Imparentato con le principali case reali europee,  internazionale era la sua ascendenza. Era nato nel 1943 a Castiglion Fibocchi, in provincia di Arezzo, dove risiedeva e si dedicava all’imprenditoria nel settore vitivinicolo

E’ morto ad Arezzo Amedeo, duca di Savoia e d’Aosta. La notizia è stata comunicata da una nota della famiglia. Il duca era ricoverato da giovedì scorso all’ospedale San Donato di Arezzo per un intervento chirurgico. A causare la morte un arresto cardiaco.

Il Duca d’Aosta, era nato nel 1943 a Castiglion Fibocchi, in provincia di Arezzo, dove risiedeva e si dedicava all’imprenditoria nel settore vitivinicolo. Tre settimane prima della sua nascita, l’8 settembre, l’Italia aveva firmato l’armistizio di Cassibile. Tra i suoi titoli di cortesia anche quelli di principe della Cisterna e di Belriguardo, conte di Ponderano e marchese di Voghera.

Imparentato con le principali case reali europee,  internazionale era la sua ascendenza. Il padre era Aimone di Savoia che, pochi giorni dopo la nascita di Amedeo, rinunciò al titolo di re di Croazia. Aimone era anche quarto duca d’Aosta e Re de iure dello Stato Indipendente di Croazia con il nome di Tomislavo II; suo zio era l’omonimo eroe dell’Amba Alagi, detto il “Duca di ferro” e suo nonno era il “Duca Invitto” Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta.

Per parte di madre, Irene di Grecia, era nipote di Re Costantinio I di Grecia, pronipote di Federico III di Germania e di Giorgio I di Grecia. 

Nella sua biografia si legge che il 26 luglio 1944, su ordine firmato da Heinrich Himmler, i nazisti lo internarono a Hirschegg, assieme alla madre e alle cugine Margherita e Maria Cristina. Dopo la liberazione raggiunsero Milano nel 1945. Amedeo incontrò per la prima volta il padre; si trasferì poi con la madre a Fiesole, si laureò in scienze politiche all’Università di Firenze e studiò al Collegio Navale Morosini di Venezia; al termine dei corsi all’Accademia Navale di Livorno venne imbarcato con il grado di ufficiale di complemento della Marina Militare.

Si laureò in Scienze Politiche all’Università di Firenze. Nel 1962, Amedeo fu uno dei principi scelti per sostenere le corone sulla testa degli sposi al matrimonio di Juan Carlos I di Spagna  (suo cugino di secondo grado) e Doña Sofia (sua prima cugina)

Dal primo matrimonio di Amedeo con Claudia d’Orléans nascono i figli Bianca (sposata con il conte Giberto Arrivabene Valenti Gonzaga; Mafalda (sposata prima con il principe Alessandro Ruffo di Calabria nel 2001 con Francesco Lombardo di San Chirico) e Aimone (sposato con la principessa Olga di Grecia).

Amedeo ha avuto anche una figlia naturale da una relazione con Kyara van Ellinkhuizen. Nel 1987 sposa in seconde nozze, a Bagheria, Silvia Paternò Ventimiglia di Spedalotto. 

Imprenditore vitivinicolo, viveva a Castiglion Fibocchi, e aveva ricoperto diversi incarichi anche per conto del Governo italiano, come nel 2003, quando fu nominato presidente del comitato di gestione permanente della Riserva Naturale Statale Isola di Vivara e “testimonial” della Rassegna Internazionale del Cinema Nomade e di Emigrazione “Metix Film Festival”. Era cittadino onorario di Marigliano, Pantelleria e Abetone. 

E’ la disputa dinastica con il cugino Vittorio Emanuele a caratterizzare la cronaca della Real Casa nell’ultimo ventennio. 

Nel 2006 Amedeo rivendica per sé il ruolo di Capo della Real Casa. Per una parte dei monarchici sarebbe il legittimo pretendente al trono d’Italia , per altri sarebbe invece il cugino. Nel 2006, la Consulta dei Senatori del Regno, un’associazione privata creata nel 1955, attribuisce a lui il titolo dinastico.

Nello stesso anno, Vittorio Emanuele e il figlio Emanuele Filiberto di Savoia vogliono registrare lo stemma di “principe ereditario d’Italia” come logo aziendale assieme ad altri simboli del patrimonio araldico di Casa Savoia, e  impedirne l’uso ad Amedeo e Aimone di Savoia, cui viene ingiunto di utilizzare il cognome per esteso, ovvero “Savoia-Aosta”.

Nel 2008, Amedeo viene così citato in giudizio e condannato nel 2010, assieme al figlio, dal tribunale di Arezzo, per l’uso del cognome “di Savoia” e al pagamento del risarcimento dei danni arrecati pari a un totale di 200 000 euro. Ma nel 2018 vince il processo in appello

(AGI)

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