5 Novembre, 2024
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La danza orfana della sua regina

Si è spenta a 84 anni, strappata alla vita da un tumore,  l’etoile Carla Fracci la diva assoluta della danza classica.

 

È stata una delle più grandi ballerine del ventesimo secolo,  definita dal New York Times “la prima ballerina assoluta” già nel 1981.

La regina della danza deve la sua grandissima sensibilità artistica forse anche alle sue umili origini di cui in tanti ricordano in queste ore ma il suo enorme successo lo deve sicuramente alla sua determinazione, al suo talento e al enorme continuo lavoro nella danza che ha preferito al posto della spensieratezza nella sua gioventù. Ha studiato alla scuola di ballo del Teatro della Scala dove si è diplomata nel 1946. Il suo talento coniugato alla passione per la danza e al duro lavoro l’hanno consacrata prima danzatrice solista e in breve periodo prima ballerina nel 1958. Nella sua lunghissima carriera artistica ha danzato con molte copagnie importanti tra cui “Royal Ballet”, “London Festival Ballet”, “Stutgart Ballet”, “Royal Swedish Ballet” e ha calcato inumerevoli scene dei teatri più importanti come “l’American Ballet Theatre” dove è stata una ballerina ospite.

Ha interpretato ruoli romantici e drammatici con la stessa bravura e la stessa passione artistica; tra questi, chi pratica e ama la danza, può facilmente ricordarla in “ Giselle” dove ha divinamente danzato in compagnia del mitico Rudolf Nureyev suo compagno anche ne “La Sylphide”.  Ma possiamo ricordarla anche per la sua legendaria Giulietta, per Swanilda, per Francesca da Rimini e per Medea, ruoli che ha reso unici ed ineguagliabili con la sua maestria. Oltre a Rudolf Nureyev, ha danzato in compagnia di tanti ballerini importanti come Vladimir Vasiliev, Mikhail Baryshnikov, Erik Bruhn e anche con il nostro contemporaneo, grandissimo Roberto Bolle.

Tra le innumerevoli opere che la vedono protagonista possiamo ricordare: “Concerto barocco”, “Les demoiselles de la nuit”, “Il gabbiano”, “Pelléas et Melisande”, “Alma MGW la bambola di Kokoschka”, “Onegin”.

In veste di critico musicale, il poeta Eugenio Montale la incontra al teatro  la “Scala di Milano”, ne è testimone dei suoi progressi  prima come ballerina di fila e in seguito come protagonista indiscussa delle scene internazionali, e ne rimane affascinato a tal punto da  dedicarle la poesia: “La danzatrice stanca” dove la descrive come figura leggerissima, eterea, che torna a incantare il pubblico dopo essere diventata madre del suo unico figlio Francesco.

Il mondo purtroppo, da questa mattina, ha perso un po’ della sua poesia, un po’ di lustro, ha perso la grazia e il talento indiscusso di una regina.

 

Jacqueline Velia Guida

 

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