Mariano e David sono due dei quaranta operatori umanitari protagonisti del film-documentario “Egoisti”, realizzato da Aftermedia in collaborazione con Medici Senza Frontiere (MSF) e con la voce narrante di Stefano Accorsi. Il film, in uscita in Italia il 6 maggio nell’anno del 50simo anniversario di MSF, è una raccolta di interviste personali a medici, infermieri, logisti da ogni parte del mondo – e anche ai loro cari – che raccontano il perché del loro impegno e l’impatto sulla loro vita, il ricordo della prima missione, l’impotenza di fronte ad alcune emergenze, il ritorno a casa. “Egoisti” (56 minuti) offre un punto di vista diverso sull’azione umanitaria, attraverso le persone che ne fanno una scelta di vita, tra l’“egoismo” di seguire quella scelta e una vita proiettata verso gli altri.
Il film, distribuito in inglese, francese, italiano e tedesco, è stato già premiato in diversi festival internazionali, come il Festival dei Diritti Umani di Lugano, il Berlin Human Rights Festival di Berlino ed il Cannes World Film Festival nella categoria “Best Feature Documentary”.
In Italia MSF lancia “Egoisti” con un’iniziativa speciale: dal 6 al 13 maggio chiunque si iscriverà sul sito dedicato potrà vederlo gratuitamente online, successivamente sarà visibile a pagamento su Vimeo (parte del ricavato sarà devoluto a MSF). Nei prossimi mesi, quando le condizioni lo permetteranno, verrà proiettato in cinema e spazi all’aperto in tutta Italia.
“Ho deciso di dare la voce a questo documentario, perché conosco Medici Senza Frontiere da tempo, abbiamo entrambi 50 anni e l’ho sempre guardata con grande ammirazione” ha detto Stefano Accorsi. “Un film molto bello in cui gli operatori umanitari si mettono a nudo raccontando la loro vita privata e quella sul campo, diventando l’anello che congiunge il nostro mondo con quello in cui accadono le emergenze. Non sono eroi, ma persone come noi che vivono anche con difficoltà certe loro scelte, che anche per questo vanno sostenute.”
Nel film gli operatori umanitari sono custodi di immagini forti che restano impresse nelle loro vite, della difficoltà ad operare in emergenze complesse, di persone in fuga da guerre o bloccate in campi profughi senza alcun futuro, ma anche di gioia come il sorriso di un bambino che esce guarito da un centro nutrizionale. “Le tengo in un armadio che apro ogni tanto e quando sento il bisogno di guardarle, tiro fuori dal cassetto quei ricordi” sottolinea Mariano, capo missione italiano di MSF”.
Ma il tempo non è uguale per chi resta a casa e deve fare i conti con le paure e una lunga assenza, perché i testimoni di questo film sono anche le famiglie, i figli, i genitori, coloro che condividono la vita privata degli operatori e parlano di sé. “Ero molto preoccupata quando mio figlio mi ha detto che andava così lontano e per così tanto tempo, ma quando per la prima volta è tornato per le vacanze ho provato una grande gioia” racconta Mary madre di Ezibon, medico locale di MSF ad Agok in Sud Sudan.
In 50 anni di attività, MSF ha costruito un pool importante di operatori umanitari (oltre 65.000 solo nel 2020 di cui 356 partiti dall’Italia), l’80% costituito da staff nazionale reclutato e formato nei paesi in cui opera. Chirurghi, anestesisti, infermieri, psicologi, ma anche logisti, ingegneri, esperti di acqua e igiene che hanno lavorato in grandi emergenze dal genocidio in Ruanda, allo Tsunami in Indonesia, dal terremoto ad Haiti alle guerre in Afghanistan, Siria e Yemen, dall’epidemia di Ebola alla pandemia di Covid-19.
“Disastri naturali, guerre, epidemie sono ormai immagini comuni dove gli operatori umanitari sono in prima linea a testimoniare e aiutare chi ha bisogno. Abbiamo deciso di girare questo film mettendo al centro l’impegno umanitario e tutto ciò che esso comporta” raccontano il regista Stéphane Santini e la coregista Géraldine Andre “La sua forza sta nella sincerità delle testimonianze perché Egoisti è una sfida: anche solo ascoltare sé stessi per aiutare gli altri è percepito da alcuni come egoismo, così come qualsiasi altra decisione di vita o modo d’agire.”
Sinossi del film
Un film diverso, nella forma e nella scrittura. La guerra, le grandi emergenze, le pandemie, le carestie. In tutto il mondo, gli operatori umanitari sono abituati alle missioni e ai contesti più estremi e più rischiosi. Rari sono invece gli operatori umanitari che si avventurano nei meandri della propria intimità. 40 operatori umanitari e i loro cari hanno compiuto questo passo, per parlarci del rischio, dell’impegno, della prima volta, dell’impotenza, degli incontri, della passione, del ritorno, dell’inesprimibile, dal profondo dei loro cuori. In questo film, naturalmente proiettato verso gli altri, la questione dell’egoismo delle donne e degli uomini che hanno deciso di impegnarsi nell’umanitario si è posta, ed imposta, come un’evidenza. Al di fuori di qualsiasi contesto geopolitico e sanitario, ognuno con le proprie parole, il proprio sguardo e la propria esperienza ci porta dove gli operatori umanitari non si avventurano mai. Senza artifici o ipocrisia, i testimoni di questo film ci raccontano chi sono, il loro impegno nei confronti dell’altro, i loro dubbi, le loro debolezze e le immagini che li perseguitano.
Ma gli operatori umanitari non sono gli unici testimoni in questo film. Per la prima volta anche coloro che condividono la loro vita privata e la loro intimità ci parlano di sé. Storie di vita e di doppia vita nel cuore di un mondo iperrealistico, in un documentario inedito, cinematografico e intimo.