre trovato un modo di aiutarmi. Certamente una buona parte del lavoro l’ho fatta io, impegnandomi ogni giorno con allenamenti mattutini e pomeridiani e aiutando Stefano ad allenare i bambini, senza tralasciare lo studio -io frequento il terzo anno del liceo linguistico, sezione ESABAC al Vian-, però senza di lui che mi poneva sempre degli obbiettivi difficilmente avrei trovato la motivazione per continuare, soprattutto dopo il lock-down, quando non c’erano gare.
Solitamente come ti senti prima di una gara?
Io prima di una gara provo molta ansia. Difatti spesso mi è anche capitato di rovinare delle gare a causa del tremore alle mani con cui non riuscivo ad agganciare il manichino. Ultimamente sto imparando a controllarla, ma in passato è stato il mio più grande problema.
Cosa ti aspetti da questa nuova esperienza?
Non so bene cosa aspettarmi e nei confronti della nazionale provo dei sentimenti contrastanti: da una parte sono emozionata all’idea di andare ad allenarmi con nuovi compagni e allenatori, poiché so che mi potranno aiutare a maturare molto, sia come persona che come atleta; però, dall’altra parte ho sempre paura di non essere all’altezza dell’opportunità che mi è stata offerta. Sicuramente mi rassicura il fatto che rimarrò con la mia attuale squadra, che è diventata, tra litigi e riappacificazioni, una seconda famiglia, e con i miei allenatori, i quali mi hanno vista crescere e migliorare e mi hanno aiutata a non mollare.