La sanatoria-miraggio: solo il 5% dei lavoratori è stato regolarizzato. A Roma neanche uno

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Ad un anno dall’apertura della finestra di emersione su 220mila domande esaminate solo 11mila. Niente assistenza sanitaria né vaccino. La campagna “Ero straniero” denuncia il fenomeno delle badanti “segregate” in casa per paura del contagio

Il caso più clamoroso è Roma: 16.000 domande presentate, nessun permesso di soggiorno ancora rilasciato. Ad un anno esatto dall’apertura della finestra di emersione dal lavoro nero per gli stranieri impegnati nel lavoro domestico, nei servizi di assistenza alla persona e nei settori dell’agricoltura e della pesca, il flop della sanatoria diventa un caso imbarazzante per il governo.

I numeri, aggiornati dal monitoraggio dell’associazione “Ero straniero” che ha ottenuto l’accesso agli atti del Viminale, sono impietosi: delle 220.000 persone che hanno fatto richiesta, solo 11.000 (pari al 5%) hanno oggi in mano un permesso di soggiorno. Particolarmente critica la situazione nelle grandi città. Non solo Roma, anche a Milano i numeri sono bassissimi: su oltre 26.000 istanze ricevute, poco più di 400 sono i permessi rilasciati.

A rendere di fatto inesistente la sanatoria la carenza di personale negli uffici dedicati delle prefetture nonostante le assunzioni degli ultimi mesi. Con pesantissime conseguenze su chi è in attesa, nel limbo dell’invisibilità, alle prese con insormontabili ostacoli burocratici e con un forte impatto anche a livello di salute pubblica.

Nonostante, secondo le norme, gli stranieri in via di regolarizzazione godono, sino alla conclusione della procedura, di tutti i diritti connessi allo status di lavoratore regolare, con l’obbligo di iscrizione al Servizio sanitario nazionale, molte strutture sanitarie rifiutano l’iscrizione in mancanza della dimostrazione dell’avvenuto versamento dei contributi. E dunque niente prestazioni se non quelle di urgenza e naturalmente niente vaccino.

Una situazione questa che – denunciano le associazioni della piattaforma “Ero straniero” – ha creato un vero e proprio fenomeno: quello delle badanti segregate in casa dai datori di lavoro per paura che uscendo possano contrarre il virus. Segregate in casa e costrette a lavorare senza riposo o straordinari, pena il licenziamento.

Ancora viene denunciato un mercato nero delle certificazioni richieste per presentare l’istanza, soprattutto quelle relative alla cosiddetta idoneità alloggiativa, ovviamente difficilmente ottenibile da stranieri che il più delle volte vivono in stanze o in case fatiscenti e che vengono costretti a sborsare centinaia di euro (e spesso anche truffati da sedicenti Caf) per ottenere i documenti.

“Ero straniero” ribadisce la richiesta al governo di “intervenire immediatamente per superare gli ostacoli burocratici e velocizzare l’iter delle domande. Serve poi un intervento a lungo termine che permetta di ampliare le maglie della regolarizzazione e favorire legalità e integrazione a partire da uno strumento di emersione su base individuale”.

(La Repubblica)

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